Ti presento i miei, viaggio premio x2 vinto da Peaches alla tombola natalizia. - Keitaro&Yami -

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Keitaro
view post Posted on 2/9/2013, 17:47




Era più che eccitato, era tutto un vibrare di impazienza, dalla punta dei capelli alle unghie dei piedi.
Non faceva che girarsi e rigirarsi sul seggiolino rattoppato di un vecchio autobus cigolante, le mani e la faccia appiccicate al finestrino lercio, per essere il primo a vedere il mare sbucare da dietro le alture.
Non aveva la più pallida idea di dove lo stesse portando Yami, ma doveva essere di certo un posto molto isolato visto che erano gli unici due viaggiatori a bordo di quello scalcagnato mezzo di trasporto che, a dirla tutta, produceva un tale sferragliamento che sembrava stesse in piedi per miracolo.
Meglio non pensare poi all'autista: un signore smunto e rugoso, con qualche dente mancante, la cui carnagione giallastra bastava da sola a conferirgli un aspetto quantomai malaticcio e precario.
Ma che importava in fondo? Avrebbe visto il mare. Il mare!!! Anzi no, l'Oceano! Che non era un mare qualunque, nossignore. Era molto più grande e arrabbiato e arruffato e... e...pieno zeppo di seppie grosse quanto conigli!
YAMI! Laggiù, lo vedi anche tu?! Quell'angolino azzurro là in fondo... porcamiseria, è già passato!
Il subitaneo impeto lasciò il posto a una faccina delusa nel constatare che c'era ancora molta strada da fare, e che quell'angolo blu che aveva appena intravisto era ben lungi dall'essere raggiunto. Ad essere proprio precisi la faccina non era solo delusa. Era anche paurosamente pallida.
Yami...Credo.. credo...di dover vomitare...
Una volta arrivati avrebbe dovuto incontrare la famiglia adottiva di uno dei suoi amici più cari, e un imprevisto di quel genere non ci voleva proprio. Ci teneva a fare bella figura, tanto più che loro erano gente aristocratica, si era anche preparato un discorsetto di presentazione, non era proprio il caso di puzzare di vomito in un'occasione simile.
In effetti, a parte l'eccitazione in cui l'aveva gettato il sapere che il castello Banshere era sul mare, bisognava ammettere che era piuttosto agitato. Temeva di fare la figura del campagnolo quale era, e di mettere in imbarazzo l'amico... e non aveva neanche un vestito decente da indossare!
Chissà come l'avrebbero squadrato dall'alto in basso... Tuon, e Lord Rand poi!
Per la prima volta in vita sua gli venne da vergognarsi di qualunque cosa, perfino del colore dei suoi capelli, arrivando a desiderare una bella chioma dorata al posto di quelle setolacce arancioni che si ritrovava.
Tutto questo nervosismo e quest'ansia gli stavano facendo decisamente girare la testa...
Trattenne eroicamente un conato, ma lo sforzo lo sfinì a tal punto che un minuto dopo la sua testa giaceva inerte sulla spalla del ragazzo seduto al suo fianco. Era svenuto. C'era da aspettarselo dopo non aver dormito per due giorni di fila.
Due giorni, proprio così. Come un bambino la notte di Natale.
Si aspettava davvero molto da questo viaggio, e non vedeva più l'ora di scartare il suo regalo.
Si riprese dopo poco, ma rimase in quella posizione che aveva il duplice vantaggio di alleviargli il mal d'auto e di farlo sentire più tranquillo. Pensò e ripensò, e alla fine, ancora un po' stordito, mugugnò:
Ehi Yami... ma tu sei proprio sicuro che sia una buona idea farmi conoscere quelle persone? Non sono propriamente un lord, lo sai vero?


Finalmente ce l'abbiamo fatta ;) Lascio a te l'onore di iniziare la descrizione del luogo, visto che è un po' casa di Yami!


Edited by Keitaro - 3/9/2013, 10:46
 
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view post Posted on 29/9/2013, 22:16

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Mi scuso terribilmente per il ritardo, a darmi lo sprono finale è stata la notizia che mio fratello sarebbe partito domattina e non oggi pome. Mi sono detto "Stasera devo rispondere al viaggio" ed eccomi qua ^^ Scusa ancora Peach!


Erano partiti di mattina presto, il viaggio che avrebbero dovuto affrontare sarebbe stato lungo e in questo modo sarebbero arrivati nel pomeriggio, ad un orario decente e comodo per la gente del castello. Nel pomeriggio chi era rimasto nel castello si svegliava e chi invece era stato fuori per delle commissioni rientrava, in questo modo il loro arrivo, sarebbe stato meno imbarazzante, confuso tra tutti gli altri vampiri che bussavano alla porta.
E poi in questo modo avrebbero visto l'alba sull'oceano... ok probabilmente era questo il vero motivo per cui aveva costretto l'amico a partire in un orario così scomodo e insolito, ma era un desiderio di Yami, e credette che era il momento giusto per realizzarlo.
Adorava l'alba, perchè riaccendeva in lui ogni volta la speranza di una ripresa, di un nuovo inizio e una nuova partita, gli dava la certezza che anche la notte più scura e cupa prima o poi verrà squarciata dai raggi solari.
Beh Keitaro per lui era un pò come un'alba, riscaldava allo stesso modo della sfera nascente il cuore di Yami, stando al suo fianco si sentiva irradiato di una strana carica positiva che non permetteva a nessun pensiero negativo di impossessarsi della sua mente, che ogni ostacolo era meno grande di quanto sembrasse, ogni imprevisto meno pericoloso.
Così, saliti sulla prima corsa del giorno, si erano accomodati sui sedili sgualciti, avevano un interno autobus a disposizione eppure si erano diretti entrambi verso una coppia di posti in mezzo al pullman, nè troppo avanti, forse per mantenere le distanze dall'angosciante autista nè troppo dietro dove la visuale è inversamente proporzionale alla sensazione di potere che gli ultimi posti regalano.
Quando notò l'amico appiccicarsi come un bimbo curioso al vetro, incurante del doppio strato di lerciume che lo ricopriva, facendogli perdere la sua naturale trasparenza, si convinse di non aver fatto poi male a farlo alzare così presto.
Se ora che era ancora abbastanza buio si entusiasmava così tanto, quando il sole avrebbe cominciato a levarsi e loro ad avvicinarsi verso la baia, avrebbe fatto i salti di gioia!
Quindi i leggeri sensi di colpa che lo avevano precedentemente aggredito per quanto riguarda la realizzazione di quel suo desiderio lo abbandonarono e pensò che magari Keitaro gliene sarebbe stato in qualche modo anche grato.
Tra poco raggiungeremo la baia dalla quale ci imbarcheremo su un battello che ci condurrà infine alla dimora di Rand. Da lì il paesaggio è ancora più bello. disse con voce rassicurante il giovane, come un padre che promette al figlio di portarlo al parco giochi e giocare con lui. Un leggero sorriso coronò quel che sembrava una frase da esperto nel campo, semplicemente quello spettacolo l'aveva colpito sin dalla prima volta che era passato per quelle terre.

Che avesse bisogno di riposare di più...?
Non ebbe il tempo di pensare altro o di rassicurare il compagno di viaggio sul suo bisogno impellente che questo si accasciò sulla sua spalla e vi stette per un pò, privo di sensi.
Sul volto però aveva un'espressione più serena adesso, sembrava quasi come se quello di cui aveva bisogno era proprio poggiarsi sulla sua spalla ma era troppo orgoglioso per chiederlo e il suo corpo, inconsciamente, non aveva trovato altro modo per dimostrarlo.
Quando rinvenne infatti, non disprezzò la posizione assunta, e forse proprio la beatitudine che ne ricavava gli diede il coraggio di vomitare quel che tratteneva dentro.
Ehi Yami... ma tu sei proprio sicuro che sia una buona idea farmi conoscere quelle persone? Non sono propriamente un lord, lo sai vero?
Yami stesse qualche secondo in silenzio, fu quasi angosciante quel silenzio, poi proruppe in una fragorosa risata.
Aspetta, è Keitaro che si preoccupa di fare bella figura? In effetti era un risvolto inaspettato, insomma non avrebbe mai pensato che in Keitaro sorgessero simili interrogativi, se anche non fosse stato all' "altezza" di conoscere persone di una simile classe, di norma un tipo come lui non se ne sarebbe importato o si sarebbe comunque posto il problema. Per di più poi era divertente se a procurargli quel malessere e quell'improvviso bisogno di contatto fisico era stato un dubbio del genere!
D'accordo, scusami! tentò di far morire le risate e ricomporsi mentre cercò di ottenere il suo perdono per quella reazione improvvisa.
Mi convinco man mano che avanziamo sempre più che sia un'ottima idea, invece, Kei. tornò a parlare seriamente, ripristinando il suo abituale tono cordiale e mieloso.
Gli grattò col pungo la testa con fare amichevole e gli disse cercando di ricaricarlo
Andiamo su! Non dirmi che sarà un Lord a farti abbattere! Guarda che se è così ti lascio alla prossima fermata, ahahahah
Ovviamente ironizzò sulla questione, tentando di far sparire ogni paura o timore dall'animo dell'amico, era normale sentirsi in soggezione, ma Rand non era certo il tipo da badare a simili piccolezze, e poi Tuon si sarebbe sicuramente innamorata di un tipetto come Keitaro, o al massimo l'avrebbe trattato male come faceva con lui.
In fondo se era così stranamente in ansia, significava che ci teneva a non mettersi e mettere Yami in imbarazzo; facendo qualche deduzione logica era facile intuire che quindi ci tenesse a quel viaggio e all'amico moro.
Ciò non potè che riempire di gioia il neo vampiro.

Giunsero all'ultima fermata, la strada si era fatta sempre più sterrata e si era praticamente trasformata in uno stretto sentiero circondato da numerose specie di alberi marittimi. Un forte odore di salsedine riuscì a penetrare e inzuppare il tessuto vecchio e sfilato dei sedili e l'ultimo pezzo di tragitto metteva a dura prova persino uno stomaco imperturbabile...
Scaricati i pochi bagagli e fatto un lieve cenno all'autista talmente rude da fare una strana manovra e alzare un confuso polverone intorno, Yami conoscendo la strada cominciò a fare qualche passo e dopo una centinaia di metri tutt'intorno cambiò.
Usciti da quella specie di boschetto sfruttato come area picnic e di campeggio, si poteva ammirare una delicata insenatura naturale, la costa era completamente ricoperta di sassi, che mano a mano che si avvicinavano all'acqua si facevano più piccoli e smussati, partendo da massi di sette piedi e finire in schegge di pietra appena percettibili. Ai due lati, intorno formavano due mezzelune delle canne di bambù spioventi dall'acqua irte e fitte. Di fronte un lieve ponticello di legno al quale era attraccato un unico battello, di piccole dimensioni, che sembrava completamente vuoto.
In lontananza all'orizzonte cominciò a fare la sua entrata il leone del cielo. I primi raggi colpirono la riva, illuminando i sassolini sul fondo che presero a luccicare ad intermittenza, quasi a creare una sinfonia di bagliori, una semicorona pallida e piatta era specchiata sulla superficie dell'oceano mentre quella crescente procedeva la sua ascesa in cielo.
Kei, era questo lo spettacolo di cui ti parlavo... ci tenevo ad osservarlo insieme a te. disse con gli occhi totalmente immersi in quel paesaggio in veloce cambiamento, sorpresi dalla fugacità e irripetibilità di quegli attimi.

Un giovane marinaio fece segno di sbrigarsi, perchè era giunta l'ora della partenza, pertanto Yami disse: Kei, andiamo adesso, cullati dalle onde marine, è altrettanto sorprendente osservare l'alba, sembrerà quasi che partiremo verso il Sole e cercheremo di toccarlo...
I raggi già più decisi e cocenti diedero luminosità anche alla spuma che si originava dallo scrosciare ammaliante delle onde, gli stessi raggi che presto incontreranno anche la pelle dei due avventurieri, ed era quasi fiabesco e incredibile, sentirsi baciati dalla stessa dama che aveva baciato prima delle simili bellezze.

Mi son fermato qui, per non accelerare troppo i tempi, se per caso poi tu vuoi andare già avanti, non preoccuparti fai pure, tanto alla fine le uniche descrizioni esistenti sono quelle nella quest "Un sorso di futuro", quindi il resto tocca a noi immaginarlo. :)Non sono arrivato già alla dimora perchè mi sembrava frettoloso nel primo post. Ok chiudo qui, a presto! :D
 
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Keitaro
view post Posted on 26/10/2013, 12:12




