Gocce gemelle, Lamia x Miku

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Lamia Saki
view post Posted on 13/6/2013, 17:22




Le sue uniche due uscite dopo quella fatidica notte furono quella in cui si recò in cima alla torre dove incontrò la vampira dall’incontrollabile potere e quella in cui scoprì il responsabile del terremoto che sconvolse la Cross.
Entrambe però avevano come fulcro l’assillante pensiero di Miku, pertanto questa terza volta che decise di uscire dalla tana della sua stanza avrebbe voluto incontrare direttamente lei e non rifugiarsi in scuse poco credibili che servivano a prendere in giro se stessa.
Prima di uscire si guardò allo specchio, come per dover confermare di essere pronta per quel grande passo, ormai era passata più di una settimana, prese la Flower e la posizionò come al solito sulla spalla destra poi prese “Le notti bianche” e corse fuori,
D’altri tempi, non avrebbe preso né la Flower se doveva uscire con un’amica, in quanto la sua identità da cacciatrice sarebbe dovuta rimanere segreta, né quel libricino di uno scrittore russo se doveva andare in missione. Ma per lei stava per cominciare una nuova strada, in cui gli assoluti si annullavano e fondevano fino ad assumere le sue fattezze. Stava per nascere Lamia Saki e stavano per scomparire Lamia e Saki come due esistenze separate. Quando avrebbe varcato la porta della sua camera, avrebbe incontrato qualcuno, non lo avrebbe più fatto solo con una parte di se stessa, ma con tutta se stessa. Stava per nascere in lei la convinzione di essere un unico essere e che in tal modo avrebbe addirittura ricavato maggiore forza e potenza da se stessa, forse era a questo che Maximillion anelava quando la esortava a confluire le energie, implicitamente le chiedeva di soccombere la se stessa robotica e la stessa indifesa allo stesso tempo e far sbocciare il fiore, frutto dell’impollinazione delle due.
"Quando sarai capace di chiamarti per nome.. allora sarai sulla strada giusta per diventare la migliore cacciatrice!" Finalmente riusciva ora a comprendere le parole di quel vecchio le a tempo debito le sembravano aramaico.
Mentre usciva dal dormitorio, correva, correva all’impazzata, a perdifiato più veloce di quando non inseguisse un bersaglio, e sorrideva, sorrideva perché finalmente sapeva che cosa fare, sapeva che cosa dire e dove andare.
Sorrideva perché era mattina presto e quindi ancora notte, e mentre tutto il mondo dormiva lei correva libera con una meta precisa, conscia di essere se stessa e di cosa desiderava.
Attraversò come un felino la foresta, si precipitò in quel luogo, quel luogo che avevano dipinto durante il loro primo incontro, come un luogo bellissimo quale era e nel quale si sarebbero recate a leggere e nello specifico a deliziarsi dei discorsi tra il sognatore e Nasten’ka.
Mentre correva si paragonò al sognatore e traslò l’immagine di Nasten’ka su quella di Miku che le aveva regalato scampoli di vita vera e le aveva fatto capire chi era veramente e cosa voleva, l’aveva fatta innamorare.
Tutte le sue preoccupazioni riguardo Miku sul fatto che sarebbe stata in pericolo svanirono in quanto se l’avesse istruita, sarebbe stata capace di difendersi da sola e in ogni caso, era sicura che avrebbe accettato anche un simile rischio pur di restare al suo fianco e a sua volta Lamia avrebbe fatto in modo che non le accadesse nulla, perché ormai ne era certa, il legame che aveva instaurato con lei non poteva essere reciso tanto facilmente per cui l’unica cosa che poteva fare era cedere al suo cuore e aiutarla a raggiungere i suoi obiettivi, anche se non sapeva ancora quali erano né perché volesse diventare come Lamia.
Arrivò alle cascate e solo allora riprese fiato, restò un attimo a rimirarle e successivamente andò a sedersi su un grande masso ai piedi dell’enorme cascata.
Fu proprio allora che pensò:
Una goccia non è destinata a viaggiare sola… Due gocce possono unirsi e formarne una più grande!
Aprì il libro, nella parte iniziale, quando il sognatore parla con gli oggetti, le case, i fiori o qualsiasi cosa di inanimato, prima dell’arrivo e della conoscenza della sua bella.
Lamia sarebbe rimasta ad aspettare Miku lì tutto il giorno, e anche il giorno dopo e quello dopo ancora, l’avrebbe aspettata perché era certa, non sapeva come, che un giorno anche lei si sarebbe recata lì per vederla.

