[Dark Reign] Il domani non è così lontano., La Cross non è ancora vinta, Yami x Miku

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view post Posted on 9/8/2014, 11:11

Endymion: Every night i wait for my sweet Selene...

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Il mondo segreto sotto il pavimento...

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I don't know.


Quando si risvegliò aveva ancora la gamba intorpidita e la ferita allo stomaco aperta, adesso aveva smesso di eruttare sangue bollente, ma le sue capacità rigenerative erano state quasi praticamente annullate e pertanto ci sarebbe voluto molto più tempo del previsto. Lo scontro non gli aveva dato respiro e i ricordi non erano ancora stati assemblati correttamente.

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FLASHBACK
<<ragazzi uscite dalla finestra laterale uno per volta, io vi coprirò e farò in modo che non vi seguano. State uniti e aiutatevi a vicenda, dirigetevi a Nord oltre la foresta, lì sarete al sicuro, io vi raggiungerò presto. E mi raccomando, d'ora in avanti sarete soli, state attenti!>>
Aveva detto ai ragazzi prima di abbandonarli, perchè doveva assicurarsi che nessuno si mettesse sulle loro tracce e vi erano due vampiri colpiti dalla Black Box che non avevano alcuna intenzione di lasciarli fuggire e mettere in salvo. Una ragazza aveva azzardato:
Ma tu ci raggiungerai, vero? Yami che ormai era di spalle non si voltò e fortunatamente poi sentì il ragazzo con la mazza da baseball, che era stato il primo a cui aveva salvato la vita e che si era unito a lui, ad esortare la ragazza ad andare.
Cerca di non morire. gli aveva detto e poi anche lui era fuggito nella direzione indicata.
Non appena fu solo Yami non ebbe tempo di pensare che gli avversari si lanciarono per inseguire gli umani. Parato davanti com'era quei due tizi lo stavano attaccando dai due lati e per quanto erano veloci avrebbero sicuramente conficcato gli artigli nella sua carne se non si muoveva a dfendersi. Non gli venne altro in mente che creare una leggera onda d'urto col palmo verso il pavimento ed ascendere in modo tale da evitare l'attacco ed avere un vantaggio per contrattaccare infatti quando fu appena in aria chiuse le mani a pugno e diresse un'onda d'urto, questa volta offensiva verso uno dei due avversari. L'attacco venne sventato con estrema facilità, bastò un movimento del braccio che l'onda d'urto di Yami venne deviata e andò a scagliarsi verso una parete del dormitorio poi intorno al suo braccio cominciò a formarsi qualcosa.
Non è possibile anche lui un dominatore dell'aria? Una lama che fuoriusciva dal polso lunga una ventina di centimetri , un concentrato di aria compressa dall'alto potere tagliente. Un secondo prima che Yami potesse poggiare i piedi a terra una gelida sensazione di impotenza lo invase, spostò lo sguardo e il pantalone aveva cambiato colore, la lama aveva perforato interamente la gamba sinistra. Pertanto perse la sensibilità dell'arto e una volta atterrato si ritrovò col ginocchio a terra incapace di rialzarsi dal dolore e il fiato già corto divenne ancora più stretto.
L'altro vampiro era capace di estendere i propri capelli e adesso erano avvolti al collo di Yami che rischiava di morire soffocato. Strinse i denti e d'istinto cercò con le mani di divincolarsi ma sembrava una presa impossibile da afferrare, inconsistente eppure più pericolosa del ferro filato.
Che cosa gli stava succedendo? Perchè si era fatto sopraffare così facilmente?