D'accordo, si aspettava da Yami una rassicurazione, o per meglio dire un pochino ci sperava, ma rimase sorpreso lo stesso. Sul serio dava l'impressione di uno che non si preoccupa dell'impressione che può suscitare negli altri?
Che poi in una certa misura era anche vero, ma non del tutto... non quando si trattava di un'occasione importante come quella che stava per affrontare. Keitaro non voleva solo fare bella figura per una questione di amor proprio. Lui voleva che questo lord Banshere pensasse "il mio Yami è in buone mani", o qualcosa del genere. Voleva davvero essere ben accolto dalla famiglia acquisita dell'amico, come se questo potesse significare anche per lui un entrare a farne parte e ciò anche perchè, a dirla tutta, ogni giorno che passava si sentiva sempre più solo.
Ehi! Ma lo sai che sei proprio un bel tipo? Il tuo amico fa un discorso serio e tu ridi?! - rimbeccò scherzosamente, rimettendosi seduto per stiracchiarsi un po'. Dopodichè lo guardò e sorrise.
E oseresti lasciarmi da solo in mezzo al...al... - si girò verso il finestrino, con la mano fece un cerchio nella condensa che stava iniziando, data l'ora, a formarsi, e guardò fuori per un attimo - ...al NULLA?! Provaci e verrò a cercarti...e quando meno te l'aspetti...- con un ghigno si fece più vicino al volto di Yami, sollevando le mani per sembrare più inquietante, con il l'indice e il medio a simulare un paio di fobici in pericolosa avanzata verso il ciuffo corvino. Certo, sarebbe stato meglio se i canini più sviluppati del normale non fossero stati in bella vista. - ZAC! Vuoi dire davvero addio alla tua chioma fluente? Hahahaha!
Si sentiva solo. Miku passava sempre più tempo con la sua nuova amica, e magari era anche vero che l'affetto che nutrivano l'uno per l'altra e viceversa era rimasto immutato, ma più i giorni passavano più la sentiva distante.
Avvertiva chiaramente che gli stava nascondendo qualcosa, quando ci pensava gli faceva un male cane. Ma poi si fermava a pensare che anche lui stava facendo lo stesso, tenendola all'oscuro del suo cambiamento, e questo era forse ancora più doloroso.
Si chiedeva spesso se e quando avrebbe potuto parlarle di nuovo come un tempo, senza sentirsi in colpa e senza che vi fossero segreti tra loro.
Quand'era stato che avevano iniziato ad averne? Tre anni, dopotutto, avevano fatto il loro mestiere dannazione.
Strinse le spalle e si lasciò andare nuovamente ad un sorriso, solo lievemente velato di malinconia.
Basta.
Se non avesse ricacciato quei pensieri da dove erano venuti avrebbe finito col rovinare quanto di bello li stava aspettando.
Approfittò quindi dell'arrivo al capolinea per dissimulare quel momentaneo turbamento celandolo dietro la necessità di recuperare gli zaini sistemati sullo scomparto sopra le loro teste, dopodichè seguì l'altro lungo un tratto di sentiero.
Un odore sempre più pregnante di salsedine testimoniava che si stavano avvicinando alla costa, e le prime luci del mattino li accompagnarono fino alla spiaggia da cui avrebbero dovuto imbarcarsi.
Di lontano un uomo li riconobbe e iniziò a farsi loro incontro, ma i due ragazzi ebbero il tempo per godersi quel momento che di sicuro sarebbe rimasto loro impresso per molto tempo.
Era buono l'odore del sale, pensò Keitaro. Lui era abituato all'arietta di montagna, che in quel periodo dell'anno iniziava già a farsi pungente soprattutto al mattino presto, gli piaceva perfino quella sensazione di appiccicaticcio dovuta alla elevata umidità. Respirò a pieni polmoni, poi dovette dare ragione a Yami riguardo al panorama di cui potevano godere da lì.
La costa era di quelle rocciose, come tante se ne vedevano in Giappone, dove vecchie pareti levigate dal tempo e dagli agenti atmosferici si calavano gradualmente in acqua frammentandosi in sassi sempre più piccoli e più lisci man mano che ci si avvicinava a alla riva. A Keitaro quelle cime ricordarono un grosso animale, anziano e pigro, che, di volta in volta, si lasciava massaggiare le spalle dai flutti o ne sopportava pazientemente le sfuriate, quando il mare s'arrabbiava.
L'oceano... - gli sfuggì in un sussurro, guardando estasiato davanti a sé quella distesa blu di cui non si vedeva la fine e che continuava a muoversi anche quando sembrava ferma. Dalle sue parti l'oceano era qualcosa di troppo lontano per pensarci veramente, era qualcosa che non faceva parte dei loro giorni e che se ne stava lì da qualche parte, ad incutere timore.
Si voltò verso l'amico, senza accorgersene l'aveva superato di qualche passo. I cattivi pensieri erano scivolati in quelle onde, pronti a farsi rimescolare e disordinare lontano dalla sua mente. Era più calmo adesso, più sereno, e rise.
Il sole stava sorgendo, infuocato, alle sue spalle di là dalle alte canne, e lui era buffo, veramente buffo, ora che la luce inondava quei suoi capelli dello stesso colore della sfera nascente.
"Partiremo verso il sole e cercheremo di toccarlo"... Ma da dove ti vengono certe idee? Romanticone!- scherzò, leggero, senza riuscire a togliersi dalla faccia un sorriso a trentadue denti.
Sono contento...
Sapeva di non essere altrettanto bravo con le parole, e quante volte s'era trovato a desiderare di possederne di più per spiegare ciò che sentiva!
Davvero, sono contento di averti conosciuto a quella festa.
Candido. Stava dicendo una cosa ovvia, però non l'aveva mai espressa a parole al diretto interessato e in quel momento ne ebbe voglia. Perchè ogni tanto faceva bene sentirsi dire certe cose, anche se si sanno già, e anche perchè fino ad allora era sempre stato Yami a farlo con lui.
Se non ci fossi tu, a quest'ora me ne starei da qualche parte a mugugnare...
Ohi voi due! - lo interruppe l'uomo che aveva visto affrettarsi dalla loro parte: un ometto con pochi capelli scuri legati in una corta coda increspata, sulla trentina, ma già secco e nodoso come un pezzo di legno. Parlava con il marcato accento del posto, una cadenza un po' rude ma tutto sommato onesta. - Siete voi che dovete prendere la barca?
Allora? Si va a toccare il sole, signor poeta?
Con un occhiolino il giovane dai capelli arancioni si sfilò le scarpe e si lanciò in una liberatoria corsa verso il minuscolo molo cui era ormeggiata la loro barchetta, ovviamente cogliendo al volo l'occasione di sgambettare un po' tra le onde sul bagnasciuga mentre aspettava di esser raggiunto.
I suoi piedoni facevano veramente un gran baccano sulle assi di legno del ponticello. Ma dopotutto, che era un tipo rumoroso l'aveva chiarito fin da subito, no?

Edited by Keitaro - 2/11/2013, 01:22
 
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view post Posted on 2/12/2013, 21:48

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Tempo.
Aveva bisogno di tempo.
Era già passato tanto tempo.
Che ne sarebbe stato di loro col passare del tempo?
Il tempo, come una presenza oscura pedinava e seguiva Yami da sempre.
Come una malattia non patologica, un virus non cattivo, un’ombra non visibile, un’eco senza voce. La sabbia fine della clessidra sembrava aver penetrato i pori della pelle delicata del ragazzo e aver preso il controllo di tutto il suo corpo; ogni volta che egli non dava più peso ai granelli che fluivano nelle sue vene, questi cominciavano a raschiare i tessuti e concentrarsi tutti sulla sua pompa vitale, come una fitta e inespugnabile rete da pesca. Imprigionavano il suo tenero cuore come un pesce d’oceano che si era spinto oltre, verso la ricerca dell’infinito, e finiva ingenuamente in una trappola tesa da un’entità sconosciuta e malvagia.
Aveva scandito e ferito la vita di Yami in ogni momento, da quando venne tradito dai genitori, quando fu costretto a crescere da solo e superare miriadi di difficoltà per arrivare e farsi accettare nella Cross, quando dovette lottare con la bestia che il Lord aveva fatto nascere nel suo fragile corpicino, quando aveva dovuto dire vari addii o rammaricarsi di non aver detto o fatto determinate cose, a quando aveva conosciuto Keitaro.
Era stato alla festa in piscina, era passato molto, poco, era passato del tempo.
In quell’intervallo, comunque, quel che era certo, era nato un rapporto meraviglioso e questo era stato molto salutare per Yami, il quale in preda ad una crisi di fiducia aveva visto in quell’ometto una stella cadente e instabile, in parte essendo quindi simile a lui e di contro avendo un potenziale maggiore, sebbene per il momento a fare da padre era Yami.
Aveva bisogno di tempo per capire meglio chi fosse Keitaro, cosa fosse per Yami almeno, eppure il tempo forse gli avrebbe fornito come al solito una visione distorta della realtà.
E il tempo avrebbe infossato quella linea che li rendeva due individui separati e per certi versi inconciliabili o l’avrebbe sommersa facendo crollare ogni margine tra loro?
E quel viaggio, era stato troppo presto o troppo tardi?
E oseresti lasciarmi da solo in mezzo al...al.. al NULLA?
No, in realtà non lo farei mai. Se fossi in pericolo, correrei a salvarti ovunque tu ti trovi!
Appunto, quando l’uno scherzava, l’altro diceva una cosa seria e viceversa quando il primo diceva una cosa seria il secondo sparava una battuta. Erano capaci di trovare un equilibrio e a comunicare normalmente?
In effetti quello che aveva appena detto era più che altro una risposta ai suoi pensieri, come ad urlarsi dentro che Keitaro era importante e non importava quanto quel fardello al cuore fosse insopportabile, urlando quelle cose a se stesso spazzava lentamente via una parte della parete sabbiosa che tentava di crostificarsi e mummificarsi sul suo organo vitale.
No, puoi farmi di tutto, tranne che tagliarmi i capelli! Ahahahahah
Riprese il tono allegro, lasciando i brutti pensieri e la malinconia sul pullman che era appena sfrecciato via.
Per fortuna che erano scesi, non ce la faceva più ad essere sballottato dalla guida discutibile di quel tizio, la strada non era certo delle migliori ma a maggior ragione richiedeva una certa cautela al volante.
Era sicuramente quell’autobus a stimolare pensieri negativi… pensò Yami quando mise entrambi i piedi a terra.
Tirò un sospiro di sollievo e trascinò la valigia con sé verso la baia.
Quel posto era davvero suggestivo, e lui aveva il piacere di goderselo solo di notte, quando tornava verso la Cross dopo la permanenza alla dimora, in quanto all’andata vi era stato portato paradossalmente di forza.
Adesso, a distanza di tanto tempo, non aveva bisogno della cartina approssimativa che gli aveva consegnato Tuon prima di andarsene, era come se un filo teso di ragnatela gli indicasse la strada verso cui procedere per ricongiungersi verso quell’Eden.
Inalò una grossa quantità di aria nei polmoni per caricarli, e socchiuse gli occhi perché l’aria marittima gli donasse quella tanta agognata freschezza e spensieratezza, poi puntò le iridi lucide verso l’astro in salita che adesso era appena sopra la testa di Keitaro e lo investiva di raggi arancioni con i quali si mimetizzava completamente.
Da quella prospettiva, Keitaro sembrava un tutt’uno con il Sole, sembrava esserne il nucleo vitale, la fonte da cui attingeva forza e luminescenza, quando l’amico si girò non distingueva bene il suo viso, il suo corpo, vedeva solo una sagoma, un contorno che il suo cervello associava a Keitaro, ma quello era davvero lui?
Sentì la sua voce, eppure ancora non era sicuro di essere di fronte all’amico di poco fa, sembrava tutto così irreale.
Però questo durò un attimo, lo scorrere del tempo mutava le situazioni e le percezioni, come un dio burlone, bastò che il sole nella sua veloce corsa guadagnasse un altro poco di terreno aereo e si schiarisse un po’ di più abbandonando la colorazione di poco prima e avvicinandosi a quella solita, che tutto svanì, come una bolla di sapone a contatto col dito di un bambino.
Fece rosso per le parole dell’altro, talvolta gli uscivano quelle frasi poetiche e non poteva fare a meno di esprimerle, non a caso si ricordò di quando Keitaro stesso in piscina gli disse che il problema non era che Yami non parlasse ma che non si facesse capire per il modo in cui parlava.
Sembrerà ancora più ovvia la mia risposta, ma credo anche io sia una delle più belle cose mi siano capitate…
Rispose con la sua purezza e gentilezza disarmante al sorriso.
Fece uno sguardo di sfida diabolico dopodiché si mise a correre verso il bagnasciuga non appena ebbe finito di dire:
Certo… A chi arriva prima?!
Era sicuro che Keitaro sarebbe stato pronto ad accettare l’affronto quindi era partito in anticipo, giusto per essere sicuri di vincere e vedere la faccia innervosita del compagno che non amava perdere nelle sfide.
Avanti su, salite e tenetevi stretti!
Li interruppe il timoniere che aveva fretta di partire e tornarsene a casa dalla sua famiglia, visto che non era un giorno lavorativo ed erano gli unici turisti che avevano prenotato.
Avete un bel coraggio a dirigervi su quell’isola, girano strane voci a riguardo…
Il viso tipicamente impaurito e credulone umano da un lato provocava il riso in Yami dall’altro lo incupiva, in quanto era frutto di una non colpevole ignoranza e di conseguenza faceva credere cose sbagliate sul conto di persone eccezionali.
Non è la prima volta che mi dirigo lì… E’ un posto spettacolare, abitato da persone altrettanto fantastiche!
Rispose prontamente il vampiro cercando di difendere casa sua.
Il tizio prima lo guardò con una’ria stupita e quasi ammirata, poi mutò in un’espressione compassionevole come a volerlo considerare del pazzo o del bugiardo.
Sarà, ma si dice che è proprio la bellezza del posto ad essere letale. Fossi in te, non mi fiderei di questo qui.
Fece rivolto a Keitaro riferito a Yami che evidentemente aveva suscitato una brutta impressione sul tizio.
Li lasciò appena sulla spiaggia, da cui non si vedeva nulla che potesse assomigliare ad un’abitazione, ma semplicemente perché erano dal lato opposto dell’isola.
Kei siamo arrivati!
Fece Yami, avendo un colpo di genio, indicando un punto impreciso dell’isola.
Ma non ci voleva una vista particolare per vedere che non c’era un bel niente lì, altro che spiaggia e un sentiero che si inoltrava in un boschetto.
Quindi poi aggiunse divertito
Sto scherzando! Dobbiamo prendere quel sentiero, dall’altra parte dell’isola vi è la dimora Bashere!
Disse coronando il tutto con una grande risata.
Poi fece da capofila e s’incamminò lungo il sentiero selciato dove vi era una delicata brina mattutina che presto sarebbe scomparsa a causa dell’alzarsi del sole.
Arrivarono prima del previsto, l’isola era davvero piccola, non a caso vi viveva solo il purosangue e la sua grande famiglia composta in totale da circa una trentina di persone tra domestici e tutti gli altri.
Era una dimora molto grande e lussuosa, tuttavia non sfarzosa e poco barocca, era essenziale nell’architettura e molto ordinata e pulita negli arredamenti e negli spazi esterni.
Era un complesso enorme che aveva un affaccio sul mare e l’edificio principale era costituito da tre alti piani, più qualche vano separato per determinate attività.
Al piano inferiore dimoravano i domestici, anch’essi parte della famiglia, e vi erano i maggiori spazi comuni man mano che si saliva, si saliva anche d’importanza nell’abitazione.
Yami la prima volta aveva alloggiato al secondo piano, nella stanza vicino a quella di Tuon, all’epoca gli era sembrato tutto molto strano e maledettamente orribile, come la Sala della Famiglie e la strana armonia che regnava in quelle mura.
Chssà se qualcosa era cambiato dalla sua partenza, se i suoi famigliari avrebbero fatto festa nel rivederlo, in fondo non si erano sentiti né visti, aveva paura di entrare, eppure era arrivato fino a lì e al suo fianco c’era Keitaro.
Sul portone campeggiava un drago, un serpente avvolto per metà nelle proprie spire, con delle ali piegate all'indietro, in rosso e oro; lo stemma della casata.
Avevano superato il giardinetto tipicamente giapponese ed erano giunti al portone d’entrata, sospirò rumorosamente.
Ci siamo! Disse, quasi come se quello fosse un confronto con un altro se stesso, un duello vitale.
Bussò con la testa del leone come maniglia e il rumore echeggiò all’interno, richiamando l’attenzione dei residenti.
Un clack e la porta si aprì violentemente.
Matt sei tu? Un uomo camuso, dalla carnagione un po’ scura e di una stazza non indifferente sbucò dall’interno e pose la domanda con tono preoccupato.
Tuttavia dovette ricredersi e rimase interdetto qualche istante, senza parole.
Yami alzò il braccio e salutò con la manina, imbarazzato.
Ehm… Kamau, sono Yami, ti ricordi di me? La voce era incerta e tremolante, il cuore all’impazzata esplodeva avanti e indietro.
Quello ammiccò un paio di volte, poi lo fissò una frazione di secondi e si avvicinò a lui come per verificarne l’autenticità.
Certo, sei quello che mi ha fatto prendere una bella strigliata da Lui… disse, col suo solito fare rude, Yami lasciò cadere il braccio morto sul fianco, come deluso da quella risposta
Ma poi Kamau lo abbracciò e disse a voce più bassa
Che bello rivederti, capiti al momento giusto. Poi guardando oltre la spalla del piccolo Yami notò un’altra figura, quindi Yami si affrettò ad aggiungere:
Lui è Keitaro. Un mio caro amico, ci tenevo che voi lo conosceste! Kamau rimase ancora interdetto e poi salutò formalmente e freddamente il nuovo arrivato per poi invitarli ad entrare dentro.
Non farci caso, è fatto così, ma in fondo è una brava persona… si affrettò a rassicurare Yami.
Immediatamente dei domestici accorsero in loro accoglienza liberandoli dei bagagli e dando loro il benvenuto.
Seguirono direttamente Kamau e raggiunsero il salone in cui vi era quella fantastica parete vetrata dalla quale si poteva scorgere il mare, il salone dove Yami aveva parlato per la prima volta con Rand e aveva conosciuto Shiehi.
Sulla stessa poltroncina etnica in vimini era seduto il samurai dell’abitazione, il vicecapo della baracca.
Come l’ultima volta indossava un kimono blu notte e portava i capelli legati in una corta coda corvina, era lo stesso di allora, se non fosse per qualche riga in più sul viso.
Yami, che piacere riaverti qui a casa. Attendevamo con ansia una tua visita, Tuon non vedeva l’ora e anche il Lord aveva espresso il desiderio di rivederti. Purtroppo però Tuon attualmente è in viaggio per delle commissioni e non tornerà prima di due giorni e Lui è in ritiro nella Sala delle Famiglie e non vuole essere disturbato per nessuna ragione.
Yami ascoltò con calma le indicazioni autorevoli e concise come al solito di Shiehi.
Non si poteva mai obiettare nulla contro di lui, anche un sofista esperto si sarebbe arreso contro la sua precisione e pacatezza.
Sono felice anche io di essere qui. La trovo in forma come sempre, cosa sarebbe questa casa senza di lei, eh? Come sta Tuon e il Lord? Ci tenevo tanto a salutarli entrambi, ma non avanzo alcuna pretesa.
Disse Yami che mise senza rancore i suoi desideri dietro quelli del Signore.
Su via, Yami non essere così cerimonioso. E quel giovinetto lì con te chi è?
Chiese curioso il saggio che scrutò l’ospite con acume.
Un amico. Spero non ci siano problemi se rimane un po’ con noi..
Shiehi si avvicinò al ragazzo superando Yami e facendogli un inchino rispettoso ma amichevole.
Un tuo amico Yami, è un nostro amico, rimanete qui tutto il tempo che volete. La dimora ha bisogno di menti giovani come le vostre!
L’atmosfera venne improvvisamente spezzata da un evento strano, che catturò l’attenzione di Yami solo quando scorse Kamau inginocchiarsi a terra e fare un profondo inchino.
Non ebbe il tempo di metabolizzare nulla che un tuffo al cuore lo fece girare..
Rand…?
In cima alle scale vi era in tutta la sua imperiosità il purosangue Rand Bashere. Padrone della casa e capofamiglia. Era passato tanto tempo eppure quella forte sensazione di complicità e protezione che provava verso colui che gli aveva donato la vita era ancora forte e vivo. Cos’era il tempo in confronto a quello che provava adesso?

