hmmm, per il momento non mi viene in mente nulla di scenico, però hai ragione, il povero Yami non merita di rimanere appeso! XD
Che Yami non avesse una vera e propria famiglia l'aveva sospettato, ma mai avrebbe potuto immaginare che si sentisse tradito perfino dai suoi genitori. Non riusciva ad immaginare nulla di più triste, quanto ci si può sentire soli se non si può contare sui propri cari? Si chiese che cosa ci fosse alla base di quell'affermazione così lapidaria, e quanto la parte soggettiva avesse influito in quel giudizio così definitivo: si fidava di Yami, e gli credeva, però non poteva fare a meno di pensare al ruolo giocato dalla sua incredibile sensibilità in tutta quella storia.
Tuttavia, qualunque cosa fosse, si sentiva che ne soffriva ancora parecchio, cosa che lo portò a stringerlo un po' di più a sé, incurante in fondo di tutte le domande legittime o meno che avrebbe voluto fargli: se sentiva di esser stato tradito e abbandonato, questo era più che sufficiente per desiderare di non deluderlo un'ennesima volta.
Sperava solo di non combinare casini come suo solito.
Con la sua delicatezza da rinoceronte e il suo tatto inesistente dava infatti quasi per scontato che, tra loro due, sarebbero sorti numerosi fraintendimenti da allora in avanti.
Fece un gran sospiro. Magari col tempo avrebbe imparato a pensarci due volte prima di parlare o di agire. A dire il vero, stava già migliorando.
Ad esser proprio sinceri, anche se non se ne rendeva conto, era sempre stato automatico in lui cambiare completamente atteggiamento nei confronti delle persone a cui teneva di più. Anche con Miku, con Victoria, con i suoi fratelli e con i suoi genitori, era sempre stato così. Un po' forse per vergogna, un altro po' per riguardo e amore, tendeva con loro a lasciare in un cantuccio la sua parte istintiva e infantile, e a diventare una salda roccia su cui fare affidamento nei momenti difficili. Gli piaceva prendersi cura dei suoi affetti, che per lui erano la cosa più importante, come ci si prende cura di un tesoro.
Ma, buffa cosa, non lo sapeva Keitaro, di esser fatto così.
Intuendo dunque, che anche per Yami come per Rei l'argomento "famiglia" era un tasto dolente, preferì non addentrarsi ulteriormente in esso se questo doveva significare parlarne per pochi minuti in maniera sbrigativa, come sarebbe di certo avvenuto in quel frangente visto ciò che stavano facendo, e si limitò a congedare la questione sorridendo e scherzandoci un po' su.
Tu pensi sempre subito al peggio, zuccone. Chissà se riuscirò mai a farti cambiare idea?Fu così che, accantonata la parte spinosa del discorso, i due tornarono ad occuparsi di faccende più innocue.
Yami continuava a rassettare, tra il serio e il faceto, rispondendo agli scherzi e alle affermazioni dell'amico ora con una risata ora con qualcosa di serio e, anche se non l'avrebbe mai ammesso veramente, fu contento di sentire dalla sua bocca quella rassicurazione riguardo al rapporto strano che aveva con il suo attuale compagno di camera. Sebbene non fosse ancora disposto a concedersi di crederci, infatti, un po' ci sperava di non perderlo del tutto una volta andato via. Come dire... ormai si era affezionato a quel damerino, e avevano trovato un equilibrio, una cosa del genere "tu non ti impicci dei fatti miei e io non mi impiccio dei tuoi e vedrai che andremo d'accordo". In effetti pareva funzionare. Anche se Keitaro continuava ad arrabbiarsi, nel vedere quanto amabile fosse il damerino in questione con tutti, e quanto invece fosse burbero e scontroso con lui.
Baaah! Sarà, comunque dicevo così, tanto per dire, non è che me ne importi poi un granché.Liquidò, incrociando imbronciato le braccia, fingendo indifferenza e riscuotendosi allibito quando Yami annunciò la sua intenzione a pulire anche il lampadario.
Non poteva fare sul serio, vero?
Ci deve pur essere un limite al fanatismo igienico!Quasi quasi cominciava a dubitare che fosse una buona idea cercare di capitare in camera con Yami. Sì, per inciso, aveva fantasticato spesso su questa eventualità, ma sebbene non fosse propriamente un disordinato non arrivava neanche a un decimo della pulizia di quel ragazzo!
Scherzavo! Pheeew!
Eri fin troppo credibile, Cenerentola! Bene, allora se non c'è altro...Non fece in tempo a saltar giù che si vide una figura nera passargli di fianco, scavalcare la finestra e piombare nel vuoto.
AAAARGH!!! Oddio. Oddio. ODDIO.Dovette strozzare il grido in gola. Nei pochi, lunghissimi, secondi che seguirono il suo colorito passò dal bianco cenere al verde bile al rosso peperone: già se l'immaginava, ancora convalescente, sfracellato al suolo, e non aveva pensato neanche per un secondo che il suo potere gli avrebbe permesso l'atterraggio morbido che seguì.
Si fiondò giù a sua volta, ancora mezzo paonazzo.
Mi hai fatto prendere un colpo disgraziato!!! - fece del suo meglio per gridare sottovoce. Per fortuna che la scarica di adrenalina si era istantaneamente fermata quando l'aveva visto sano e salvo. Per qualche secondo parve pensarci su. Poi, tutto eccitato e con gli occhi della meraviglia, trotterellandogli al fianco mentre si incamminavano, gli chiese:
La prossima volta lo fai anche a me?!
Erano fuori dal dormitorio.
Coi loro zainetti in spalla, pieni di cose e di storie da raccontare e da raccontarsi, volsero i loro passi verso un nuovo giorno.
L'arietta umida della notte e il verso di una civetta lontana fecero loro compagnia fino a quando non ebbero varcato gli alti cancelli dell'Accademia Cross.