Non era quello il vero Yami, era come se una parte di sè, fuori dal suo controllo, stesse opprimendo l'altra, come una sanguisuga stava sfilando abilmente via ogni ragione per resistere, ogni motivo per alzarsi, ogni forza per combattere.
Che ne era stato di Keitaro, sapeva perfettamente che eventi del genere sconvolgono la vita ma dov'era in quel momento?
E Kibuki, perchè lo aveva lasciato così? Sei diventato grande, aveva detto. Dov'erano gli altri, adesso?
Sempre pronto a salvare gli altri e incapace di salvare se stesso. Era questo ciò che era.
Continuava a stringere più forte i denti, i suoi pensieri cominciavano a perdere lucidità, e la fronte cominciava a piangere di sudore, la gamba aveva smesso di pulsare eppure a terra una pozzanghera scarlatta stava invadendo il suo metro quadro di mondo.
Cerca di non morire..
Non poteva morire.
Non devo morire... non devo morire... NON devo morire!
Le unghia divennero affilate come una raffica di vento temporalesco e sfilacciarono quei fulvi fili della morte.
Il vampiro urlò e l'altro smise di salivare di gioia, Yami lo sospinse via con un forte pugno compresso d'aria allo stomaco. Doveva eliminare prima quello già ferito o gli sarebbe stato d'intralcio. Alzò velocemente le mani verso il soffitto e poi le spinse con tutte le forze verso il pavimento, in questo modo aveva reso la pressione atmosferica talmente elevata nell'area circoscritta al suo nemico che questo cominciava piano a piegarsi su se stesso, come se un masso lo stesse progressivamente per schiacciare, era un peso incontrastabile e costante che non poteva essere alleviato e l'imprevedibilità di quest'attacco lo rendeva quasi inerme.
Sentì l'altro vampiro urlare, segno che stava per tornare all'attacco, doveva quindi sbrigarsi a finire l'altro. Manipolò con un movimento rotatorio delle mani un disco d'aria compressa e lo lanciò verso il collo dell'amico capellone. Non fu capace di scansarlo e la BB perse un altro alleato. L'azione era stata efficace, pensò Yami, ma aveva consumato parecchie energie considerando la ferita alla gamba che non aveva intenzione di calmarsi. E poi era solo a metà dell'opera, adesso aveva capito che erano entrambi livello C e in più la BB aveva aumentato le loro capacità fisiche per cui non era un giochetto da ragazzi sbarazzarsi di loro.
Si voltò e l'altro era già in traiettoria per colpirlo alla spalla, ma lo stesso attacco non funziona mai due volte. Bloccò la lama semivisibile del nemico con i palmi, proprio come se fosse una katana -e ringraziò in cuor suo infinitamente Shiehi per averglielo insegnato- e a quel punto convogliò il potere sfuggente dell'aria tutto verso le sue mani riuscendo così con una sterzata netta dei polsi a distruggere l'arma. Tuttavia la gamba sembrava un blocco di ferro irremovibile da quella posizione così per evitare di cadere vittima degli aculei che l'avversario stava per lanciare, ebbe giusto il tempo di creare una bolla d'aria compressa di difesa, capace di sventare il pericolo imminente.
L'altro si allontanò forse per elaborare una strategia di qualche metro e Yami dal canto suo non riuscì a trattenere il forte fiatone che la battaglia gli aveva procurato. Cadde di nuovo sul ginocchio inchiodato a terra e chiuse un istante gli occhi dalla stanchezza.
A quel punto il vampiro abbassò la guardia e cominciò a ridere sguaiatamente.
Ma non capisci? disse a un tratto, con una voce che di umano non aveva ormai più nulla.
Non c'è più speranza per voi. La Black Box è troppo forte. Se anche riesci a sopravvivere adesso, non hai scampo. disse mentre Yami ancora faticava a regolarizzare il fiato.