Ok ho fatto un casino >.<
Cioè mi sono dilungato troppo sulla prima parte e ho finito per tagliare corto dopo, quando invece avrei dovuto dilungarmi di più .-.
Nel prossimo post magari spiegherò meglio anche questa prima parte o comunque cercherò di non commettere lo stesso errore. Spero ti aggrada come risposta; in ogni caso fai le descrizioni come più ti piacciono se ne hai voglia dell'interno o del paesaggio. Ho terminato con questa scena plateale perchè ho già più o meno in mente strutturato il prossimo post, l'incontro con il purosangue come avrai capito si terrà subito così non sarà molto lungo come suggeritomi da Lr e così avremo tutto il tempo di gironzolare poi e fare tutto quello che abbiamo già detto di fare xD
 
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Keitaro
view post Posted on 13/12/2013, 12:13




Far imbarazzare Yami era una delle poche cose che trovava più divertenti del far arrabbiare Rei. Per questo ridacchiò compiaciuto e intenerito dentro di sé, nel vederlo arrossire in quel modo. Non aveva detto nulla di strano, in fondo...per lui Yami avrebbe potuto davvero avere la stoffa del poeta, dopotutto ne aveva anche l'aspetto, con quel suo sguardo sempre un po' tormentato e lontano, il fare enigmatico e quel corpo delicato. Non si sarebbe affatto stupito se un giorno, magari mostrandogli quel suo taccuino che portava sempre appresso, vi avesse trovato versi degni di un acerbo Rimbaud del secolo attuale.
Dal canto suo Keitaro, nonostante nessuno avrebbe mai potuto sospettarlo e sebbene lui non fosse minimamente capace di usare un tale mezzo espressivo, non era del tutto estraneo alla poesia. Tanto per cambiare, era stata proprio Miku a fargliela conoscere ed apprezzare.
Era stato un pomeriggio di novembre quando, mentre la neve cadeva tutt'intorno a casa sua, s'erano trovati a studiare insieme letteratura sorseggiando del tè caldo. Quello era uno dei tanti momenti che conservava gelosamente: erano seduti l'uno accanto all'altra, le loro gambe distese sotto il caldo kotatsu, nel naso il profumo del suo solito shampoo appena contaminato dall'odore del braciere, e l'imbarazzo che gli infuocava le orecchie e gli faceva battere il cuore mentre, a voce bassa e con forse un'intensità inappropriata per uno studente alle prese con un imminente compito in classe, leggeva quei versi dedicati alla donna amata da un poeta d'altri tempi.
Da quel giorno aveva iniziato, quasi per scherzo, a leggere qualche poesia per conto suo e non di rado si stupiva della delicatezza, della passione a volte, con cui altri avevano saputo comunicare ciò che lui non riusciva a dire neanche alla persona verso cui provava certi sentimenti. Quanto sarebbe stato bello, pensava allora, riuscire a usare le proprie parole per qualcosa del genere.
Questo però era un segreto. Nessuno, nemmeno i suoi fratelli erano a conoscenza della raccolta che teneva nascosta nell'armadio neanche fosse un giornaletto porno, e questo perchè lui un po' se ne vergognava di quella sua parte sentimentale, che ogni tanto, di nascosto, nutriva di versi e ricordi.
Ad ogni modo su quella spiaggia, di neve non ce n'era neanche l'odore, e quello di Miku era per fortuna lontano chilometri. In quel momento c'erano solo un'alba infuocata, rumore di onde, profumo di sale, e un amico che gli aveva appena detto qualcosa di molto bello, per cui la nostalgia se ne rimase sospesa tra le nuvole sfilacciate di rosa, una volta tanto senza disturbare.
Keitaro lo credeva veramente, che se fosse successo qualcosa avrebbe potuto contare su Yami, che ci sarebbe stato qualora ne avesse avuto bisogno, e per un attimo si sentì un po' meno solo del solito. Era una sensazione che non provava da secoli, di cui sentiva la mancanza come non mai, e per questo gli fu veramente grato.

Sulla barchetta dove lo attendevano uno scapigliato Yami e un preoccupato marinaio lui ci saltò per ultimo, mezzo fradicio e con in gola i resti di una risata affannata, lamentandosi scherzosamente di un improbabile "aiuto ventoso" che l'amico s'era dato per correre più veloce, ma non appena si fu seduto accadde qualcosa che non aveva previsto.
L'uomo sciolse l'ormeggio e iniziò ad accendere il motore che, spernacchiando, fece impennare leggermente lo scafo per poi proseguire in mare aperto. Fin qui tutto normale. Ciò che l'ex-umano non si aspettava, però, era tutto quel rollìo... ondeggiavano tra i flutti in una maniera che a lui sembrò quantomeno rischiosa (per non dire suicida) e solo allora si accorse che proprio quel mare che pareva una tavola era in realtà assurdamente agitato.
No, non era agitato sul serio, ma quelle piccole onde e quel su-e-giù continuo potevano benissimo trarre in inganno uno che, come lui, non aveva mai navigato sull'oceano, così lontano dalla riva per giunta. Il suo stomaco, che già sull'autobus aveva patito abbastanza, stava imprecando in lingue sconosciute.
Diventò prima bianco come un lenzuolo. Poi la sua pelle assunse un tenue color salvia.
Infine, per non diventare definitivamente e irreparabilmente blu, pensò bene di chiudere gli occhi cercando di concentrarsi sui discorsi dei due compagni di viaggio (o di sventura?) invece che su tutto quello sconfinato azzurro.
Non era nuovo a quel genere di esternazioni riguardanti l'alone di mistero che pareva circondare l'isola in cui viveva il lord. Dopotutto, anche nel suo paese s'erano sparse voci molto simili quando arrivò la famiglia di Victoria: dapprima era stata la loro incredibile bellezza a suscitare scalpore, ma ben presto le loro abitudini notturne fecero sorgere ben altri pettegolezzi, sempre più pesanti, fino a quando non vennero bollati come esseri pericolosi a cui era meglio non avvicinarsi. Ora il marinaio stava dando credito esattamente allo stesso tipo di informazioni ambigue e nonostante ora anche lui sapesse che in fondo erano timori fondati, adesso come un anno prima, a Keitaro iniziarono a prudere le mani.
- Beh, tu non sei me e io non sono te, per fortuna - disse torvo, riscuotendosi d'un tratto dal suo silenzio non appena il tizio osò mettere in dubbio anche Yami - Quindi sono affari miei di chi mi fido oppure no. E se sei tanto stupido da prestare orecchio a certe dicerie senza neanche sapere se sono vere fa pure, ma non cercare di coinvolgere anche il sottoscritto, intesi?- .
Rispose, con un tono che non ammetteva repliche. Da quel momento in poi il pover'uomo non osò più dire una parola, e si limitò a guidare dando le spalle ai due ragazzi concentrandosi, almeno così pareva, esclusivamente sulla rotta. Keitaro non vedeva l'ora che quel tragitto maledetto finisse: stava iniziando a sospettare che il tipo lo facesse apposta a prendere male tutte le onde che capitavano, e in mente sua si ripromise di non provare mai più a trasportare forzatamente Rei su qualche altura.
Giunti sulla spiaggia l'ex-umano fu quasi tentato di baciare la sabbia dalla contentezza, e si trattenne solo perché non aveva intenzione di dare una soddisfazione a quel bastardo d'un marinaio. Mantenne dunque una certa dignità, ma solo fino a quando la barchetta non ripartì alla volta del ritorno, dopodiché si lasciò andare ad un gran sospiro e si gettò in terra a pancia in su, a braccia aperte, orizzontale e, soprattutto, immobile.
Ho appena scoperto di soffrire di mal di mare sai? - fece rivolto all'amico, che nel frattempo pensò bene di fare il burlone ed indicargli un punto imprecisato dove di case non ce n'era neanche l'ombra - Mi prendi in giro? Non sarà che abbiamo sbagliato isola vero? Ti giuro, un altro tratto di mare proprio non potrei reggerlo...
No, non avevano sbagliato, per fortuna. Era solo la vena comica di Yami che tendeva a risvegliarsi nei momenti meno opportuni.
Non che fosse andata proprio di lusso, ovviamente: la dimora dei Banshere si trovava dall'altra parte dell'isola. Nel sentirlo gli mancarono le forze ancora prima di cominciare il cammino: era vero che il posto era piccolo, ma ci sarebbe comunque voluta una discreta scarpinata per giungere a destinazione...
"Qualcuno dovrebbe informare il lord che l'era del motore è arrivata da un pezzo", pensò contrariato all'idea di affrontare ulteriori sentieri sterrati, ma si rimise comunque in piedi e, ripulitosi dalla sabbia, si incamminò rassegnato al seguito di Yami.
Mentre procedevano fu tentato di chiedere come mai girassero certe voci sul conto degli abitanti dell'isola, era curioso di verificare se fossero sul serio dello stesso genere di quelle di casa sua e in fondo un po' l'aveva colpito l'aggettivo usato dall'uomo di poco prima. Letale. Una parola del genere aveva un significato ben preciso, e di solito non si usava a casaccio. Chissà che cosa era successo in passato da quelle parti? Ma non gli chiese nulla, per il momento. Voleva prima vedere coi suoi occhi, poi semmai avrebbe fatto le sue domande se avesse continuato ad averne.

Finalmente, e qui dovette ammettere che davvero quell'isola era uno sputo, arrivarono a destinazione. La villa gli pareva più una reggia a dire il vero, grande com'era avrebbe potuto ospitare tranquillamente più di cinquanta persone. Non aveva mai visto una casa così grande in vita sua. Era costruita in stile occidentale, ma nonostante fosse così enorme e contasse anche diversi altri edifici tutt'intorno, non presentava nessun elemento particolare, anzi era piuttosto lineare e semplice e dava l'idea che il suo proprietario fosse uno a cui non piaceva ostentare la propria ricchezza o il proprio status. Rimaneva comunque una dimora di rara eleganza, e quest'impressione fu confermata anche quando attraversarono il giardino che era forse la parte che gli piacque di più in assoluto. Si trattava di un giardino giapponese dalle dimensioni abbastanza contenute, in cui le piante erano disposte esattamente come da tradizione in modo da ricreare un ambiente talmente naturale da far dimenticare che fosse tutto opera dell'uomo. Cespugli rotondeggianti si alternavano ad arbusti verticali, l'erba era stata mantenuta apposta un po' più alta ed era ricoperta di goccioline di rugiada, mentre chiazze di verde più scuro si alternavano a foglie dalle tonalità più tenui e al muschio profumato che cresceva nelle zone più in ombra, e qua e là dei fiorellini bianchi spuntavano ai lati di alcune rocce posizionate a simulare una cascata asciutta.
Era tutto talmente perfetto ed armonico che per un attimo si dimenticò del fatto che si trovavano "a casa di qualcuno", ma forse era proprio questo lo scopo del maestro giardiniere.
A ricordargli che sarebbero stati ospiti di un pezzo grosso, però, ci pensò il portone d'ingresso su cui era raffigurato quello che anche un sempliciotto come Keitaro riconobbe all'istante come lo stemma della casa Banshere.
Immediatamente fu preso di nuovo dal terrore di fare o dire la cosa sbagliata, di essere fuori posto, in disordine, fu tentato perfino di svignarsela, ma dove? Era su una stramaledettissima isola!
Nel tempo che ci volle prima che qualcuno aprisse si diede una pettinata, si aggiustò le sopracciglia passandoci sopra un dito, si tirò su i pantaloni che nel frattempo gli erano un po' scivolati sui fianchi perchè ovviamente s'era dimenticato la cintura, e infine chiese a Yami se fosse presentabile. In volto gli si leggeva chiaramente la tensione, e probabilmente lo notò anche colui che per primo li accolse visto che continuava a fissarlo in maniera interrogativa.
Se non altro sembrava che fosse contento di rivedere l'amico, notò con un sospiro di sollievo. In effetti né la sua faccia, con quel naso schiacciato che pareva frutto di qualche pugno, né la sua stazza o il suo portamento facevano desiderare di avercelo contro.
Sarà anche una brava persona, ma meglio non farlo arrabbiare... si limitò a pensare dopo aver fatto un mezzo inchino di presentazione ed esser stato bellamente ignorato. Poi l'omaccione chiamato Kamau li scortò all'interno...e che interno!
Tralasciando il fatto che in un baleno una ciurma di domestici gli aveva praticamente sfilato di mano il bagaglio mormorando dei rispettosissimi saluti di benvenuto, e che lui fosse rimasto dei minuti buoni a rispondere a ciascuno di loro senza sapere che non fosse necessario, il resto fu come andare in gita in qualche museo. Il corridoio che portava al salone era di per sé sufficientemente ampio da poterne ricavare una stanza a sua volta, e le pareti erano coperte di quadri per lo più raffiguranti paesaggi costieri, tutti incastonati in magnifiche cornici di legno coperto in foglia d'oro, ma anche quelli non erano così appariscenti quanto ci si sarebbe aspettato dal momento che sia il colore dei muri, sia il soffitto di legno non enfatizzavano affatto tutta quella ricchezza. Lo stesso poteva dirsi per il mobilio e per le suppellettili. Come dire, di roba di valore ce n'era, eccome, ma era un po' defilata (per esempio quel vaso dipinto che doveva risalire almeno a quattro secoli prima avrebbe potuto fare una mostra migliore di sé, se solo non fosse stato posto in una zona ombrosa); sembrava tutto così vuoto e pulito, e invece bastava prestare un po' di attenzione e spuntavano tesori da tutte le parti.
"Così è questo quello che intendono quando parlano di nobiltà eh?" pensò, una volta giunto al salone "Questa gente è talmente abituata a vivere nel lusso che non sentono neanche il bisogno di enfatizzarlo...".
Ed era esattamente così, anche per il salone la cui vera caratteristica spettacolare era l'affaccio sul mare. Seduto presso alla parete fenestrata se ne stava un uomo distinto, avvolto in un chimono blu di pregevole fattura, il cui volto si illuminò non appena vide Yami.
Ovviamente Keitaro lo scambiò per lord Rand, pertanto fece immediatamente un profondo inchino, salvo poi scoprire che quella persona così austera altri non era che un semplice servitore del suddetto.
Se questo è un servitore... il samurai era così composto ed autorevole mentre parlava, eppure era davvero contento di vedere nuovamente l'ospite inaspettato. Ma come faceva Yami a parlare così normalmente con lui?!
Su via, Yami non essere così cerimonioso. E quel giovinetto lì con te chi è?