Ecco qui, spero ti piaccia l'espediente e il luogo, ti chiedo solo di conservare l'alba per dopo, quindi se non ti dispiace arriva durante la notte della mattina stessa, della sera dopo come vuoi :) A presto!
 
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Peaches
view post Posted on 17/6/2013, 09:46




Nelle orecchie aveva ancora il rumore assordante di quei rintocchi che avevano scandito la sua inaspettata epifania, nel naso l'odore della pioggia mista al sangue, note metalliche nascoste nel profumo di una notte bagnata.
Da allora, erano passati alcuni giorni, la sua vita in Accademia aveva continuato a svolgersi come se nulla fosse accaduto, almeno in apparenza. Sveglia presto per andare alle ultime lezioni, compiere la breve strada da camera sua alle classi nella frescura del mattino, gli ultimi decisivi compiti in classe: una quotidianità assolutamente normale per lei, a cui era da poco cambiata la vita.
Sì, cambiata, perché nonostante il rifiuto di Lamia non si poteva più tornare indietro.
Quando le aveva chiesto di insegnarle a percorrere la sua stessa strada era assolutamente convinta di volerlo più di ogni altra cosa, desiderava essere messa a parte dei segreti che quella scuola celava e soprattutto anelava ad incontrare, un giorno, quella figura sbiadita dei suoi ricordi, ma per farlo avrebbe dovuto imparare a confrontarsi con quelle creature senza aver paura.

Si era svegliata di soprassalto, quella notte, con un urlo strozzato in gola e la fronte madida di sudore freddo. Era stato l'incubo peggiore degli ultimi giorni.
Lei era in trappola. Si trovava in una stanza quadrata, illuminata a giorno. Il soffitto era di una tenue tonalità di verde, le pareti dipinte di bianco invece non mostravano alcuna apertura, né di porte, né di finestre.
La stanza era piuttosto spaziosa, ma spaventosamente vuota: non v'erano mobili fatta eccezione per un tavolo rettangolare in acciaio lungo un paio di metri.
Lei era distesa supina su quel tavolo, dietro la testa avvertiva il contatto con quel materiale liscio e duro, e per quanto ci provasse spasmodicamente non un muscolo obbediva ai suoi comandi, solo gli occhi saettavano velocemente a destra e sinistra, percorrendo tutto lo spazio circostante: in tutto quel lucore asettico vi era un angolo in cui, chissà come, la luce non era penetrata. Tale spigolo si presentava oscuro e impenetrabile, e l'unico modo per guardare al suo interno sarebbe stato quello di scendere da quel tavolo e controllare di persona, ma ciò continuava ad essere impossibile.
Ad un tratto, un suono. Un secco "clack" metallico che somigliava allo scatto di una grossa e vecchia serratura. Girò lo sguardo tutt'intorno, ma continuavano a non esserci porte, e dentro di sé iniziò a montare una sensazione terribile di angoscia, un pavore che penetrava nelle sue ossa raggelandole pian piano, ma nemmeno tremare di paura sembrava essere alla sua portata.
Clack.
Di nuovo, quel rumore. Poi una terza volta, più vicino. E ancora, sempre più vicino, fino a diventare un ritmico battito metallico che pareva mimare quello del suo cuore che, se ne accorse solo tardi, era immobile come tutti gli altri muscoli del suo corpo. Si rese conto allora di non stare respirando, ma era viva e, nonostante una lieve sensazione di claustrofobia, non avvertiva la mancanza d'aria.
In quel quadro di assoluta immobilità la sua ansia crebbe a dismisura, se ne sentì inondare il corpo, e chiuse gli occhi.
Sto sognando.
Lì riaprì, trovando di nuovo il soffitto verde.
Ora mi sveglio.
Richiuse nuovamente le palpebre, e quando le riaprì era ancora in quel luogo.
Ecco, ora sono sveglia.
Non era cambiato assolutamente nulla.
Se ne stette, questa volta tranquilla, a guardare il soffitto verde, mentre il clangore di serrature inesistenti continuava a risuonare tra le pareti.
Cercò con gli occhi l'angolo buio, e le parve di scorgere all'interno i contorni di una vecchia sedia di legno consunto. Su di essa, percepì la presenza di una persona.
Sei tu?
Pensò, certa che questo bastasse per essere udita.
Sai, io sono sveglia.
Dov'è questo posto?