Tu e tutti i tuoi amichetti della foresta. Credi davvero che si salveranno? O forse li vuoi tenere tutti per te e ucciderli uno ad uno? detto ciò si leccò la lingua viscidamente e sembrò che gli occhi rinvigorirono del sanguigno colore.
Dì un pò, cos'è che ti spinge a farlo? Prima di... questo anche tu vivevi in questa scuola! Non avevi sogni, desideri futuri? Non avevi qualcuno con cui ti piaceva passare del tempo? lungo la frase il tono e l'spressione di Yami fece un decrescendo. Sputò le prime parole con rabbia, che poi mutò in dolore e frustrazione fino a condensarsi in lacrime salate e bollenti più bollenti del Luglio fuori il cortile e più bollenti del sangue al quale si mescolavano disperate.
La Cross non era nata per la guerra e la guerra non era nata con la Cross. Yami non si era unito alla Cross per fare guerra ma la guerra di era impadronita di Yami per la Cross.
L'accademia non poteva cedere, anche un solo muro doveva restare in piedi e resistere e da quello si poteva ricominciare. Anche solo uno di loro doveva vivere e da lui si poteva generare una nuova pace. La Cross non era vinta. Yami adesso agiva nel nome della Cross e nell'ideale che essa portava affissa sulla bandiera. Yami ora era la Cross e aveva la solidità delle sue fondamenta, la velocità del vento che sventolava la bandiera di notte e l'anima degli studenti.
La risata del tizio echeggiava ancora ma quando aprì gli occhi, Yami era sparito, sentì qualche fruscio e vide qualcosa muoversi in diagonale ad una velocità tale da non distinguerne le fattezze, almeno fino a che non fu troppo tardi. Una mano era gelidamente posata all'altezza del suo cuore e aveva propagato qualcosa all'interno del suo corpo, un soffio gentile che aveva interrotto il battito del suo cuore come una sirena che ammalia il marinaio. E'... questa la forza... della Cross?
Esatto... e neppure la Black Box riuscirà a sconfiggerla! ma non ebbe il piacere di ascoltare tali parole perchè di lui non rimaneva ormai più nulla che un ricordo vago e infelice.
Mi dispiace... avrei voluto poterti ricordare prima di tutto ciò, ma non è questo che tu hai scelto...
Poi quasi perse l'udito. I timpani erano in grado solo di trasformare il gran frastuono in un confuso rombo spaventoso mitigato da scricchiolii e voci umane in preda alla morte. Qualcosa lo travolse e divenne tutto nero.
Poco dopo quando riprese coscienza, realizzò che si era trattato di un'esplosione durante la quale un pezzo di una trave di legno gli aveva trafitto lo stomaco.
Dopo la fatica immane per sfilarlo via e trattenere un urlo per il dolore atroce, sentì confusamente qualche parola <<preside... battuto...Dark Reign>> poi si alzò faticosamente sulla sola gamba sana e spostò lo sguardo verso la torre rimasta intatta nonostante lo scontro e vide una bandiera sventolare, ma non era quella che portava nel cuore.
L'assedio era dunque completato, sperò di non essere l'unico sopravvissuto anche se sapeva che ce ne erano sicuramente altri. Sperò che stessero bene e che se la cavassero, ma ancora una volta sottovalutava le pessime condizioni in cui versava lui stesso. In cima vide quattro ragazze che detenevano la scuola in pugno e purtroppo ne riconobbe una.
Sgusciò via faticosamente, cercando di non essere visto e si diresse nel primo luogo sicuro che gli venne in mente, il castello Lusthood.
Non aveva memoria di come ci arrivò, ricordava solo che la luna era ormai alta e come uno specchio fedele, era sporcata da riflessi sanguinanti. Si accasciò appena ebbe un tetto sulla testa e rimase in quello stato vegetativo per due giorni e mezzo.