Keitaro smise di guardarsi i piedi e balzò sull'attenti con le braccia lungo i fianchi, dritto come un fuso. Non lo avevano mai chiamato "giovinetto".
- Keitaro Kawajima, signore! - rispose, a mo' di soldato, conscio del fatto che quegli occhi placidi ma vividi lo stavano scrutando da capo a piedi. Stava quasi per aggiungere un "mi dispiace", invece continuò con un - O-onorato... s-signore! - e giù un altro enfatico inchino.
Rimase a novanta gradi il tempo sufficiente perchè Yami lo salvasse dall'ilarità che di certo aveva suscitato con quell'uscita, presentandolo come un suo amico. Nel frattempo il tipo grosso di nome Kamau se la stava ridacchiando sotto i baffi.
Fu così che Keitaro fece la conoscenza di Shiehi, il quale a dire il vero si rivelò una persona molto più alla mano di ciò che sembrava, anche se lui aveva seri dubbi sull'utilità che la sua giovane mente, come l'aveva appena definita, avrebbe avuto lì dentro.
Non fece neanche in tempo a rispondere che vide Kamau inginocchiarsi di scatto e chinare il capo. Si voltò prima verso Yami, poi verso Shiehi che fecero lo stesso, e come risultato fu l'unico a rimanere in piedi per un po' prima di girarsi a sua volta...
Eccolo, lord Banshere. In tutta la sua gloria. Se prima aveva avuto soggezione, adesso gli tremavano seriamente le gambe nel vedere quella figura imponente stagliarsi sulle scale. Tutto in lui incuteva rispetto, a partire dallo sguardo serio, agli abiti, all'incedere sicuro e fermo.
Finalmente, anche lui fu in grado di inginocchiarsi e per riparare alla scortesia di poco prima lo fece più profondamente di tutti.
Come doveva rivolgersi a lui? Lord? Sua maestà? Sire? Sua Lordità? No, sua lordità meglio di no.
Ginocchioni e con il viso quasi in terra si girò impercettibilmente verso Yami in cerca di aiuto, di un cenno, di qualcosa.
Insomma, come avrebbe dovuto comportarsi da ora in poi?! Lord Banshere. Un dragone avvolto da spire, ma con le ali ripiegate. Come l'avrebbe accolto?

Fallen, come vedi io non mi sono posta il problema della lunghezza del post...mi spiace, ma mi è partita un po' la mano!!!!Aspetto tue dritte ora :)


Edited by Keitaro - 13/12/2013, 14:08
 
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view post Posted on 26/6/2014, 14:10

Endymion: Every night i wait for my sweet Selene...

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Yami osservò attentamente e con non poco stupore la reazione di Keitaro in risposta alle affermazioni del tizio riguardo le false informazioni sull'isola e sulla gente che l'abitava. Non si intromise nel discorso perchè fu catturato dal Keitaro arrabbiato e la sua testa si riempì di pensieri ancora una volta. Nei suoi occhi vide qualcosa, quasi un breve luccichio mentre "azzannava" l'uomo, era come se quelle parole non erano rivolte solo a lui, ma stesse parlando anche con altre persone, non presenti e forse appartenenti al suo passato a cui non aveva avuto coraggio o occasione di dirle. Ebbe un attimo di imbarazzo perchè lo aveva difeso e in genere e per il ruolo che si era instaurato tra di loro, era Yami a proteggere testa-arancione invece adesso come un bimbo pre pubere che difende il padre quando viene messa in discussione la sua bontà o la sua laboriosità, era avvenuto il contrario. Ma viceversa era rimasto contento da quel gesto che, magari involontario, aveva comunque sottolineato la fiducia che riponeva in Yami difendendo senza conoscerla ancora la sua famiglia, per questo gli donò uno sguardo compiaciuto e sorrise tra sè, era come se, ancora una volta, vedeva Keitaro proiettato in un futuro prossimo, carico di un'epsressione più matura e di un comportamento quasi simile al suo. Kei... starai facendo davvero bene a seguire me? Si rabbuiò di colpo, in effetti la sua vita non era mai stata facile, e tuttora non poteva vantarsi di godere di una pace interiore, nonostante c'erano degli intermezzi positivi chi assicurava che era il giusto esempio da seguire? Yami seguiva il suo istinto e i suoi principi, ma questi potevano essere discutibili.
Un'onda più consistente lo fece sobbalzare e sembrò che i pensieri urtarono contro il cranio in quell'istante provocando una leggera fitta alla testa ma disintegrandosi come un palloncino a contatto con l'atmosfera.

Appena giù, il tempo che Yami salutasse educatamente il marinaio per il servizio, a dispetto del suo atteggiamento scortese, che Keitaro fu felice di aver toccato terra.
Appena la barchetta fu via, si stese sfinito a terra. Yami amava quel suo lato impulsivo e giovanile, completamente assente nel vampiro col ciuffo... prima di conoscere Keitaro, chiaro.
Perciò quello scherzetto, un pò per farlo riprendere dal trauma, un pò per mostrare cosa gli aveva insegnato. Dubitò che fosse il momento giusto, ma non era forse la sua specialità, fare il comico nei momenti meno adatti? In un certo senso, era prorpio questo ad essere comico. Ci mancava solo che anche i tuoi capelli prendessero quelle colorazioni, sai il blu ti donerebbe!
Scherzò ancora, sul malessere dell'amico, e per questo poi aggiunse.
Vedrò se al ritorno possiamo tornare evitando il mare, o perlomeno con un pilota migliore. e ritornò con questa frase quindi il solito Yami premuroso e gentile.
Il tratto del sentiero fu stranamente silenzioso, In Yami frullavano strane idee su come presentare l'amico alla famiglia, su come avrebbe dovuto salutare gli altri, su cosa poteva essere successo durante la sua assenza e su cosa poteva essere cambiato.
Era felicissimo di aver portato Keitaro con sè, perchè sperava che lì avrebbe potuto conoscere più a fondo se stesso e perchè, come da motivo del viaggio, li avrebbe presentati ai suoi genitori e ai suoi fratelli, che non erano di sangue, e lo erano molto di più allo stesso tempo.

Da quando si scorse la dimora cominciò ad esserci una certa distanza trai due, perchè ovviamente Keitaro si soffermava ad ammirare il complesso che prima volta o meno, scombussolava sempre e comunque l'animo perchè sembrava una contraddizione e lasciava quasi turbati per ciò. Era imponente eppure semplice. Era grande ma non piena. Era nobile e gentile. Sembrava quasi il ritratto di Rand, un purosangue del tutto diverso dagli altri.
Yami che era più avanti perchè già conosceva il posto e andava più spedito si voltò e disse ad alta voce sorridendo: Kei, su vieni! Avremo tempo per ammirare il giardino! il tempo di rigirarsi e fu costretto a fare un saltello perchè c'erano tre gradini bassi di pietra prima di un ultimo tratto che terminava col portone d'ingresso, e come al solito non li aveva visti Oh Kei, attento qui, ogni volta rischio di caderci! avvisò l'amico, per evitare che commettesse i suoi stessi errori.
Poi quando dopo aver bussato di girò verso di lui per dargli un'occhiata di coraggio lo vide in mezzo al panico rendersi presentabile.
Allora Yami si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla con delicatezza e gli disse a bassa voce
Kei, non devi preoccuparti, l'unica cosa che loro si aspettano è che tu sia te stesso.

Una volta dentro, i domestici li accolsero e Yami salutò anche loro con particolare gioia, in particolare la ragazza, più giovane del gruppo, che gli aveva portato i vestiti la prima volta che era stato lì.
Kanade, come stai?
La ragazza lo guardò negli occhi e arrossì lievemente Ora che siete tornato, sicuramente meglio. Tutti qui vi aspettavano, Yami.
Yami le sorrise educatamente
Si, Kanade, sono a casa adesso. Più tardi ti presento il mio amico, adesso dobbiamo andare dagli altri. la ragazza annuì e proseguirono immediatamente, non voleva escludere Keitaro, per questo gli promise indirettamente che dopo gli avrebbe presentato anche lei.
L'incontro con Shiehi fu un pò come se lo immaginava, faceva a tutti quell'impressione la prima volta, pertanto non si stupì che Keitaro, preoccupato com'era di fare una buona impressione si sentì sotto un saluto militare.
L'onore è mio Kawajima, anzi tutta la casa è lieta di accogliervi. disse sicuro, cercando di dargli il benvenuto e nel contempo indicando la casa e Kamau con un braccio come se stesse parlando a nome di tutti. Io sono Shiehi, un pò come il nonno di tutti qui.. Per qualsiasi cosa, potete contare su di me, e soprattutto dal momento che viaggi con il piccolo -e qui Yami arrossì un pò di vergogna e si guardò le scarpette dall'imbarazzo- Yami, se dovesse succedergli qualcosa ne sarai responsabile anche tu. Non doveva essere una minaccia, anche se poteva sembrarlo, ma una semplice richiesta di dare un'occhiata al bimbo ribelle, o anzi un modo per per esprimere la propria preoccupazione. Purtroppo Shiehi parlava così e doveva essere interpretato, più tardi magari Yami avrebbe provveduto a informare Keitaro qualora avesse frainteso.
Come una freccia che scocca di scatto e fende l'aria, nella stanza qualcosa cambiò d'improvviso, un odore serpeggiò nelle narici di Yami e un'atmosfera si sparse più veloce di una bomba fumogena nella stanza.
Tutti i domestici presenti si inchinarono, Kamau lo stesso, Shiehi piegò solo un pò il capo col suo fare composto e Yami si piegò senza pensarci non appena si voltò e lo vide.
Rand scese lentamente le scale senza dire una parola, andò spedito verso Yami e si piegò in modo da essere alla stessa altezza.
Yami quante volte devo dirti che non c'è bisogno di questo con me? Yami rimase qualche istante ancora col capo verso il pavimento poi lo alzò e aprì gli occhi, incrociando quelli del Lord. Immediatamente le sue iridi si fecero lucide, senza una ragione precisa.
Anche per me è un piacere grande rivederti.
Disse, leggendo nei suoi occhi con un sorriso.
Poi il Lord si alzò e tirò con sè Yami.
Ricomponetevi tutti, vi prego. gli inchini si sciolsero.
Yami, sei cresciuto ancora, presto mi raggiungerai. disse col suo solito fare paterno.
Solo in altezza, Rand. rispose Yami che nel frattempo riacquistava la voce e cominciava a sentirsi di nuovo a suo agio in quel clima caldo e sereno. La sola vicinanza del Drago lo faceva sentire al sicuro.
E non solo, Yami. la mano scivolò dalla spalla del ragazzo e il purosangue si diresse dal nuovo arrivato.
E tu chi sei, giovane vampiro? chiese quando gli fu di fronte. Percepisco un'alta sintonia con Yami, suppongo dunque che vi fermerete per un pò con noi.
Si voltò verso una porta chiusa sul cui uscio restava Kanade.
Kanade, per favore avverti in cucina che abbiamo un'ospite, questa sera fai preparare il tavolo in spiaggia.
la ragazza annuì e sparì dietro la porta pronta ad eseguire il gentile ordine.
Ci sarai anche tu, vero?
Si affrettò a chiedere Yami, speranzoso
Vedrò di venire a salutarvi. disse col suo sorriso caldo come al solito.
Yami aveva notato sin dall'espressione di Kamau e dalle spiegazioni di Shihei che c'era qualcosa che non andava e infatti era molto strano che Rand chiedesse di non essere disturbato perchè in ritiro nella sala delle Famiglie,che tra l'altro quindi non avrebbe potuto mostrare neppure a Keitaro.
Così potrete tranquillamente parlarmi, in fondo siete qui per un motivo ben preciso, non è così Keitaro?
Concluse, rivolgendosi ancora verso il nuovo arrivato. Com'era prevedibile aveva già intuito tutto senza il bisogno di parlare, in fondo era sempre Rand e Yami non aveva dubbi che percepiva che c'era dell'altro.
Avrebbe voluto parlargli subito e raccontargli tante cose, quello che aveva fatto, quello che era successo le sue amicizie, voleva renderlo partecipe e sapere della casa, sapere di lui e Tuon, ma prima di tutto veniva Keitaro e il motivo della sua visita e del loro viaggio, e poi i desideri del Lord; Yami questa volta, sebbene a casa sua doveva essere messo in secondo piano.
 
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Keitaro
view post Posted on 14/7/2014, 10:45




Grazie, signore. Anche io sono lieto di conoscere tutti voi.
Rispose, accennando un inchino. Da quando era entrato era stato tutto un susseguirsi di inchini, più o meno profondi, tanto che ridacchiando dentro di sé gli venne da pensare che a casa ci sarebbe tornato con la schiena a pezzi.
Per tutto il tempo in cui Shiei fece gli onori di casa, il vampiro dai soprannomi più improbabili continuò a chiedersi cosa potesse voler dire quella frase, quel "se dovesse succedergli qualcosa". Che cosa sarebbe dovuto succedere? Temevano forse che avrebbe combinato qualche casino? O c'era dell'altro, in quella casa, di cui Yami non gli aveva parlato? La trama si infittiva, e purtroppo ogni tentativo di decifrare il tono usato dal servitore era perfettamente inutile, visto che né il giovane vampiro brillava in queste cose, né quello più anziano si distingueva per espressività.
Se non altro, pensò, non c'era ostilità manifesta nelle sue parole, e davvero sembravano tutti trattare Yami come un fratellino... più o meno. Insomma, Keitaro era abituato a ben altro genere di esternazioni familiari, ma tutto sommato dietro quella leggera affettazione percepì chiaramente la tenerezza di quel "piccolo" rivolto al suo amico, e non riuscì a trattenere un sorriso divertito, decisamente più sciolto di quelli che aveva fatto poco prima.
Ma il bello doveva ancora arrivare.
Tralasciando la figura meschina di essere l'unico rimasto in piedi, l'arrivo di Lord Rand fu qualcosa di sconvolgente sotto vari punti di vista.
La prima cosa che pensò, non appena ebbe la certezza di poter sollevare lo sguardo senza essere irrispettoso fu un pensiero sorprendentemente stupido.
Ma...ma quanto è grosso?!
Grosso era grosso. Alto e possente, la sua figura pareva fatta apposta per incutere timore, e questo lo aveva notato già prima, quando l'aveva visto scendere le scale, ma adesso... adesso che lo guardava da vicino, e in ginocchio per giunta, gli pareva che quell'uomo custodisse in sé una forza immensa, ed immediatamente fu come se tutti gli altri fossero spariti, inglobati in quella presenza imponente che da sola riempiva la stanza, la casa, l'isola e forse pure di più.
Ed ebbe anche un'altra sensazione, ancor più nitida.
Prima che iniziasse a parlare, avrebbe giurato di aver incrociato il suo sguardo, cosa assolutamente prevedibile in quella circostanza, non fosse che gli era sembrato che quel contatto fosse durato leggermente più del normale, e non solo. In quei pochi secondi Keitaro si era sentito molto strano, in un modo che non avrebbe saputo spiegare, come se il vampiro sangue puro avesse guardato ben oltre i suoi occhi e avesse capito tutto all'istante. Con i genitori di Victoria, anche loro livello A, non c'era stato nulla di simile. Che fosse una prerogativa di quel Lord così antico e imperscrutabile?
Incapace di sostenere più a lungo quello sguardo così intenso, chinò ancora il capo leggermente, come a volersi sottrarre da ulteriori "indagini", e pensò a quante cose quegli occhi dovevano aver visto se, come si diceva, Rand Bashere era davvero uno dei vampiri più antichi esistenti.
Sciolse anche lui l'inchino quando vide fare lo stesso agli altri, sotto invito del padrone di casa, e stette a guardare curioso la loro interazione, da spettatore ancora non troppo inserito in quell'ambiente così diverso dal solito, ed ebbe l'impressione che dietro lo scambio di convenevoli apparentemente formali ci fossero un sacco di parole taciute fra quei due, soprattutto da parte di Yami, che ormai conosceva troppo bene per non intuirne le emozioni: si vedeva lontano un miglio che il ragazzo moriva dalla voglia di saltare al collo di Rand e che, allo stesso tempo, il semplice gesto di quella mano poggiata sulla sua spalla lo aveva reso la persona più felice del mondo. Non se ne rese conto, l'ex-umano, di stare sorridendo intenerito e compiaciuto a quella vista, perché era bello per una volta vedere il suo Yami veramente sereno, senza il solito velo di malinconia che traspariva anche nel più gioviale dei sorrisi.
Si sente veramente a casa - pensò, con gran soddisfazione. Dunque c'era, al mondo, un luogo in cui l'amico riusciva a sentirsi veramente e pienamente a suo agio, ne era valsa decisamente la pena seguirlo. Chissà se sarebbe riuscito in futuro a fargli provare qualcosa di simile anche lontano da lì?
Poi la mano candida del purosangue si spostò, e lo vide dirigersi dalla sua parte. Si irrigidì appena e tenne gli occhi bassi, non poteva farci nulla, era ancora troppo intimidito, sicuramente in ciò giocava un ruolo importante anche il suo essere un livello D, perché era qualcosa di troppo profondo per essere semplice soggezione: era il suo stesso sangue ad imporgli uno sconfinato timore misto a sconfinata attrazione.
Fu allora che si sentì interpellato direttamente, e rispose con il cuore in gola, ansioso, come se una domanda tanto semplice e ovvia potesse nascondere un ben più profondo significato.
Il mio nome è Keitaro Kawajima, rispettabile Lord Banshere - si limitò a rispondere, con una sorprendente sicurezza di cui non v'era stata traccia fino a pochi attimi prima - Sono un compagno di scuola di Yami, e sono onorato di fare la sua conoscenza .
Stava per aggiungere che sì, se la cosa non avesse arrecato troppo disturbo si sarebbero fermati volentieri qualche giorno, ma il Lord lo precedette e senza dare a nessuno il tempo di ribattere qualcosa organizzò immediatamente la serata. Il tavolo in spiaggia prometteva dannatamente bene, Kanade aveva l'aria di una che sa come preparare un banchetto... peccato solo che il padrone di casa sembrava essere molto indaffarato, così, mentre il suo sguardo si concentrava sul tatuaggio a forma di dragone, si domandò quali affari potessero tenerlo così occupato, quali incredibili impegni doveva avere un essere tanto influente nella società vampiresca... e poi finalmente il dragone pronunciò la domanda che Keitaro aveva sentito aleggiare nell'aria fin dal primo momento in cui i loro occhi s'erano incontrati.
CITAZIONE
In fondo siete qui per un motivo ben preciso, non è così Keitaro?