Dove vuoi, questo è un sogno. Si sentì rispondere, senza tuttavia udire nessuna voce, erano solo parole mute e prive di espressione che comparivano nella sua mente.
Ma io sono sveglia.
Sì.
Fammi uscire.
Dopo qualche secondo, si sentì rispondere.
Fammi uscire.
Si guardò nuovamente intorno distogliendo l'attenzione dall'angolo buio. Ciò che provava era una calma talmente piatta da somigliare alla morte, era come se tutti i suoi sentimenti fossero anestetizzati e intorpiditi: quando avvertiva agitazione, questa era mite e ovattata; quando sentiva la paura essa assumeva una consistenza fumosa e pacata. Sapeva per certo che se anche le fosse capitato di provare un'emozione positiva, questa sarebbe stata della stessa pasta.
Non posso, vedi? Sono legata qui sopra.
Indicò con lo sguardo una grossa spilla da balia che teneva insieme i lembi della gonna della sua divisa scolastica, come se questa fosse una catena che cingeva il suo corpo mantenendolo fermo su quel tavolo freddo.
Non sei legata al tavolo.
Ma non posso muovermi. Riesco solo a muovere gli occhi.
Che peccato.- rispose la non-voce. - Sei cieca.-

Fu così che finalmente, quando richiuse ed aprì nuovamente gli occhi si ritrovò nella sua stanza. Capì di essere veramente sveglia solo perchè aveva bruscamente sollevato il busto ed era stata costretta a stringersi una mano al petto per tentare di frenare il battito sfrenato del suo cuore.
Cos'era stato? Quel sogno era davvero realistico, mai ne aveva fatto uno simile. E che cosa significava quella voce?
Erano le due della notte quando, dopo averci provato più volte, capì che sarebbe stato inutile tentare di riprender sonno.
Ripensando a ciò che aveva visto in sogno, il soffitto verde e la sedia posta nell'angolo le avevano ricordato un libro che aveva letto varie volte e da cui le era sempre piaciuto lasciarsi suggestionare. Forse inconsciamente aveva fatto il collegamento con quelle pagine perchè, durante la loro prima chiacchierata, ne aveva parlato con Lamia. Le aveva anche suggerito un buon posto dove lasciarsi andare alla lettura, e subito dopo le aveva tassativamente proibito di andarci da sola blaterando qualcosa su delle "creature misteriose". Tigri e maniaci, per l'esattezza.
Non potè fare a meno di sorridere, perché adesso sapeva di che genere di esseri si nascondevano nel buio, in quella scuola.
Dalla notte della morte di Amandha si era recata varie volte in quel luogo a leggere con il rumore di sottofondo delle cascate in lontananza, ma mai vi era stata di notte. Un pensiero improvviso si fece allora strada nella sua mente, pensiero che probabilmente esprimeva la sua voglia di recuperare qualcosa che temeva di aver perso. La notte in cui aveva rivolto la richiesta alla cacciatrice, quest'ultima le aveva opposto un secco diniego, e lei aveva la netta sensazione che la loro amicizia si fosse pesantemente incrinata in quel momento.
Incurante di essere ancora in pigiama, dunque, camminò in punta di piedi fino alla porta della sua stanza, la aprì con molta cautela e la richiuse senza far rumore, dopodichè imbracciò la strada che ormai sapeva a memoria.
 