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Non poteva permettersi altro riposo, benchè le ferite erano mortali e rischiava di perire per la via, doveva assicurarsi che il gruppo di ragazzi stava bene ed era arrivato sano e salvo alla grotta come gli aveva indicato. Di quel posto erano a conoscenza solo due persone. Yami ed Erik per cui non aveva dubbi che lì nessuno li avrebbe attaccati.
Era questo il motivo per cui li aveva mandati lì, ma sapeva bene che nella foresta potevano incontrare delle difficoltà e la paura e lo shock potevano giocare una parte negativa. Ma a costo di arrivare lì e cadere senza vita a terra doveva sapere se ce l'avevano fatta oppure no. Se aveva fallito nella missione poteva anche diventare polvere senza aver salutato i suoi cari amici, ma se invece erano vivi, sarebbe sopravvissuto in un modo o in un altro.
Si trascinò nel folto degli alberi, cullato dal leggero agitare del vento che lo sospingeva verso la sua meta, così zoppicante e con la mano che premeva alla ferita allo stomaco che minacciava di riaprirsi a causa dello sforzo.
Gli alberi lo imploravano di fermarsi sotto i loro rami e guarire prima di proseguire, la terra ruggiva di tornare indietro e controllare cos'era successo alla Cross, cos'era successo a Kibuki e gli altri, ma i suoi passi erano spediti verso un'unica meta. La luna era comparsa di nuovo, ed era però la stessa dell'ultima volta, colma di crateri rossi, sembrava come una malattia che la stesse infettando, contaminandone la purezza, probabilmente tutte quelle notti era stata sempre la stessa luna spaventosa.
Così alla fine del terzo giorno prima dello scoccare della nuova data Yami scorse il rifugio che conosceva come le sue tasche, all'inizio sembrava desolato come quando vi andava a meditare ma poi la luce di un timido fuoco sprizzò nei suoi occhi, la vista di un'ombra scheggiò nelle iridi.
Ehi... ma tu? gli bastò riconoscere il timbro del giovane con la mazza da baseball per cadere al suolo col viso nella terra che profumava finalmente di speranza. Velocemente i sensi lo abbandonarono, prima l'udito che non distingueva più con minuzia ciò che accadeva intorno, poi olfatto e gusto sparirono del tutto e infine la vista cedette lentamente al canto della notte. Era un canto dolce e non più una nenia impazzita.
 