Sgranò gli occhi nonostante si aspettasse qualcosa del genere: dopotutto era chiaro che a quell'uomo nulla poteva essere nascosto. In quella casa si era nudi al suo cospetto, ecco la sensazione che aveva tenuto sulle spine il giovane ex-umano per tutto il tempo.
Sollevò nuovamente lo sguardo e, guardando negli occhi il purosangue, pronunciò un mesto:
Sì, signore. A dire il vero siamo qui per più di una ragione, ed ora che ho finalmente conosciuto la persona a cui Yami è così profondamente legato, posso comprendere perfettamente il perché abbia deciso di portarmi con sé in questo luogo. Tuttavia non intendo essere d'intralcio ai suoi impegni con le mie parano... cioè, con la mia presenza, tanto più che ormai non c'è altro da fare...
Così dicendo, azzardò un sorriso rassegnato, e attese che il nobile uscisse dalla stanza prima di lasciarsi scappare un sospiro, come se un macigno gli fosse stato tolto di dosso, e borbottare a bassa voce:
Paranoie! Ma come cavolo mi è venuto in mente di dire "paranoie"?!stavo andando così bene...
Poi si ricordò che lì dentro c'era ancora altra gente, altri perfetti sconosciuti, e realizzò ancora una volta di aver fatto un'uscita inopportuna. Non vedeva l'ora di rimanere un po' solo con Yami: quell'incontro durato pochi minuti era stato fin troppo intenso per lui, e moriva dalla voglia di parlarne con l'amico, chiedergli come facesse Rand a sapere di lui e della scelta che stava per compiere e chiedergli qualcosa in più riguardo a quel sangue puro così misterioso. Ci si poteva davvero fidare? Perché pareva così amichevole perfino con un livello D prossimo a diventare E, e perché trattava Yami come un figlio? Perché aveva la netta, nettissima sensazione, che il profondo rispetto che gli altri sembravano avere nei suoi confronti non fosse frutto solamente della rigida gerarchia vampiresca, bensì di qualcosa che andava al di là della casta? Adesso che l'aveva conosciuto e ci aveva parlato, aveva ancora più domande di quando era partito, sperava che Yami avrebbe risposto almeno ad alcune di esse.
Fu per questo che accolse con molto piacere l'invito di Shiei a seguire un'altra domestica che avrebbe condotto i due nella loro stanza. Stranamente non avevano dato loro due singole, e Keitaro ipotizzò che in fondo non si fidassero pienamente di lui e che quindi avessero preferito farlo "tener d'occhio" da Yami. Non gli dispiaque affatto. Non aveva ancora familiarità con quella casa e, a dirla proprio tutta, la trovava comunque un po' inquietante, probabilmente non avrebbe chiuso occhio se fosse stato da solo.
Giunti nella loro camera (chiamarla camera era un eufemismo, era grossa quanto metà della sua casa natale) e chiusa la porta, la tensione e la stanchezza accumulate fino ad allora ebbero la meglio, così si tuffò sul primo letto disponibile e, rotolandosi tra le leggerissime e candide lenzuola, finalmente si rivolse all'altro.
Che... fatica!!! Spero solo di non averti messo troppo in imbarazzo! Ma dimmi... come faceva il Lord a sapere di me? Cioè, che io sia un livello D si vede da lontano, ma come faceva a sapere che ero qui per quel motivo? Dopotutto non è stato lui a rendermi tale...
Ora che ci pensava non aveva mai detto all'amico di come era diventato un vampiro. Strano, eppure sarebbe stata la cosa più naturale del mondo parlarne con lui che, sebbene non conosceva da tantissimo, era da subito diventato molto importante per l'ex-umano. E nemmeno Yami gli aveva mai raccontato la sua storia, non per bene almeno.
Avevano così tante cose da dirsi e da imparare l'uno dell'altro, sentiva che al termine di quel viaggio il loro rapporto sarebbe diventato ancora più saldo, magari incrinando ulteriormente le ultime barriere rimaste tra di loro. Ma una cosa per volta. Con Yami non bisognava avere fretta, questo l'aveva imparato, e grazie a lui aveva imparato anche ad essere più paziente, ché tanto prima o poi si sarebbero trovati e capiti, in qualche modo.
 
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view post Posted on 17/8/2014, 08:59

Endymion: Every night i wait for my sweet Selene...

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Tralasciando un errore di colore nel post precedente quando parla Rand che invece ho reso grigio come Kamau e lo strafalcione un ospite con l'apostrofo, dovuto al fatto che ricordo, dovevo sbrigarmi a lasciare il pc a mio fratello xD ecco la risposta! enjoy! :)
Ah e complimenti per la tua di risposta! Mi è piaciuta un casino!


Stette un pò a scrutare Keitaro e Shiehi mentre si scambiavano le poche battute, auto flagellandosi con domande riguardo l'accoglienza dell'ospite in casa, riguardo a quale idea Keitaro si fosse fatto della casa e dei suoi membri, se si fosse pentito di averlo seguito fin lì, se magari Yami aveva sbagliato qualcosa e poteva aver in qualche modo ferito l'amico. Perchè si affannava tanto? Probabilmente perchè non aveva bene in mente la concezione nè di famiglia nè di presentazione di un amico. Non avendone avuto mai una, non conosceva esattamente che cosa significasse, tutto ciò che sapeva era che la prima volta che dalle sue labbra uscì quella parola fu al fianco di Rand. Tutto quel che conosceva era quella sensazione di calore, sicurezza, forza, complicità, protezione e affetto che immediatamente si insinuava nelle vene e nella carne quando stava nella dimora Bashere.
A volte aveva provato qualcosa di simile al di fuori di lì, ma per quanto si potesse avvicinare a quella stessa sensazione aveva sempre qualcosa di diverso. Con Kib, il primo con il quale ebbe un legame simile, con Erik ed infine con Keitaro. Con tutti loro c'era la stessa affinità, c'era un filo teso che li teneva uniti e al momento giusto li avvicinava e avvolgeva in un abbraccio. Tuttavia Erik lo aveva abbandonato, Kib era quasi sposato con la Vampire Hunter e Keitaro... beh con Keitaro il discorso era in partenza diverso. Mentre con gli altri due era Yami a chiedere protezione, era Yami a dipendere, era Yami ad essere debole, era Yami a doversi elevare, era Yami il piccolo, con Keitaro era il contrario. Non sapeva precisamente perchè come e quando l'ex-umano avesse cominciato a considerarlo quasi come un "idolo" o un esempio da seguire, ma era innegabile e più volte Yami stesso aveva visto dietro quel sorriso spontaneo un suo riflesso, che presto si sarebbe evoluto in ciò che probabilmente lui non sarebbe riuscito a diventare. Keitaro era un giovane bruco che con le giuste cure sarebbe diventato una delle farfalle più belle. Aveva bisogno solo di una guida, e Yami stava rivestendo quell'incarico. A tratti Yami credeva che presto prima o poi, per volontà propria o per volere del vento quella farfalla si sarebbe allontanata da lui per volare più lontano e più libera, e in effetti era pronto all'eventualità, sarebbe stato felice lo stesso.
Ringraziò, per quanto imbarazzo gli avesse creato, Shiehi con lo sguardo perchè sentire parole così tenere da uno freddo come lui, doveva essere davvero raro quanto una stella cadente.
Quando arrivò Rand, dopo la tempesta di emozioni che lo travolse per un pò e che gli impedì di capire altro oltre quanto fosse felice di rivedere suo padre e quanto avrebbe desiderato stare con lui e parlargli e raccontargli dei suoi amici e dimostrargli i suoi progressi con il suo potere e chiedergli della casa; ebbe un tuffo al cuore e si mise in ansia per Keitaro. Non sapeva come avrebbe potuto reagire, gli occhi di Rand erano disarmanti, lo sapeva bene e per un livello D era oltremodo difficile costringere la bestia in forma umana dentro di sè ad una distanza così minima dal piatto più prelibato che si potesse ambire.
In mente si ripetè un milione di volte
Kei, ho fiducia in te, so che puoi farcela! eppure qualche volta vide il suo sguardo vacillare, ma fortunatamente mostrò la sua alta abilità di conversazione e spontaneità.

Notò una certa tensione, celata da una ritrovata sicurezza nelle sue parole dovuta probabilmente alla capacità di Rand di anticipare cose non dette, del resto Yami non aveva detto assolutamente nulla riguardo a Keitaro.
Compagno di scuola... sembrò riflettere il Lord.
In questa casa attualmente d'intralcio non c'è nulla, non voglio che un simile pensiero sfiori nuovamente la tua mente. epilogò velocemente con Keitaro e si voltò verso Yami, o meglio verso le scale dietro Yami, il quale notò qualcosa nel suo sguardo e s'incupì di colpo, l'atteggiamento ansioso di Kamau e le rughe più spesse di Shiehi ora avevano un senso. C'era qualcosa che affliggeva Rand, qualcosa di cui loro non erano a conoscenza. A Yami ci volle poco per percepirlo e schiuse le labbra come a volergli dire qualcosa, ma poi si ritrasse.
Adesso, perdonatemi, ma ho bisogno di stare da solo.
Fece qualche passo e sorpassò Yami e quando era qualche passo dietro di lui echeggiò
Ci vediamo più tardi Yami...e mi raccomando assicurati che il tuo amico stia in ottime condizioni.
Per un attimo qualcosa di amaro si condensò sul palato del ragazzo col ciuffo e vi rimase a lungo. Non si voltò, ma avvertì quando il purosangue era fuori dalla loro portata e si avvicinò al compagno, che aveva lasciato troppo a lungo "solo".
Ehi, Kei... non sei andato bene. Sei andato benissimo. poggiò una mano sulla spalla per essere più convincente e sfoggiò uno dei sorrisi sinceri tipici del vampiro pallido. Quel sapore in bocca era diminuito ma non scomparso, tuttavia adesso nuove priorità scalavano le vette dei neuroni: Keitaro e le parole a riguardo del Lord, che cosa voleva dire? Sapeva che dietro quelle parole c'era dell'altro, ma non riusciva a capire cosa.
Yami, Reiko vi accompagnerà nelle stanze, ci vediamo in spiaggia. Anche Shiehi fu ermetico e scomparve, lasciando l'enorme sala ancora più vuota, fin quando non spuntò una giovane vampira che Yami non aveva mai visto prima, e fu allora che il suo cuore si riempì di gioia. Un'altra ragazza, Rand non era cambiato, e qualsiasi cosa fosse successa, manteneva il suo cuore d'oro. Per questo motivo aveva il preciso compito, Yami, di non cedere alla malinconia! Quando si ritrovò a sorridere e si ricaricò all'improvviso probabilmente risultò strano all'amico che evidentemente non sapendo ancora molto di Rand non poteva capire cosa significava una nuova domestica.
Presto gli avrebbe raccontato tutto, e avrebbe risposto ad ogni sua domanda, si leggeva perfettamente in volto che se avesse pazientato un altro pò gli interrogativi gli sarebbero scoppiati in gola più di una gomma da masticare troppo grande per essere ingoiata senza avvertire il vomito.
Furono sistemati al secondo piano, proprio come la prima volta che Yami arrivò lì, che bello pensò, aveva un gusto nostalgico ed era felice perchè avrebbe condiviso la stanza con Keitaro. Rand era così premuroso, sapeva che erano legati e sapeva che avrebbero avuto bisogno di intimità.
Posarono le borse ognuno sul letto, Keitaro si fiondò sul primo che trovò quindi al lato rispetto alla porta e Yami si accomodò su quello sotto la finestra, la stanza era spaziosa come ogni camera nella casa, del resto.
Imbarazzo? E perché mai?! Sono orgoglioso di te invece Kei.
Si fermò un attimo, gli sembrò per un attimo di assomigliare a Rand a parlare in quel modo, poi subito disintegrò quel ridicolo pensiero.
Vedi, sebbene conosca Drago molto bene, e vi sia un legame davvero forte, non mi è dato sapere tutto. Rand è capace di molte cose. Soprattutto quando si tratta di persone a lui care o che ritiene importanti riesce a leggere nei pensieri, penetrare i ricordi e forse prevedere il futuro. Sembra una favola per bambini, eppure è così. Rand avrà percepito qualcosa, forse la posizione del tuo corpo o il bagliore nel tuo sguardo, che suggerivano sete, dolore e domande.
Rimase un attimo a pensare, concedendo qualche secondo all’amico per elaborare ciò che aveva appena detto, poi il tono ammirato e nostalgico mutò in una cupa preoccupazione e in un assaggio di amarezza.
Purtroppo qualcosa tiene il Lord occupato e non può trascorrere con noi tutto il tempo che speravo, ho letto la fatica sul suo viso, per questo probabilmente stasera sarà l’unica occasione per te per parlarci.
Bravo così Yami. Keitaro è la tua priorità, Rand ha i suoi motivi, Rand aiuterà Keitaro.
Sai, la prima volta che fui portato qui, ero diverso. Quando uscii credetti di essere cambiato, quando invece avevo trovato solo il vero me stesso trai tanti specchi della mia anima. Ognuno vive di riflessi, ma prima o poi è costretto ad oltrepassare lo specchio riducendolo in frantumi. Il me stesso attuale era sempre stato dentro di me, non lo avevo solo riconosciuto. Il vero potere di Rand è questo. Per tutti, qui, è stato così. Per me, Rand però lo è stato due volte, perché due volte mi ha salvato la vita. Sono sicuro che presto sarà così anche per te, Kei.
Aveva cominciato a parlare come un fiume, perché da un lato si sentiva in dovere di dire quelle cose, da un altro gli erano uscite le parole senza che ci pensasse più di tanto, e poi sperava così di ridurre le domande del giovane sull’altro letto.
Qualche altro secondo di pausa, come prima, che ripensò alla figura di Rand e a quanto significasse per lui, e quanto avrebbe voluto che Keitaro si affezionasse a qualcuno allo stesso modo.
Proprio pensando questo distolse l’attenzione e lo sguardo dalla finestra che dava verso la spiaggia dove si sarebbero diretti più tardi ma prima di elaborare le informazioni visive qualcos’altro gli fece capire.
Due zanne affilate e forti erano conficcate a metà nella sua carne, dei rubini rossi erano semichiusi appoggiati sulla sua figura, degli artigli cingevano il suo esile corpo e lo tenevano protratto verso il predatore. Keitaro non seppe come si ritrovò sul suo letto sconfitto da una sete inaspettata e violenta da non dire nulla o fare il minimo rumore e fiondarsi sull’amico.
Era la prima volta che Keitaro lo mordeva, e in fin dei conti, forse era ammirevole. Semplicemente non pensava imprimesse così tanta forza nell’affondare i denti e tanta foga nel succhiare il suo nettare. Ebbe quasi la sensazione che quello non fosse più Keitaro, che qualcun altro avesse preso il suo posto e comandasse il suo corpo. Yami fissò gli occhi accesi del ragazzo nel buio della stanza
Beh, quantomeno adesso potrai prenderti tutte le risposte che vuoi, ne Kei?
Esatto, quella sensazione l’aveva provata solo un’altra volta in vita sua. Non stava sgorgando solo lava bollente suo vestiti e nella gola del vampiro, con essa un flusso consistente di ricordi veniva liberato. Una volta Erik quando lo morse lesse il suo passato e adesso Keitaro stava facendo lo stesso. Lo avvertiva, aveva la sensazione che insieme al sangue polvere di ricordi fluisse via da quei due buchi sul collo.
Lasciò andare la testa all’indietro a causa delle energie che si dimezzavano così che poteva vedere solo il soffitto.
Avevo sempre immaginato uno scambio di sangue tra me e te, sai Kei?
Avevo immaginato che sarebbe stata una promessa di fedeltà e amicizia.
Avevo immaginato che avrebbe risolcato il nostro legame.
Avevo però anche sempre temuto un tuo morso in preda alla sete, non era forse questo che voleva dire Rand prima?
Probabilmente non ricorderai neppure queste parole, è solo che all’improvviso mi sento un po’ vuoto, come quando volti pagina di un libro e ti accorgi che quello che avevi letto era il finale.