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Lamia Saki
view post Posted on 26/6/2013, 15:13




Forte delle convinzione che aveva raggiunto Lamia, rimembrava le parole di Miku che le gironzolavano in testa, quando le aveva chiesto di diventare come lei.
Era chiaro che si riferisse al suo essere cacciatrice, al suo sangue freddo nell’uccidere, alla sua capacità di essere Lamia nella vita quotidiana e al calare del sipario trasformarsi in Saki.
Tutto ciò era molto chiaro, ma Lamia sarebbe davvero riuscita a farla diventare “solo” un’hunter?
Il peso che sarebbe gravato sulle sue spalle era molto grande, sia dal punto di vista tecnico ma soprattutto dal punto di vista umano, Lamia aveva paura che l’avrebbe trasformata in un mostro, proprio come lo era diventata lei, risucchiata e logorata dall’odio e dal desiderio di vendetta.
Cos’era che spingeva Miku a rischiare la vita? Quali sentimenti le avrebbero permessero di impugnare un’arma e trafiggere un essere notturno? Quali gli obiettivi che l’avrebbero sorretta quando si sarebbe inevitabilmente trovata in bilico? Sarebbe stata abbastanza forte per mantenere l’equilibrio o sarebbe scivolata giù schiacciata dalle orribilità che ne conseguivano?
Lamia mise a tacere tutti questi interrogativi, in quanto aveva ormai promesso a se stessa di imporsi come Maximillion aveva fatto con lei su Miku, di essere una figura amichevole di riferimento e allo stesso tempo di severo istruttore. Aveva promesso che avrebbe reso Miku invulnerabile a qualsiasi attacco, a costo di spendere tutta se stessa nell’ardua impresa. Aveva promesso che prima d’ogni altra cosa le due gocce avrebbero dovuto essere della stessa grandezza prima di precipitare mano nella mano giù dal cielo, dritte verso i loro traguardi.
Aveva promesso e quando Lamia prometteva qualcosa, nulla e nessuno sarebbero stati capaci di farle cambiare idea, neppure la paura della morte, non a caso fino ad allora l’unico imprevisto che le aveva offuscato la vista e rallentato i movimenti era stata Miku, che ora, inspiegabilmente aveva scavalcato la scaletta delle sue priorità guadagnandosi il primo posto. Miku era stata l’unica a riuscire a cambiare lo sguardo di Lamia, dal suo eterno ed unico bersaglio ad una nuova pista di corsa, in cui però non sarebbe stata sola.
Ripensò alla notte dei pesanti rintocchi, in cui con la testa impolverata dalle ceneri di Amandha, si oppose drasticamente alla richiesta di Miku, pregandola di non scegliere un simile destino per se stessa. Si rese conto solo più tardi di essere stata davvero stupida, in primo luogo perché lei non aveva il diritto e non era nella posizione più adatta per vietare di perseguire quella strada, visto che lei era già a metà di essa e poi era egoistico, essendo venuta a conoscenza delle cose, desiderare che rimanesse indifesa di fronte alla realtà.
Ora che aveva scoperto che i vampiri non erano solo i protagonisti di antiche leggende e credenze ma entità reali e pericolose, impedirle di rendersi alla loro altezza equivaleva a condannarla ad una situazione di inferiorità ancor più dannosa dell’ignoranza.
Lamia molte volte aveva pensato che l’ignoranza era una delle cose più belle che esistessero al mondo soprattutto riguardo la questione dei succhia-sangue, osservava da lontano e quasi con ammirazione gli umani che neppure arrivavano a immaginare che il mondo fosse popolato da creature tanto spaventose e vivevano nella più completa spensieratezza e innocenza.
Anche se, tuttavia, anche lei un tempo era stata come loro e quella condizione non aveva fatto altro che arrecarle danni, non a caso il momento del suo riscatto e della sua libertà coincise con la prova a cui Maximillion la sottopose, costringendola a polverizzare, senza avvertimenti, dei corpi in cui nessuna caratteristica umana ormai era rimasta.
Il cammino sarebbe stato lungo, ma ora in mente si era già figurata l’incontro con Miku e sapeva come avrebbe dovuto comportarsi, aspettava impaziente solo di vedere il suo viso e scrutare nel suo sguardo per cercare come un detective se vi fossero ancora briciole di paura o disapprovazione.
Aspettava di esaminare le iridi della sua Nasten’ka e vedere se sarebbe stata capace di specchiarcisi un’altra volta, da ciò sarebbe dipeso tutto il loro futuro di coppia, che altrimenti sarebbe rimasto individuale per sempre.
Afferrò la pagina da un lato e cominciò ad alzarla per sfogliarla ma rimase a metà, distese le gambe, ma rimase seduta.
Miku era arrivata.
Ruotò la testa e chiuse finalmente il libro.
Sapevo che saresti venuta!
 