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Peaches
view post Posted on 23/10/2014, 00:41




Lo so che è difficile, ma non credi sia ingiusto fare così? Dopotutto fuori inizia ad essere umido, la prossima volta potresti essere tu al suo posto e...
I singhiozzi aumentarono.
-... e non possiamo certo tornare alla Cross, hai forse dimenticato quello che è successo lì?

Scenate come quella appena avuta da Ayumi non erano certo mancate negli ultimi due giorni, da quando cioè il gruppo formato da Miku e dagli altri studenti della Day Class era stato costretto ad abbandonare la scuola per rifugiarsi all'interno della foresta.
- Non capisco perché vi ostiniate tutti a non voler andare in città! -
- Ne abbiamo parlato mille volte Ayumi...Perché non possiamo essere sicuri che lì non sia avvenuto qualcosa di simile. Siamo trentuno, trentuno ragazzi mal equipaggiati per giunta. Se in città dovesse essersi diffusa la stessa... "cosa", ci ritroveremmo da soli contro chissà quanti avversari! Per questo abbiamo deciso all'unanimità...- calcò di proposito quest'ultimo termine - ...di andare in città solo quando non potremo farne più a meno, e solo per rifornimenti, tre persone per volta. -
- Unanimità, eh? - borbottò la ragazza, a mezza voce: non le andava giù il ruolo che piano piano aveva iniziato ad avere Miku in quel gruppo. Ruolo che, tra le altre cose, quest'ultima non aveva minimamente richiesto.
Stavolta a far nascere la lite era stato il semplice appropriarsi di una delle poche coperte disponibili da parte del ragazzo che per quella notte era di vedetta, ma accadeva spesso che dai motivi più futili si scatenassero diverbi interminabili. Colpa dei nervi tesi, certo, e Miku non mancava mai di mostrarsi comprensiva e accomodante, tuttavia dovette fare appello a tutta la sua proverbiale pazienza per non sbottare.
Le stava a cuore soprattutto Adam: era un bambino, eppure quel suo essere così taciturno e riflessivo la preoccupava. Stava dimostrando una maturità di gran lunga superiore a quella di tanti altri, una maturità perfino sospetta. A volte si ritrovava a chiedersi che cosa desse tanta forza a quel bambino, e dentro di sé cercava di convincersi che fosse semplicemente la mancanza di senso del pericolo tipica di una così giovane età. Con rammarico, puntualmente doveva ammettere di non riuscire a crederci fino in fondo.
Passava molto tempo ad osservarlo, sia quando non aveva altre mansioni da svolgere sia mentre dava una mano qua e là: Adam obbediva senza fiatare, e senza che ci fosse bisogno di dire nulla si dileguava quando qualcuno iniziava a dare i numeri, insomma: sapeva perfettamente cosa fare e come adattarsi, perfino in una situazione estrema come quella in cui si ritrovavano.
E la situazione era estrema, su questo non c'era alcun dubbio.
Pensare che solo tre giorni prima se ne stava tranquilla a riposare in camera sua, fantasticando sulle tante cose che avrebbe voluto imparare in futuro, pensando a Lamia, a ciò che aveva da insegnarle e a quanto lei stessa si sarebbe impegnata affinché le cose funzionassero tra di loro. Solo tre giorni prima le era sembrato che nulla potesse scalfire il loro rapporto, suggellato in una notte fresca ed umida proprio come quella che, adesso, stava trascorrendo infreddolita davanti ad un misero falò di rami secchi.
Più pensava a quello che era successo, più non riusciva a capacitarsene. D'improvviso sembrava che tutti, compresa lei, fossero impazziti nello stesso momento, come se qualcuno avesse pigiato un interruttore o scoperchiato il vaso di Pandora... e Lamia l'aveva capito. Lei aveva capito qualcosa, per questo si era precipitata in camera sua ad avvertirla... ma cosa, esattamente, aveva capito?
Si strinse le ginocchia al petto, cercando di disperdere meno calore possibile. Anche se quella sera non era il suo turno di guardia non riusciva proprio a prendere sonno, e a quanto pareva anche il ragazzo che inizialmente l'aveva minacciata era ugualmente nervoso.
- A cosa stai pensando? - le chiese a bassa voce, badando bene di non farsi sentire dagli altri che riposavano all'interno della grotta.
Che la notte è troppo pericolosa, da queste parti. Per quanto ci sforziamo, non avremmo nessuna possibilità se dei vampiri dovessero trovarci.
- Le poche provviste che avevamo si stanno esaurendo, e gli animi cominciano ad agitarsi. Poco fa Ayumi ha di nuovo fatto una scenata, stavolta riguardo alla tua coperta. L'hai vista anche tu. Ho cercato di calmarla, ma la verità è che non ha tutti i torti...
- Già. Ma cosa possiamo fare? Non sappiamo neanche se l'Accademia esiste ancora...
Miku annuì, alitando sulle sue mani per scaldarsele. Una nuvoletta di condensa si materializzò in mezzo ai due piccoli palmi ravvicinati. Ah, quanto avrebbe voluto avere con sé la sciarpa di sua madre! Ma anche quella era probabilmente andata, come tutto il resto.