Si, era tutto così… così.
Il morso durava più del previsto, probabilmente era in astinenza da parecchio tempo e sicuramente la vicinanza di un livello A, come aveva scorto prima, lo aveva destabilizzato di molto, per cui era più o meno normale che bevesse tanto.
Adesso però il dolore si era acutizzato ogni goccia che usciva adesso faceva male.
Si sentì nudo in quella situazione, perché quelle iridi vermiglie avevano scavato nel suo passato e chissà cosa avevano potuto vedere, ricordi belli, ricordi brutti. Sicuramente saranno andati alla ricerca di qualche informazione sul Lord e forse… anche su quando Yami venne morso. Ripensò al suo nome… Yami, e al fatto che fu Tuon a chiamarlo così.
Era stato invaso all’improvviso, Keitaro era entrato in lui e spiato la sua intimità senza chiedere il permesso, ma sapeva che non doveva avercela con lui, anzi questo era il massimo che poteva fare per aiutarlo.
Sono stato bravo, eh Rand?
 
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Keitaro
view post Posted on 20/8/2014, 00:20




Con Yami bisognava avere pazienza, che prima o poi si sarebbero trovati e capiti. Fu invece un tempo assurdamente breve quello che passò tra quel pensiero e la materializzazione della più grossa paura del vampiro dai capelli rossi.
Stranamente, le avvisaglie che di solito precedevano una crisi questa volta erano state molto attenuate, non gli avevano dato il tempo di mettersi in guardia e così lui aveva continuato a comportarsi come se nulla fosse stato, fino a quando non arrivarono in camera.
Aveva annuito al discorso riguardante il Lord, pensando che in effetti era stato proprio come se i suoi pensieri fossero stati completamente alla sua mercé, e che dolore, domande, e sete sopratutto... di sete soprattutto stava iniziando ad averne, anche se più che sete avrebbe potuto esser definita voglia: voglia di sentirsi invadere dal profumo inebriante di un sangue puro, come l'ultimo dei level D.
Era normale, pensò, sarebbe passato stando per un po' lontani da quel salone dove ancora aleggiava la presenza del Drago.
I suoi occhi avevano seguito i movimenti aggraziati dell'amico e stava ascoltando le sue parole rivolgendo ad esse completa attenzione... almeno così credeva. Aveva, sì, un pizzico in gola, ma nulla di diverso dal solito, c'era abituato, non era cosa di cui preoccuparsi. Bastava fare un paio di respiri più profondi e sarebbe passato, come sempre.
Yami gli stava confidando qualcosa di importante rispondendo a una delle domande che aveva intenzione di fargli, e quel pizzico era solo l'effetto del purosangue ancora non completamente svanito dalla sua mente.
Forza, Keitaro, non lasciarti distrarre. Yami è orgoglioso di te, sii contento, non rovinare tutto...
Con un lieve fruscìo di lenzuola si mise a sedere abbandonando la posizione supina, ma fu colto da un giramento di testa. Non era niente, si era solo alzato di scatto, nulla di preoccupante.
La camera iniziò ad avere contorni sfumati, e il letto parve muoversi sotto di lui, ma sarebbero bastati un paio di respiri, magari una compressa. Giusto per essere sicuri, una compressa, solo per precauzione... una sola, per calmare l'affanno sarebbe stata sufficiente.
Si voltò nuovamente verso Yami, che adesso se ne stava in piedi davanti alla finestra a osservare chissà cosa, lui non si era ancora affacciato e non sapeva che lì sotto c'era la spiaggia dove avrebbero passato la serata.
Quegli occhi neri, pensò, non sapeva mai cosa stessero vedendo veramente, se la realtà di fronte a loro o il riflesso di una qualche realtà lontana: sembravano sforzarsi ogni volta, e guardare a un palmo dal proprio naso non è così faticoso. Yami pareva ogni volta doversi fare strada attraverso pesanti veli prima di riuscire ad afferrare quel che aveva di fronte, forse per questo rispondeva sempre dopo un po', dopo averci pensato a lungo.
Il letto iniziò a muoversi di più, tanto che Keitaro dovette tener ferma la propria testa per cercare di fermare tutto quel vorticare di cose, e nonostante ciò non vi riuscì.
Quello che per la prima volta mise piede sull'isola era uno Yami diverso, uno Yami che ancora non aveva frantumato lo specchio di se stesso...questo lui riusciva a capirlo molto bene e qualcosa dentro gli dava l'assoluta certezza che l'avrebbe capito ancor meglio dopo essersene andato da lì.
Non si trattava solo di ultimare la propria trasformazione da umano a creatura della notte, quella ormai era stata messa in atto molto tempo prima e con questo ci aveva già fatto i conti più volte. La vera trasformazione, quella forse che gli faceva più paura, era quella che riguardava il ragazzo, più che il vampiro.
Ci aveva pensato tanto a ciò che avrebbe significato completare il mutamento, e in fin dei conti era giunto alla conclusione che, nella pratica, la sua vita non sarebbe stata poi così diversa: persino la sete di sangue sarebbe stata minore, e paradossalmente si sarebbe sentito meno vampiro di quanto s'era sentito fino a quel momento. La vera trasformazione era stata già messa in opera nei mesi passati, e riguardava il suo essere in quanto persona, a prescindere dalla razza. Durante quei mesi in cui era stato lontano da casa aveva dovuto per forza cambiare modo di guardare alle cose, alla vita, agli affetti. S'era dovuto abituare all'idea di sopravvivere a tutti coloro di cui non aveva mai immaginato la morte, aveva dovuto accettare il compromesso di una vita - lunghissima - fatta di menzogne da dire a chi amava, di segreti bui lordi di sangue... aveva imparato ad essere "il solito Keitaro" anche se il giorno prima le sue mani avevano ucciso un uomo.
Il vero cambiamento, in lui, era iniziato prima ancora di accorgersene come un'esigenza imprescindibile per salvaguardare le poche persone a cui teneva veramente, e Keitaro, da ragazzo semplice che era, si era trovato improvvisamente adulto e bugiardo.
Bere il sangue di Victoria era come dire "sì, lo voglio" dinanzi a tale prospettiva pressoché eterna e dire addio per sempre all'innocenza.
Non è un dramma, diceva a se stesso quando ci pensava. È un momento che prima o poi arriva per tutti, vampiri e non. Il momento di crescere. Crescere, e iniziare a nascondere parti di sé, è normale. Fare ciò che si deve, invece di ciò che si vuole, è normale. E che cosa mi aspettavo? Di poter essere libero per sempre? Shikatanai. Così è, non c'è niente da fare...
Lo pensò anche in quel frangente, proprio mentre la testa iniziava a dolergli sul serio e le zanne erano già pronte, proprio mentre un riflesso rendeva splendente la pelle del giovane in piedi alla finestra... Chi era quel ragazzo?
Strinse appena le palpebre per mettere meglio a fuoco la sua figura, ma non riuscì ad associarle un'identità.
La persona con lui nella stanza girò impercettibilmente il capo, e gli occhi del vampiro si accesero di sete, e il corpo del vampiro si mosse senza far rumore. Una ciocca di capelli corvini si separò lasciando intravedere del bianco al di sotto di essi, e fu tardi per dare un nome alla preda.
Le prede, è bene non abbiano nome.

Immediatamente il sangue si liberò dalla ferita impressa sul collo del ragazzo, che non oppose resistenza e anzi, facilitò il pasto ad un Keitaro ormai privo di freni. Il suo corpo era percorso di brividi come mai prima di allora, e la sua mente completamente svuotata, pronta ad accogliere ciò che con quel sangue sarebbe arrivato a riempirla. Non le parole dell'amico, bensì frammenti confusi di immagini e altre parole lontane, voci che non riusciva a riconoscere... e l'ululato del vento, fortissimo, a coprire ogni cosa.
Il suo corpo si stava riscaldando, o almeno questa era la sensazione dominante mentre il liquido purpureo continuava a fluire dalle vene di Yami alle sue: era qualcosa che non voleva finisse mai, fosse stato per lui mai avrebbe posto fine a quel morso... avrebbe continuato ancora, e ancora, fino a quando nulla sarebbe rimasto di cui saziarsi: né sangue, e né ricordi.
Keitaro aveva già affondato i propri denti e bevuto da alcune persone, eppure mai gli era capitato di "vedere" in quel sangue, annegarvi fino a perdere ogni cognizione del tempo. In poche parole, mai la sua anima era stata messa in una comunicazione tanto profonda con nessuno, prima di allora.
Peccato solo non riuscisse ad averne la percezione: il suo "io" era perso ormai, divenuto un tutt'uno con quello della vittima stretta in un abbraccio potenzialmente mortale, proprio da quelle braccia che le avevano regalato conforto e appoggio in tante occasioni.
E sentì di voler piangere, di dover piangere come un bambino. Sentì il suono della pioggia e freddo, un freddo indescrivibile nelle ossa. Gli doleva il collo, e aveva sete.
La stretta si rinsaldò, sulla nuca dell'amico, i corpi si sbilanciarono. Caddero in terra entrambi, ma Keitaro non sentì il contatto col pavimento e continuò a stringere e ad affondare le zanne in preda alla paura, e alla fame.
Quella paura non era la sua, eppure gli stava dentro perniciosa come il rumore incessante di pioggia, e tuoni, e fulmini di cui non v'era traccia nell'isola in cui si trovavano.
Vide un drago che si contorceva su se stesso, come fluttuasse in una specie di cielo fumoso e scarlatto, e di nuovo una sensazione che non era la sua si impadronì di lui. Era felice, adesso, stava tornando a casa. La parola "mamma" gli riempiva ora la testa, ma il suono dolce che aveva all'inizio diventò sempre più duro, sempre più disperato.
"MAMMA!" urlò dentro di sé, e si sentì perforare da un dolore lancinante più e più volte... e il dragone che fluttuava nel cielo rosso strinse tra gli artigli una donna bionda, bella, ma con mani troppo grandi per essere quelle di una donna. Le mani erano piene di sangue. E lui era sempre più debole e confuso.
Una delle due mani stringeva un coltello. La donna sparì. Il dragone si inarcò e scomparve.
Al suo posto un uomo senza capelli aveva lo sguardo spento, sembrava un pupazzo.
Una voce femminile parlava di soldi, e l'uomo affondò il pugnale una, due, tre volte... poi perse il conto.
Nella stanza, nel mondo reale, il corpo di Keitaro si contrasse, divenne un pezzo di legno, invaso da un dolore atroce. Strinse ancora Yami, come se questo potesse calmare la potenza di quell'incubo.
"Papà..." pensò, stremato, coi pensieri di un bambino che non era lui. E pensò che avrebbe lasciato fare. Che se volevano potevano farlo. Che forse aveva fatto qualcosa di male, e forse se lo meritava. Pensò che forse non doveva tornare a casa così tardi, che la prossima volta non li avrebbe fatti arrabbiare...
E poi divenne tutto nero. Nel buio, si alzò un vento fortissimo e il dragone tornò, e lui si sentì cingere e poi cullare delicatamente dal corpo rugoso, riscaldato dal fiato dell'animale, e finalmente ebbe pace.
Una voce di ragazza gli sussurrò una parola all'orecchio, che a lui parve avere la dolcezza del miele.
...."Yami"....
Yami... Ripeté mentalmente con la sua, di voce. Yami... era il nome... Yami...