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Peaches
view post Posted on 8/7/2013, 15:17




Se camminare di giorno lungo il sentiero di terra battuta che si inoltrava nel bosco aiutava a calmare i nervi, farlo di notte, e in una notte come quella, era come addentrarsi nel fondo delle proprie paure senza nessuno al proprio fianco.
Quando il sole era alto nel cielo, la brezza che scuoteva leggermente le fronde degli alberi era come una leggera carezza materna, che scherzosamente apriva spiragli di luce calda e mutevole. Adesso, invece, che luce non ve n'era, quello stesso fruscio era come una voce lontana, un sussurro ambiguo che giungeva alle orecchie con parole arcane e, per questo, spaventose.
Miku procedeva guardinga, stringendosi al petto il sottile libro rilegato in cuoio tamburato, mentre il pollice correva di tanto in tanto lungo quella superficie irregolare, come a volersi appellare a quella familiare sensazione tattile per sentirsi più sicura.
Le venne spontaneo pensare a ciò che lei e Lamia si erano dette, alla sua richiesta ma anche a ciò che l'altra aveva ammesso quasi come se si sentisse in colpa.
Ripensò alle loro chiacchierate, soprattutto a quella che avevano avuto nell'aula della day class... in quell'occasione, ora lo capiva, l'amica stava cercando di trovare un motivo, quasi una giustificazione per ciò che faceva quando abbandonava i panni della studentessa.
Sembrava passato così tanto tempo da quel giorno, e lo era in fondo, perchè, pensò, il tempo non era cosa da misurarsi in secondi o minuti, non quando si cambia in maniera tanto significativa.
Procedette ancora per qualche metro in quell'oscurità densa come petrolio, in cui ogni rametto spezzato dai suoi passi era un brivido, ogni bubolare di rapace si infilava sotto la pelle... ed in cui vivevano creature spaventose come quelle che aveva incontrato nella Cattedrale, dapprima Erik, poi Amandha, ombre che incombevano sulla vita di tutti senza che nessuno lo sapesse, incarnazione ultima della paura tutta umana del buio e delle minacce invisibili che può nascondere.
Quante volte le era capitato di leggere libri in cui si faceva accenno alla morte... in alcuni essa era descritta come una luce accecante, in altri come un territorio oscuro, ma in entrambi i casi era un territorio inconoscibile per gli esseri umani, i cui occhi non sapevano né potevano vedere al di là di una luce abbacinante come non potevano farlo attraverso il nero più assoluto.
Era proprio in quest'ultimo che essi vivevano e prosperavano.
Chissà se, allo stesso modo, erano anche in grado di guardare oltre le cortine dell'ignoto ed esplorare quel continente inaccessibile o se, dietro i loro occhi vermigli, contenevano essi stessi parte di quei luoghi.
Che pensiero stupido.
Aveva visto lei stessa Amandha spegnersi ai suoi piedi, e diventare nient'altro che polvere.
Ma allora perchè i suoi occhi, come quelli di Erik, sembravano vedere così lontano?
Amanda aveva perso la ragione. E lui... lui sembrava piuttosto un essere umano tormentato, tanto da prendersela con Dio e lanciargli il guanto di sfida.
In entrambi i casi aveva provato quasi pena, ed in particolare con il vampiro dai capelli grigi quella sensazione era stata così forte da spingerla perfino a baciare la stessa mano con cui l'aveva minacciata, nel tentativo di trasmettergli un po' di calore.
Disgustata, fece il gesto di pulirsi la bocca col dorso dell'avambraccio.