C'erano piccoli indizi, che aveva imparato in quei due giorni a riconoscere dando loro la giusta importanza. Adesso, per esempio, nonostante fosse evidentemente infreddolita l'altro non aveva neanche accennato a condividere con lei la sua coperta.
Mi chiedi continuamente cosa fare e come farlo, ma non muoveresti un dito per aiutarmi se ce ne fosse bisogno. Non ti piaccio, questo è chiaro, ma hai bisogno di me per continuare ad essere il leader, giusto?
Gli sorrise affabile, era meglio tenerselo buono un tipo del genere. Dopotutto era uno dei pochi ad avere la forza fisica necessaria per combattere se ce ne fosse stato bisogno.
- Sì, hai ragione. Solo che... ma no, niente. Un'idea stupida.
Il ragazzo la guardò con aria di sufficienza, poi, come per farle un favore, si decise a chiedere:
- Sarebbe?
Aveva abboccato. Ormai aveva capito di che pasta era fatto: era una di quelle persone a cui piace credere di saperne di più degli altri, e lei non aveva nessun problema a lasciare che continuasse a pensarla in quel modo.
Sì, lo stava manovrando. Ma non poteva certo rischiare che prendesse davvero le redini della faccenda, aveva già avuto prova di quanto il suo autocontrollo fosse scarso quando, incontrandolo per la prima volta, stava quasi per scagliarsi contro lei ed Adam senza neanche cercare di capire le loro intenzioni.
- Mmh... - scosse la testa, come se non fosse pienamente convinta di ciò che stava per dire. Complice il suo aspetto, le veniva particolarmente bene la parte della ragazza timida e insicura. - Mi stavo solo chiedendo... ti ricordi quando a scuola girava voce di un castello abbandonato, nascosto nella foresta? Dicevano che si trovava più o meno in questa direzione. Magari è stupido, ma in notti come questa è consolante pensare che da qualche parte esiste un posto dotato di letti comodi e alte mura di pietra... - sorrise, immaginandoselo. Sapeva che quel castello era disabitato da tempo, e che non era messo poi così male. Di sicuro in un posto del genere avrebbero avuto qualche possibilità in più di difendersi, oltre che di nascondersi.
- Tzk! è solo una leggenda! Mi meraviglia che tu ci creda. ribatté l'altro con una risata che svegliò Adam. Il piccolo si avvicinò piano piano all'uscita della grotta, e rimase in ascolto.
- Pare che qualcuno ci sia stato... - lasciò cadere questa frase mormorandola fra sé e sé, certa che sarebbe stata comunque udita.
- Ad ogni modo, se anche dovesse esistere non è detto che sia davvero disabitato come dicono. Dopo quello che abbiamo visto...
Beh, è meglio che vada a dormire. Si è fatto tardi e domattina è il mio turno di andare a cercare la legna.
- si alzò in piedi, ancora un po' intirizzita, e si diresse verso la caverna. Notò Adam e gli fece un occhiolino. il bimbo sorrise e tornò al suo giaciglio.
- A proposito... - disse infine voltandosi nuovamente verso il falò - La legna comincia ad essere umida al mattino presto. Ne parlavo oggi con Ren, forse sarebbe meglio lasciarla all'aperto solo nelle ore più calde e poi portarla dentro al calare della sera. So che è più scomodo portarla avanti e indietro, ma quando è umida non brucia bene, e poi fa fumo... il fumo ci rende facilmente individuabili.
Senza voltarsi il ragazzo annuì, un po' scocciato.
Dopotutto però era stato lui, e non Miku, a proporre di non farsi trovare e di essere piuttosto loro ad andare in cerca di eventuali superstiti in buone condizioni, organizzando delle spedizioni in incognito. Come sua era stata l'idea che qualunque attività dovesse essere svolta in gruppi da tre individui cosicché se uno avesse perso la ragione, anche prendendosela con un altro ci sarebbe sempre stata una terza persona a poter tornare indietro per fare rapporto. Sua era stata anche la trovata di costruire delle scale con rami e liane in modo da accedere facilmente ad alcuni alberi, posti tutt'intorno al loro rifugio nei quattro punti cardinali, così da poter mettere delle vedette lassù oltre che davanti all'ingresso della grotta.
Miku aveva solo dato una mano nella realizzazione pratica, essendo l'unica ad avere costruito una casetta sull'albero quando era piccola. Benedetto Taro, che gliel'aveva insegnato. Chissà dov'era adesso? L'unica cosa che la confortava era che da parecchi giorni non lo vedeva a scuola, quindi probabilmente non c'era quando era scoppiato tutto quel pandemonio.
Nonostante ciò non si sentiva tranquilla. Il suo amico era molto, troppo cambiato da quando l'aveva ritrovato, e lei stessa non se la sentiva più di azzardare ipotesi sul suo conto. Se solo fosse riuscita a trovare il modo di ricevere qualche informazione...ma purtroppo al momento erano bloccati, e non c'era altro da fare che pregare che stesse bene.
Stava abbassandosi per entrare nel basso pertugio che immetteva nella grotta, quando l'altro parlò di nuovo.
- Ehi, Miku. Riguardo a ciò che abbiamo visto... che cosa credi che sia stato?
Vampiri.
- Non ne ho idea. - si chinò ed entrò - Buonanotte. -