Si staccò come se d'improvviso il corpo dell'amico fosse ricoperto di spine. Quasi lo scacciò da sé, e i suoi occhi ancora accesi lo fissarono sbigottiti come se lo vedessero per la prima volta.
Da quegli occhi scendevano, senza che lui potesse frenarle,delle lacrime silenziose.
La bocca era ancora grondante di sangue e l'ex-umano non capiva ancora bene dove si trovasse, né cosa fosse successo.
Sentiva solo un groppo in gola che gli impediva di parlare mentre, con espressione sempre più angosciata, fissava l'altro.
Yami... ora lo riconosceva. Possibile che ciò che aveva visto fosse successo veramente?
Con un movimento brusco e ancora un po' scoordinato si portò le mani a coprire il volto: pian piano la coscienza stava tornando, e con essa la percezione di quanto orribilmente si fosse abbattuto su quello che considerava uno degli amici più cari, e di quanto terribili fossero i ricordi che quel ragazzo si era portato dentro per tutto il tempo.
Quando tornò del tutto in sé vide le sue mani macchiate di rosso, poi i suoi occhi si incatenarono a quelli dell'amico e silenziosamente lo supplicarono di perdonarlo. Per ciò che aveva fatto. Per ciò che aveva visto. Per ciò che non aveva fatto.
Sarebbe stato impossibile domare l'ondata di emozioni che in quei pochi attimi aveva invaso il povero ex-umano, ma tra tutte a spiccare fu un senso di rabbia mista a schifo profondo che gli si dipinsero tal quali sul volto un po' più emaciato del normale.
Non avrebbe voluto che Yami lo vedesse in quel modo, ma non riuscì a nascondere quel genere di espressione e così, prima di accasciarsi per il troppo sangue perduto, l'amico trovò proprio quello sguardo, poi chiuse gli occhi, e svenne.
Keitaro si precipitò su di lui sconvolto, credendo di averlo ucciso esattamente come aveva fatto con i due ladri durante l'attacco alla scuola. Lo prese di nuovo tra le braccia, sudando freddo, e lo scosse pregando che si riprendesse: si calmò solo quando, chinandosi sulla sua bocca ne sentì uscire una specie di soffio. Era vivo. Ma era stato lui a ridurlo così, non se lo sarebbe mai perdonato.
Delicatamente lo prese in braccio e lo depose sul letto lì accanto: magro e leggero, pallido...chissà quanto male gli aveva fatto mordendolo... e non solo, come se non bastasse aveva anche spiato una parte di lui così intima e segreta. Era successo anche con Victoria, a parti invertite, e se lo ricordava perfettamente quanto si sentì violato in quel momento, stupido d'un livello D!
Si sedette accanto a quel corpo inerme, e stette a guardarlo per un po'. Tutto sommato aveva un'espressione abbastanza serena, ma allora?
Possibile? Era mai possibile che qualcosa del genere fosse accaduto davvero? Eppure il dolore che aveva provato era nitido, preciso, volendo avrebbe potuto toccare là dove era stato colpito e localizzare con esattezza il punto in cui il coltello era affondato... Possibile che fossero solo fugaci rielaborazioni della mente, quelle immagini che aveva visto, quelle sensazioni disgustose che aveva provato? E se tutto fosse stato vero, se fosse accaduto proprio a Yami...
Distolse lo sguardo verso un punto alla sua destra, sul pavimento.
Se fosse stato tutto vero, molte cose avrebbero trovato una spiegazione.
Che cosa ti hanno fatto, amico mio...e che stupido sono stato. Non ho capito proprio niente... e lì come uno scemo ti ho parlato per ore della mia famiglia. Ti ho perfino invitato a conoscerla. Perché non mi hai detto di no? Perché mi hai lasciato gettare sale sulla tua ferita?
In lontananza, appena attutito dalle imposte socchiuse, il rumore di bicchieri e stoviglie che venivano disposti su di un lungo tavolo in spiaggia faceva da sottofondo - decisamente inopportuno - al monologo interiore di un Keitaro che, ancora una volta, aveva sbagliato tutto.
Proprio sotto alla loro finestra quattro cameriere in uniforme nera si affaccendavano ad addobbare la tavola con fiori e candelabri, mentre un paio di maggiordomi disponevano in maniera impeccabile vino e bicchieri. Gli sembrò perfino di sentire voci di ragazzini: quante persone abitavano in quella casa?
Quanto tempo era passato? Probabilmente fra non molto sarebbe stata ora di cena, e loro due erano attesi, Yami soprattutto, e non poteva certo presentarsi in quelle condizioni al cospetto di tutti! Dannazione, il Lord aveva ragione a dubitare di lui e della sua forza di volontà!
Si voltò nuovamente verso il vampiro svenuto: c'era una sola cosa da fare se voleva che si ristabilisse.
Dopo Victoria, nessuno mai aveva assaggiato il suo sangue, lui non l'aveva permesso a nessuno, ma era il minimo che potesse fare adesso. Liberò quindi gli artigli dalla sua mano destra, e con l'indice impresse un piccolo taglio all'altezza della giugulare, non molto lungo ma sufficientemente profondo da sanguinare copiosamente, e si chinò, poggiandosi coi gomiti sul cuscino in modo da far arrivare qualche goccia sulle labbra dell'amico. Rimase per un po' in quella posizione: sperava che l'odore e il sapore di quel sangue avrebbero portato l'amico a berne di più. Gli avrebbe fatto bene, questo era l'importante, anche se era terrorizzato all'idea di esser morso di nuovo.
Come fanno i vampiri, eh Yami? - sussurrò piano piano, quasi al suo orecchio - Mi dispiace amico mio, non avrei dovuto... Adesso, anche se volessi, non potrei più ridarti quello che hai perduto...-
Era quasi sicuro che non potesse sentirlo, ma non importava, doveva dirgli una cosa a tutti i costi, perché quel bambino non pensasse ancora di essere la ragione di un tale abominio.
Ehi, Yami... Non è stato colpa tua. Non è colpa tua.
Fuori, sotto una leggera brezza e l'ombra di una luna crescente appena visibile nel cielo vespertino, Shiei guardava in alto in direzione del secondo piano, con espressione preoccupata.


Fallen scusami se non ho introdotto a pieno la cena... è che mi è presa con la descrizione del morso e spezzare a questo punto mi pareva un peccato! Senza contare che la risposta è venuta già chilometrica così XD


Edited by Keitaro - 20/8/2014, 01:38
 
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view post Posted on 31/8/2014, 21:17

Endymion: Every night i wait for my sweet Selene...

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Dopo l'ultima briciola di tenace forza, che gli permise di rivolgere il suo pensiero verso suo Padre, perse i sensi.
Pensò a Rand, che chiuso nella sala delle Famiglie, probabilmente, trai tanti impegni, per un attimo in quell'istante aveva incontrato lo sguardo dello Yami in fotografia. Ebbene si, ormai era stato appeso anche lui su quel muro e così Rand gli dedicò un'occhiata paterna e soddisfatta, fiero che avesse adempito al suo compito e fosse cresciuto così tanto.
Mentre una parte del suo passato veniva sprigionata e l'aria della stanza ne diventasse satura, la luna cominciava a sgomitare tra le stelle, quando fu abbastanza alta da penetrare dentro la stanza attraverso la finestra e posò il suo bagliore sull'inerme Yami, gli chiuse dolcemente le palpebre e lo fece sprofondare in un sonno senza sogni.
Keitaro non aveva smesso un attimo di succhiargli l'anima, nemmeno quando le immagini, i suoni più cruenti erano stati capaci di scuoterlo, farlo tremare e piangere le lacrime che Yami non seppe tirar fuori da bambino.
Quando il flusso terminò, sentiva un enorme vuoto per tutto il corpo, per un attimo si sentì come un uccellino, con le ossa cave, eppure egli non era in grado di volare, sentiva più che altro una leggerezza innaturale e troppo indipendente per essere controllata. Era come se se stesso continuasse a vivere nel sangue che ora fluiva in un corpo estraneo e non nel suo, era come se il vero Yami si fosse trasferito e unito con Keitaro e adesso non rimaneva che una carcassa vuota senza espressione e senza pensiero. Una buccia di bacca goji da gettar via, priva della sua polpa miracolosa. Ebbe la possibilità, prima che la sorella Luna lo addolcisse con la sua ninna nanna, di incrociare il viso di Keitaro, era completamente diverso da prima, ma non poteva dire che era tornato lo stesso amico che conosceva. Era come se d'improvviso alcuni segni dell'età fossero visibili sul suo bel faccino fresco di gioventù.
Accennò un sorriso, o almeno pensò di sorridere, ma non seppe se era ancora in possesso del suo corpo o meno, poi fu la precoce notte.

Un odore solleticò le narici e un pizzicore in gola lo fece lentamente rinvenire, quando sentì la bocca accarezzata da qualcosa di caldo e l'orecchio cullato da parole di cui non distingueva il suono, ricordò cos'era successo e immaginò il resto.
Quindi scosse la testa di lato non appena collegò ed evitò quindi di bere il sangue che il vampiro stava gentilmente offrendogli.
Alzò faticosamente il palmo destro e lo pose sulla ferita che si era da solo inferto
Non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere.. voleva continuare facendo una battuta, ma quando si rese conto che il suo tono di voce era più debole del previsto e faceva più fatica a parlare di quanto si aspettava lasciò la frase a metà, sarebbe stato più naturale se al risveglio avesse sparato una delle sue pseudo battute che facevano ridere il compagno solo per compassione. Ma dopo un sospiro rumoroso con cui ossigenò un pò il corpo, subito si alzò con l'aiuto di un gomito sul materasso e immediatamente portò le mani alle guance dell'amico e lo fissò negli occhi
Ehi, stai bene? la velocità del suo gesto preoccupato però gli provocarono un forte giramento di testo e si ritrovò a chiudere un occhio per delle fitte di dolore al collo.
Aveva temuto il peggio, pensava che se non ucciso dalla bestia sopita in Keitaro, l'amico potesse essere stato ammazzato dall'angelo che era in lui, che sicuramente era stato messo a dura prova a contatto con i ricordi di Yami e il suo corpo degente per chissà quante ore. Non gliene importava niente della ferita, del sangue, e del resto, Keitaro doveva stare bene, perchè una svolta importante nella sua vita era prossima, e questo bastava.
Dopo essersi accertato della sua salvezza, si alzò dal letto evitando di parlare dell'accaduto e non provò neppure a spiegare perchè aveva rifiutato il suo sangue, presto lo avrebbe scoperto. Perciò dipinse un sorriso in viso e voltandosi come se nulla fosse verso la cometa nella stanza e disse:
Su prepariamoci, siamo in ritardo per la cena!
Dopo un attimo di esitazione si fionda sulla valigia con l'aria decisa.
Non possiamo andare con questi abiti!
Ne estrae vittorioso la divisa che accuratamente aveva riposto prima di partire, era la divisa della famiglia. Pantaloni e camicia bianchi, semplici eppure eleganti, dal cotone leggero che lasciava passare l'aria e metteva in risalto il corpo flessuoso del ragazzo col ciuffo, facendolo quasi sembrare una linea retta in mezzo al buio. A capegiare sul colletto lo stemma della famiglia inciso con filo d'oro, il drago. All'altezza del petto invece vi era una rosa blu, rara eppure sfavillante ancora lì intatta, dopo un processo di essiccazione che la manteneva sempre bella e la rendeva immortale. Con un pò di attenzione era possibile vedere le stesse rose blu quasi ovunque all'interno e all'esterno della casa, Tuon le amava, ed era stata lei ad appigliargliela in petto, come fosse stato un membro d'onore. Ma quella sera la rosa doveva profumare qualcun altro, il vero membro d'onore. Staccò con delicatezza l'aromatico fiore e lo appuntò all'altezza del cuore di Keitaro, dal suo sguardo intenso, anche senza parole a riguardo, doveva intuirsi che aveva un valore immenso e poi così, doveva far sentire il vampiro a suo agio. Aggiunto il tocco blu, esclamò Possiamo andare! tuttavia prima di scendere dagli altri, si specchiò al vetro della finestra e sistemò il collare di raso nero in modo che coprisse i buchi del morso che, troppo profondi, erano ancora visibili.
Notando una certa preoccupazione nello sgurdo di Keitaro e anche lui stesso incerto su cosa pensare su quello che era successo, prese per mano l'amico con la rosa blu e lo condusse con sè verso la spiaggia. Quando lo fece divenne un pò rosso e in mente si ripeteva
Stai zitto e cammina, stai zitto e cammina! e questo aveva tutta l'aria di un rimprovero a se stesso e un ordine silenzioso verso Keitaro. Beh si, era un gesto insolito e in altre occasioni forse equivoco per qualche occhio ignorante, ma era stato un gesto d'impulso, sentiva il bisogno di farlo, era un pò come un abbraccio, come quegli abbracci lunghi che si erano spesso dati, solo che erano in ritardo e non potevano abbracciarsi camminando. Senza contare che a stento si erano guardati negli occhi per più di 3 secondi, e un abbraccio quindi non erano ancora pronti a darselo. La presa era abbastanza stretta, cercava sicurezza e ne infondeva allo stesso tempo, erano parole non dette raccolte in un tocco.
La tavola era già apparecchiata e i domestici stavano ancora trotterellando aggiustando le ultime cose prima che gli ospiti arrivassero. Sul posto finora vi erano solo Shiehi e Kamau, il primo in piedi, di spalle alla stanza che prima aveva osservato con amarezza, rivolto verso il mare, e Kamau che invece parlottava con i domestici di tanto in tanto.
Una voce profonda da dietro sciolse l'imbarazzo prima che arrivassero in spiaggia
Sareste così gentili da accompagnarmi al banchetto? Era Rand sbucato da chissà dove che li aveva raggiunti sorridente e sottratti a prevedibili momenti di silenzio al tavolo.
Chiaramente i due si fermarono e aspettarono che li raggiungesse, quando fu vicino guardò tiepidamente Yami e gli disse Non vorrai che ti ricordi così, vero? e gli scompigliò un pò i capelli, alludendo forse al fatto che non aveva proprio una bella cera. Bravo ragazzo. aggiunse in un sussurro. Così Yami ebbe paraticamente la conferma delle sue supposizioni. Drago aveva già previsto ciò che si sarebbe consumato in quella camera e implicitamente aveva chiesto a Yami di comportarsi esattamente come si era comportato, o meglio sperava che l'avrebbe fatto, per il bene dell'amico in visita e per dare un senso al tempo che il Lord avrebbe speso con lui. Si voltò quindi verso il livello D Spero che la casa sia stata di tuo gradimento, adesso dopo aver mangiato un boccone ti farò vedere la spiaggia e il posto preferito di Yami.
Il ragazzo col ciuffo voleva replicare, ma in fondo a cosa sarebbe servito? Il rossore in viso ormai l'aveva già tradito. E così avrebbero parlato nella grotta... si chiedeva cosa avrebbero detto a Shiehi e Kamau.
Yami, dimenticavo quanto ti stesse bene l'uniforme della casa! irruppe Shiehi avvertendo la loro venuta nonostante fosse girato Che ci fa la rosa di Tuon su Kei..lì? soggiunse Kamau. Beh, Yami sperò che ormai Keitaro ci aveva fatto l'abitudine ai modi strampalati e diversi che avevano lì nella famiglia. Kamau era indelicato come sempre tanto da sostituite "quello lì" con "Kei-lì" e Shiehi accogliente ed enigmatico. Erano semplicemente loro, e li adorava per questo. Vi prego, signori accomodatevi. accelerò il purosangue. Fu servito loro del cibo normale, erano ricette semplici, che non davano l'impressione di essere costose, eppure avevano un sapore impeccabile. Durante il pasto infatti Shiehi spiegò accuratamente la sua precisa filosofia - essendo lui a fare il menù e ordinare in cucina- dei sapori essenziali, della terra, delle loro proprietà e qualità e della loro indispensabilità. Da vero maestro zen sottolineò la necessità di nutrirsi e non di mangiare, esorcizzando il piacere della gola, ma dopo 2 o 3 portate il Drago fece segno ai due giovani rampolli di seguirlo, evidentemente il tempo per lui era scaduto, così mentre a tavola si chiedeva una pausa e i due vampiri non cinvolti si intrattenevano con le note dell'arpa di Kanade, loro tre s'incammianrono sulla sabbia.
La luna sembrava specchiarsi vanitosa nell'acqua e vaneggiarsi nel cielo privo di nuvole, sembrò che al riconoscere le tre sagome a riva, aumentò la sua lucentezza come una diva dello spettacolo e sussurrò ad ognuno un dolce canto. La spiaggia aveva una forma a C, era un'insenatura così ad una estremità si aveva un ammasso roccioso verso cui si dirigevano e dall'altro dal quale provenivano vi era la dimora con dietro fitta vegetazione.
Il tragitto fu silenzioso a parte sguardi complici tra Yami e Keitaro, Keitaro e Rand, Rand e Yami e luna e sabbia. L'acqua era calma e danzava tranquilla in un lento corteggiando la vergine spiaggia.
Qui è dove usavo allenarmi, qui ho capito la vera essenza del mio potere.
Disse Yami appena giunti all'incavo nella roccia. Per terra era per metà acqua per metà terra, quando c'era l'alta marea invece la sabbia spariva completamente. Non era molto profonda, anzi, da solo Yami con le sue ali d'aria era capace di occuparla interamente, ma vi era attaccata alla roccia una sporgenza che sembrava formare un gradino su cui potersi sedere comodamente. Una specie di divano nella roccia, era come se in quel modo ci si accomodava dentro la natura e si veniva inglobati.
Qui è dove tu capirai la tua essenza. disse questa volta il purosangue rivolto all'ex-umano.

Perdona la sinteticità, ma era un momento un pò brutto in quanto non potevo andare troppo oltre perchè adesso in effetti è Keitaro che deve parlare con Rand e non poteva essere il contrario per cui, mi sono limitato ad introdurre la cosa :)
Scusami per il ritardo ma come ho detto è stato anche un pò il disegno a rallentarmi, ma alla fine ce l'ho fatta!
 