Ci mise una buona mezz'ora a prender sonno. Adam, come faceva sempre, si era accoccolato tra le sue braccia e adesso dormiva tranquillo. Sentiva la vicinanza del suo corpo piccolo e caldo, e come ogni sera si rendeva conto dell'effettiva fragilità di quell'esserino col cuore di un leone. Gli posò un bacio leggero sulla fronte, promettendo a se stessa di trovare la forza necessaria a proteggerlo nei giorni a venire.
Poi passò al suo consueto elenco mentale.
Da due giorni, prima di addormentarsi, ripeteva mentalmente i nomi dei trentuno ragazzi che facevano parte del gruppo, attribuendo a ciascuno di loro possibili mansioni in base alle caratteristiche caratteriali e fisiche che mostravano di avere di giorno in giorno.
Ren, per esempio, era un membro prezioso: teneva alto il morale con i suoi scherzi, era veloce nella corsa e pronto d'intelletto. Aveva spirito d'iniziativa, e questo a lei piaceva molto. Inoltre, non si tirava mai indietro quando c'era bisogno di dare una mano. Miku lo teneva in gran considerazione, sperava non la deludesse.
C'era anche un'altra persona, lì dentro, che era certa si sarebbe rivelata utile: Lena, una delle matricole, nonostante il suo aspetto minuto era una pescatrice formidabile e un'ottima esploratrice. Di tanto in tanto le affidava Adam, e anche lui sembrava trovarla simpatica.
Per quanto potesse sembrare strano, Miku ricercava continuamente l'opinione del piccolo: era come se quel ragazzino fosse in grado fin da subito di entrare in empatia con le persone, e del suo giudizio si fidava moltissimo. Proprio per questo aveva deciso di sospendere le valutazioni su Kyoshi, il capo nominale, quello che poco prima le aveva rifiutato un po' di calore. Fosse stato per lei l'avrebbe inserito tra quelli da tener d'occhio insieme ad Ayumi e altri sei che stavano iniziando a mostrare segni di insofferenza eccessivi... ma inspiegabilmente ad Adam sembrava piacere nonostante tutto, e così gli aveva riservato il beneficio del dubbio.
Intanto, il sonno stava cominciando a sopraggiungere, e con esso sapeva già che sarebbero arrivati gli incubi. Si chiedeva spesso se anche gli altri ne avessero, se faceva parte anche questo di quello strano influsso che li aveva contaminati tutti, chi più chi meno.
Chiudendo gli occhi avrebbe rivisto di nuovo Lamia, ma non la sua Lamia, la sua goccia gemella, bensì la ragazza impaurita e con gli occhi carichi di rabbia che aveva lasciato in Accademia... cercò di tenere le palpebre sollevate ancora un po', aveva così tante cose ancora da pensare, organizzare...
C'era da sistemare la questione delle armi. Una mazza da baseball, un paio di padelle - ebbene sì, padelle! - e alcuni pali che avevano appuntito a mo' di lancia. Le uniche armi anti-vampiro che possedevano erano i suoi due sai, e no, non era abbastanza.
Per come erano messi adesso, potevano difendersi solo dall'attacco di umani impazziti, ma nel caso in cui i loro nemici fossero stati... no, non doveva pensarci adesso. Doveva riposare. C'era fin troppo da fare l'indomani, non poteva concedersi il lusso di essere stanca.
Le scorte mediche... anche quelle mancavano.
La breve sosta alle cascate era servita, sì, a lavare le ferite con acqua pulita, ma soprattutto aveva avuto lo scopo anche simbolico di pulire corpo e mente dallo sporco e dal sangue di cui erano ricoperti. In effetti gli animi s'erano un po' placati dopo di allora, ma dal punto di vista medico non bastava ad evitare infezioni, nonostante lei stessa conoscesse qualche erba medicinale che poteva fare al caso loro: era di antibiotici, disinfettanti e perché no, calmanti, che avevano bisogno.
Basta, doveva dormire. Doveva forzarsi a dormire.
Si rigirò ancora un po' su quella superficie dura che offriva il pavimento di pietra ricoperto di foglie secche, e provò a scivolare nel sonno...