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Keitaro
view post Posted on 15/10/2014, 01:23




Pochi movimenti appena accennati sotto di lui gli fecero capire che Yami si stava pian piano risvegliando. Era trascorso solo qualche minuto, ma con tutto ciò che gli era passato per la testa era sembrato un'infinità di tempo, tanto da fargli temere il peggio. Invece, sebbene a fatica, l'amico in qualche modo percepì l'odore del sangue e lui chiuse gli occhi, preparandosi a ricambiare l'offerta di cui aveva già - fin troppo - approfittato.
Ripercorse in un attimo le sensazioni di cui aveva solo vaga memoria: dapprima i denti, affondando, avrebbero prodotto un lieve dolore simile a puntura di spillo e poi, stringendosi il morso, il dolore sarebbe stato maggiore e lui avrebbe dovuto cercare di trattenersi per non divincolarsi. Infine, avrebbe sentito il proprio sangue venir succhiato via... la cosa più brutta di tutte, ciò che per molto tempo dopo la sua prima trasformazione aveva occupato i suoi incubi, eppure adesso, nonostante la paura non fosse scomparsa, in qualche modo quasi desiderava che Yami potesse portare a termine quell'atto così terribile.
Il tocco che sentì nel punto in cui aveva aperto la ferita, tuttavia, non fu nulla di quanto si aspettasse: non zanne a conficcarsi nella sua pelle, bensì una mano a toccargliela leggermente... che cosa era successo?
Riaprì gli occhi e trovò un volto pallido dall'espressione quasi contrariata, espressione cui lui oppose uno sguardo decisamente stupito, se non un po' deluso.
Avrebbe dovuto essere contento, e invece quella sorta di rimprovero che ricevette gli arrivò quasi come una doccia fredda, sgradevole. Rifiutare un'offerta del genere quando si vedeva da lontano che ne aveva bisogno, era irragionevole, se mai un minimo di ragionevolezza poteva esser rintracciato in tutto ciò che era accaduto fino a quel momento, e poi... e poi riaprendo gli occhi e guardando per un attimo Yami, non poté fare a meno di chiedersi perché: perché non poteva essere lui, adesso, a rimediare al proprio errore per quanto gli era possibile?
Ma distolse immediatamente lo sguardo. Forse lui credeva di avergli fatto un favore, e invece aveva solamente peggiorato il suo senso di colpa.
Mentre iniziava a spostarsi da quella posizione rivelatasi completamente inutile, una momentanea sensazione di frustrazione lo portò a mordersi il labbro, sensazione di cui non fu pienamente consapevole dato il turbamento che ancora lo pervadeva, ma che dovette mostrarsi chiaramente attraverso i suoi lineamenti e che evidentemente portò Yami stesso a preoccuparsi. Le mani da cui era stato appena rifiutato gli presero dunque il viso e lo costrinsero a girarsi nuovamente dalla loro parte: faccia a faccia, era inutile adesso cercare di nascondere la propria espressione completamente spaesata, palesemente intristita.
Di tutto ciò che aveva provato in quei pochi minuti Keitaro non seppe proprio cosa pensare: era un tale miscuglio di emozioni sue e non sue, che arrivavano a ondate senza che nulla potesse aiutarlo a distinguere le une dalle altre. Di chi era stata quella disperazione? E la paura, di chi? E di chi era, adesso, quella cosa che somigliava così tanto alla rabbia?
- Sei tu quello orizzontale - disse, con un pizzico di irritazione nella voce. Peggio, andava sempre peggio. Sapeva di non essere lui quello nella posizione di arrabbiarsi, ma non ci riusciva. Non era ancora completamente in sé, non era neanche capace di mostrare quanto affetto provasse per quel ragazzo che, generosamente, gli stava offrendo la possibilità di evitare di ripetere un'esperienza per lui traumatica, rinunciando a del sangue di cui aveva bisogno. Questo lo rese ancor più nervoso. Allontanò le mani dalle sue guance, le rimise sul letto. Poi si alzò, e si sforzò di sembrare tranquillo.
- Scherzavo - abbozzò un sorriso, mentre si allontanava verso la finestra.
Quando lo vide far ciò, Yami pensò di approfittarne per ricordargli della cena, con un tono fin troppo allegro, almeno per le sue orecchie. Detto ciò cominciò a prepararsi, ma lui non mosse un passo: sguardo fisso oltre i vetri.
La cena... Come avrebbe potuto affrontare di nuovo il padrone di casa dopo una cosa del genere? Se prima si era sentito nudo al suo cospetto, adesso sarebbe stato nudo e sporco, di fronte a lui.
Ma l'altro sembrava non curarsene, e si fiondò sui bagagli esattamente come aveva fatto il giorno della partenza, con lo stesso zelo, non fosse per la strana aria che regnava lì dentro nonostante gli sforzi.
Dopo esser stati così vicini, dopo che le loro due anime - o comunque si voglia chiamarle - si erano toccate, confuse al punto da rendersi indistinguibili, si ritrovò a fingere e a pensare che era così ridicolo sperare che servisse a far tornare tutto come prima, e d'altro canto lui non sperava in ciò, tutt'altro.
Ad un tratto, fuori dalla porta della loro camera, sentì dei passi che si fermavano, poi un lieve rumore come di qualcosa che veniva adagiata per terra, e poi di nuovo passi che andavano via. Si voltò, col dorso della mano si asciugò il piccolo taglio sul collo e, interrogando l'altro con lo sguardo, si avviò circospetto ad aprire.
Nel corridoio non c'era nessuno, ma ai suoi piedi giaceva una scatola chiusa. Sollevò appena il coperchio per sbirciare e vi trovò all'interno una camicia candida, di cotone dall'aspetto appena traslucido, con un minuscolo decoro in filo d'oro all'altezza del colletto. Richiuse il pacchetto e lo portò dentro.
- Pensano proprio a tutto, qui... - gli sfuggì insieme a un sorriso a malapena accennato. Anche Yami sorrise appena. La camicia somigliava alla sua, che ancora non aveva avuto il tempo di indossare e che aspettava quindi diligentemente posata su di una gruccia, con l'unica differenza che il ricamo impresso su quella del livello D era molto più piccolo e stilizzato. Era la divisa per gli ospiti, pensò.
Per gli ospiti che hanno appena sporcato di sangue i propri abiti. Lo sapevano già, era evidente.
L'ospitalità del Lord somigliava sempre più a un test.
Ad ogni modo, dal momento che prima o poi avrebbe dovuto rassegnarsi a raggiungere gli altri, si risolse ad andare in bagno per una doccia lampo e per darsi un aspetto almeno presentabile. Quando ne uscì il suo collo era ormai perfettamente normale, dopotutto al contrario di Yami non aveva subito un morso violento, ed era vestito di tutto punto con un paio di pantaloni neri e la fantomatica camicia d'ordinanza.
Nel frattempo anche l'altro aveva ultimato i preparativi, e quando se lo trovò davanti sorridente ebbe l'impressione di essersi svegliato in quel momento da un brutto sogno, e di trovarsi di fronte un'altra persona.
Forse anche Yami, a giudicare dalla sua faccia, pensò la stessa cosa.
Dentro quei vestiti erano pari, due sconosciuti: l'uno non conosceva la persona che Keitaro stava per diventare, e l'altro non conosceva la persona che Yami era abituata ad essere lì dentro.
Si lasciò addobbare con quella rosa assurdamente profumata: era in tutto e per tutto uguale ad una rosa appena colta, ma qualcosa di inspiegabile rendeva chiaro che non lo fosse. Se la lasciò appuntare sulla stoffa bianca, e pensò che Yami era già così, che lui lo sarebbe diventato a breve. Non poteva far finta di niente.
- Ehi, Yami... - disse improvvisamente prendendogli il polso proprio mentre l'altro lo stava ritirando.
Dimmi che cosa stai pensando per favore...
Si interruppe non appena notò lo sguardo intimorito dell'amico, intuendo che in quel momento stava pregando di non iniziare alcun confronto su quanto accaduto, e lo lasciò andare.
- Niente...- sussurrò, sorridendogli - Adesso sì che sono pronto, a quanto pare. Andiamo. -
Non era pronto neanche un po'.
Con quel profumo nelle narici e con le gambe che gli tremavano, si incamminò dietro al vampiro. Ad ogni passo sentiva l'ansia crescere ed il culmine lo toccò quando lo vide avvicinarsi ad uno specchio per posizionare meglio il suo collare di velluto, in modo da nascondere il morso. Si fermò di colpo, incapace di proseguire. Poteva coprire i segni con quel che voleva, ma a quel banchetto non ci sarebbe stata una sola persona a non accorgersi di quel che c'era sotto... ancora una volta non capiva cosa stesse passando per la testa a Yami, se lo stesse detestando con tutte le sue forze o se l'avesse in qualche modo già perdonato.
Appena accortosi della sua assenza, l'altro tornò indietro a recuperarlo, e lo prese per mano. Nella gola del livello D si formò un tale groppo che se solo avesse detto qualcosa sarebbe scoppiato in singhiozzi. No, non era pronto, dannazione, se già un semplice gesto come quello di esser preso per mano gli provocava uno scombussolamento simile.
Quella stretta però, non era nulla di semplice. Yami stava facendo fatica adesso, forse molta più di lui, ma quel contatto apparentemente insignificante gli diede la forza di affrontare le ore successive, perché gli sembrò finalmente di capire cosa stava provando l'altro, e che quel sentimento non era odio nei suoi confronti.

Per tutta la cena non prestò quasi attenzione a nulla: né a Kamau che non mancava mai di mostrargli la sua diffidenza, né a Shiei nonostante il suo carisma, e neppure alle pietanze in tavola, delle quali non sentì il sapore. I suoi pensieri, guidati dolcemente dalle note dell'arpa di Kanade, erano già rivolti altrove: agli occhi del Drago della visione, così impressionantemente uguali a quelli del Lord seduto a capotavola...e alle parole che attendeva pronunciate dalla sua bocca.
E quelle parole arrivarono non molto dopo. Con gentilezza il padrone di casa si congedò, insieme con i due ragazzi, dicendo di voler mostrar loro qualcosa prima di tornare ai suoi impegni.
Ci siamo, pensò Keitaro. Adesso non posso proprio più scappare. Sta succedendo tutto troppo in fretta. Troppo in fretta.
In realtà sapeva perfettamente che in qualunque momento a lui sarebbe sembrato troppo presto, ma l'ansia continuava a montargli dentro, peggiorata dal silenzio rotto solo dal rumore del mare e dalle note in lontananza. Come tanto tempo prima, ricominciò perfino ad aver paura del buio.
I tre avanzavano ora lungo la spiaggia, i loro passi resi silenziosi dalla sabbia, e ad ogni passo il cuore dell'ex-umano, così come la sua andatura, si faceva sempre più pesante. Stavolta fu lui a cercare la mano e la comprensione di Yami: in quel momento era il solo a poter capire, a poterlo aiutare.
Gliela strinse con forza, ma guardò sempre avanti: se si fosse voltato temeva che sarebbe accaduto qualcosa di irreparabile, come in quella storia greca della statua di sale, ma intanto il suo cervello non trovava pace.
Un momento prima si sentiva stretto in un angolo, senza possibilità di scampo, quello dopo invece invocava lo scorrere veloce del tempo per portare finalmente a termine la sua trasformazione e non pensarci più.
Così facendo, non sarò più un pericolo per nessuno, giusto? Giusto.
E potrò finalmente riabbracciarla senza paura di farle del male... giusto? Giusto.

E se qualcosa andasse storto? Se il sangue che mi ha dato Victoria non fosse più in grado di trasformarmi?
Ancora pochi passi, stavano per arrivare, perfino il Lord smise di camminare veloce.
E se questa notte...io morissi nel tentativo?
Era la prima volta che pensava a un'eventualità come quella.
Se morissi, chi lo direbbe ai miei genitori, ai miei fratelli?
Istintivamente strinse più forte la mano di Yami.
E se anche non morissi adesso... che cosa ne sarà di me, d'ora in poi? Cosa dovrò farmene della vita?
D'improvviso si impadronì di lui la paura che una vita tanto lunga dovesse per forza essere una vita tanto triste, e solitaria.
Sarebbe stato come nascere da capo, e dover ricominciare tutto in modo completamente diverso: ne avrebbe avuto la forza?
Cosa... sentivano, i vampiri? Quale era il loro modo di amare, odiare, vivere? Sarebbe mai riuscito a sentirsi, veramente, uno di loro? Oppure avrebbe finito col trovarsi perennemente a metà, o peggio ancora col perdere del tutto la propria identità, diviso tra due mondi a cui non avrebbe mai potuto appartenere pienamente?
Sentì distintamente di aver solo perso tempo durante il suo periodo alla Cross: se avesse usato quel tempo in maniera più saggia, adesso avrebbe potuto rispondere almeno ad alcune di tutte quelle domande. Se non altro, d'ora in poi il tempo non gli sarebbe certo mancato.
Trasse un respiro profondo, carico di ansia. Erano giunti all'ingresso di una grotta, che Yami riconobbe immediatamente come il luogo in cui era solito allenarsi. Poteva vederlo chiaramente, mentre liberava le sue lame d'aria lì dentro, tra quelle rocce umide, cercando di accettare quel vento e di farsi accettare da lui. Aveva affrontato tutto questo da solo, mentre lui adesso aveva accanto un amico, sempre che dopo ciò che stava per dire fosse rimasto tale.
Trovò infine il coraggio di guardare il loro accompagnatore, non prima di aver rivolto uno sguardo colpevole anche a Yami, e di parlare a sua volta.
La ringrazio per ciò che sta facendo per me, Lord Banshere... - rispose, annuendo e lasciando infine la mano dell'amico per cercare qualcosa nella tasca del pantalone. Poco dopo dalle sue dita penzolava una catenina d'argento da cui dondolava la piccola ampolla contenente il sangue di Victoria. Poi, rivolto all'amico:
- Yami, non ti ho mai parlato di questo, perciò capirò se mi considererai un codardo, perché lo sono in fondo, e se deciderai di lasciarmi perdere non preoccuparti.-
Detto ciò, continuò il suo racconto.
La vampira di sangue puro che mi trasformò mi pregò così tanto di accettarlo, e io rifiutai più volte. Se non fosse stato per la sua insistenza a quest'ora non avrei potuto essere qui.
Veda, Lord Banshere... io non odio i vampiri. Non ho nulla contro di loro, anche se proprio a causa di uno di loro sono stato gettato in un mondo che mi fa tremendamente paura. Deve essere difficile perfino per chi, come lei, è nato per diventare un essere tanto vicino alla perfezione...
Ciò che mi spaventa di più, è quello che vidi negli occhi di quella ragazza. Io... io non posso dimenticarli. La sua vita era fatta di menzogna, di nascondigli... era un continuo viaggiare per far perdere le proprie tracce. Era una vita fatta di abbandono. Ancora adesso non so quanti anni avesse in realtà: aveva l'aspetto di una ragazzina, ma i suoi occhi... -
mentre raccontava, al solo ricordo di quello sguardo si sentì percorso da brividi - ...erano così stanchi. Mi dica, Lord Banshere, dall'alto della sua esperienza: com'è possibile, in un tempo così infinitamente lungo, non perdere di vista il senso della propria esistenza?
Impudente, tremendamente impudente. Rivolgersi in quel modo ad un Lord di tale rango, come se stesse parlando ad un essere umano... Ma cosa importava, in fondo, per chi come lui sentiva di non aver più molto da perdere ormai?

Ok, ci siamo. Dopo la risposta del Lord avverrà la trasformazione, e introdurrò anche velocemente i giorni successivi. Mi piacerebbe incontrare Tuon, dopodiché si va a casa del gattaccio ^^
Spero di non averti annoiato con un post tanto lungo, ma è un momento così importante per il mio cucciolino... :rjntpw.gif:


Edited by Keitaro - 15/10/2014, 02:47
 
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