- Ehi, ma tu...
Il suo sonno, diventato ormai leggerissimo, fu interrotto dalla voce di Kyoshi e da un tonfo sordo che fece vibrare il terreno.
A fatica riaprì gli occhi, completamente frastornata. Aveva ancora la vista un po' annebbiata e Adam tra le braccia, ma captò delle altre parole. Dal tono agitato, dovevano essere altri guai in arrivo.

- Merda... merda... e adesso? Merda!
Sentì imprecare a bassa voce, ciò bastò a farla rimettere in piedi per andare a vedere cosa era successo.
Appena uscita dal buio della grotta vide un Kyoshi ingobbito, tutto imbacuccato nella sua coperta, che camminava avanti e indietro in evidente stato di panico. In terra, una specie di fagotto scuro che prima era certa di non aver visto.
Si precipitò fuori, rabbrividendo per l'improvviso cambio di temperatura, e capì finalmente che quello che sembrava un mucchietto di stracci, in realtà era una persona, ferita e col volto riverso nel terreno umido.
Quasi le venne volta di tirare un ceffone a quell'idiota. Possibile che non sapesse far altro che starsene a guardare?!
- Si può sapere che stai facendo? Dammi piuttosto una mano a girarlo, non lo vedi che sanguina?!
Al diavolo la diplomazia, per una volta avrebbe fatto senza. Si accovacciò accanto a quel corpo che pareva tutto fuorché vivo, e cercò di metterlo supino per potergli sentire il cuore, ma era un peso morto, e dovette fare il doppio della fatica.
- Io quel... io quello non lo tocco!!!
Miku non ci vide più dalla rabbia. Qualunque fosse la situazione, non si poteva lasciar morire nessuno in quel modo. Se fosse stato pericoloso, l'avrebbero scoperto solo dopo.
- E allora va' via! - gli urlò sottovoce, con un'espressione di profondo disprezzo in volto. - Faccio da sola! -
Quando ci si metteva, era veramente cocciuta.
Una volta rigirato il corpo, senza neanche guardarlo in faccia avvicinò l'orecchio alla cassa toracica: nessun suono. Solo sangue rappreso sui vestiti squarciati, e una ferita orrenda al livello dello stomaco. L'odore di sangue dava il voltastomaco, ma Miku sembrava non esserne minimamente turbata: l'adrenalina aveva preso a entrarle in circolo, e tutta la sua concentrazione era rivolta alla ricerca di un benché minimo cenno di vita.
Nel frattempo, Ren si era svegliato ed era andato a curiosare a sua volta... Non appena ebbe capito la gravità della cosa si era affrettato a tornare indietro, per rassicurare quanti si stavano svegliando dicendo loro che semplicemente Kyoshi s'era scottato mentre badava al fuoco.
- Mio Dio... - gli sfuggì quando fu più appresso a Miku. - Senti... non credo che con una ferita del genere possa essere ancora vivo...
Cercò di farla rialzare, ma niente, lei non voleva saperne, e abbandonando l'idea di sentirgli il cuore si avventò sulla camicia strappata, allargando ulteriormente lo squarcio per avere un accesso migliore alla ferita.
Alla luce fioca del falò il bianco della pelle del ragazzo era quasi lunare, in contrasto col rosso purpureo del sangue raggrumito.
- Acqua. - sussurrò - Ren, portami dell'acqua -
- Miku... è inutile, non vedi che é...
- ACQUA!
Arreso, Ren fece come richiesto. L'altro però lo raggiunse durante il breve tragitto.
- Non è morto. - asserì, cereo in viso, il ragazzo che dopo esser stato scacciato era rimasto muto in posizione arretrata.- Non l'hai riconosciuto? E' quello che... faceva quelle cose, con l'aria...
Solo allora Ren sembrò ricollegare gli eventi. Sì, adesso lo riconosceva.
- Ora che mi ci fai pensare sì. E' quello che ci ha salvato la vita, Kyocchi. - sorrise, come se fosse del tutto normale trovarsi un vampiro tramortito davanti all'uscio di casa.
Nel frattempo Miku aveva riconosciuto il ragazzo come uno degli amici di Keitaro.
Forse avrebbe saputo dirle qualcosa di lui...
Non sapeva che facesse parte della Night Class, dopotutto li aveva sempre visti in giro di giorno, e in ogni caso non avrebbe mai potuto lasciare così un amico del suo fratellone, senza nemmeno provare ad aiutarlo.
Strappò alcune strisce di cotone dal suo pigiama - era scappata dalla Cross in pigiama e giubbino - per farne delle bende, magari avrebbe potuto frenare l'emorragia almeno alla gamba...
E fu in quell'istante preciso, che il suo cuore sussultò.
Un deja-vu, come se avesse già compiuto quel gesto in un'altra occasione... non era assolutamente possibile, eppure...
- Ecco l'acqua - Sorrise Ren, porgendole un secchio di latta pieno quasi fino all'orlo. -Fortuna che qualche distratto l'aveva lasciato vicino alla sorgente. Dimmi cosa posso fare, doc! -
Era ancora un po' scossa dalla sensazione appena avuta, ma fu davvero grata a Ren per esserci anche in quel momento.
Strinse un laccio da scarpe a monte della ferita sulla gamba, poi diede al compagno l'incarico di lavarla per bene mentre lei si dedicava a lavare e tamponare con forza l'altra ferita, quella più pericolosa, che il ragazzo aveva sul torace.
Riempito di stoffa il buco all'altezza dello stomaco, bagnò una benda, e gli pulì il volto infangato con grande delicatezza.
Di nuovo... quella sensazione...
Dovette interrompersi. Una fitta tremenda le aveva appena trapassato la testa.

Post lunghissimo, mi spiace, ma le intro sono sempre un po' più lunghe :)


Edited by Peaches - 23/10/2014, 02:00
 
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