Sapevo che saresti venuta!
Lamia...?
Non era preparata fino in fondo a quell'incontro. Era vero che forse un po' ci sperava, ma al contempo non si aspettava che avvenisse così presto, non quando era ancora così scossa sia dagli ultimi avvenimenti che dallo strano sogno appena avuto.
E se fosse un segno?
Loro due si erano conosciute proprio parlando dello stesso libro che ora lei stringeva fra le braccia. Era come un retake. Girare di nuovo la stessa scena, cambiando copione e attrici.
Le sorrise, ma subito deviò lo sguardo. Aveva paura di scoprire in quello dell'amica la stessa delusione che vi aveva visto quel giorno...
Ma per quanto ancora poteva scappare?
No, sebbene prima del previsto, era arrivato il momento atteso e temuto di affrontare il discorso con chiarezza, spiegarle cosa aveva voluto intendere con la sua domanda, magari anche raccontargliene il motivo.
Si fece perciò coraggio, e si avvicinò ulteriormente fino a quando non fu di fronte a lei, in piedi.
Cadendo dall'alto, l'acqua creava impalpabili nuvole fatte di goccioline finissime, spandendo tutt'intorno un forte odore di terra bagnata.
Il chiarore della luna, alta nel cielo e finalmente visibile in uno spicchio non occupato dalle fronde degli alberi, illuminava le cascate facendole risplendere di un freddo biancore, e circonfondeva la figura aggraziata della cacciatrice di un'aura onirica, tanto che sembrava quasi uno scherzo della mente.
Come uno scherzo sembrava il suo sorriso.
Gli occhi le caddero sull'oggetto che anche Lamia teneva sulle gambe: un libro.
Un libro piccolo e sottile, con lo stesso titolo del suo.
Sul suo volto comparve un sorriso di resa, perchè in quel momento capì che a quella ragazza non avrebbe potuto né voluto nascondere più nulla, neanche la sua parte marcia, neanche ciò che avrebbe voluto tenere nascosto perfino a se stessa.
La sua mano si allungò ad accarezzare la copertina del libro dell'amica, prima di schiudere le sue braccia e mostrarle quello che racchiudevano.
Dopo...quello che è successo... Mi odi, vero?
 
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Lamia Saki
view post Posted on 15/7/2013, 21:55




Lo sapeva.
Ne era certa ormai. Come lo era che un anemone, fiore del vento, ad una folata di esso gli veniva negata la dolce esistenza.
Anemone… pensò la cacciatrice, rimembrando l’immagine vivida del giro panoramico sulla ruota, al termine del quale aveva donato proprio un anemone all’amica.
Chissà se l’aveva conservato, se era ancora vivo o se fosse seccato da un pezzo, se Miku l’avesse gettato via o se ne fosse presa cura come un gioiello prezioso.
In quell’occasione in quel fiore policromo Lamia impersonava l’amica, con le sue mille delicate sfaccettature e colori di cui era impossibile conoscere tutti i nomi e riuscire a riconoscerli uno per uno.
In quell’occasione Lamia le aveva detto che sarebbe stato il pegno per cui nonostante i loro cammini erano separati, sarebbero rimaste insieme, la promessa in cui Miku sarebbe rimasta il suo Sole e le avrebbe mostrato la via, illuminandola perennemente.
Già in quell’occasione Lamia si sentiva come luna contaminatrice, sporca di sangue e degli orrori della notte, già in quell’occasione, inconsciamente temeva che prima o poi il Sole, tramontando avrebbe avuto uno scontro diretto con la Luna.
Ma era stata Miku stessa a dire che forse, entrambi gli astri si davano vicendevolmente il cambio in nome di un’amicizia eterna, perciò la donna floreale si era aggrappata a queste sue parole e ormai forte che l’altra avesse ragione si era convinta che anche loro due sarebbero potute coesistere.
Sapeva perciò che inevitabilmente, anche l’altra per un motivo e per un altro avrebbe sentito il soffocante bisogno di recarsi alle cascate e quindi di incontrarla.
Ignorò quasi le parole dell’altra, o meglio le ascoltò ma non diede loro troppo peso, il suo sguardo ormai era già immerso nel viso angelico di Nasten’ka e neppure un cataclisma sarebbe stato capace di distogliere la sua attenzione.
L’espressione che assunse la cacciatrice fu quasi indescrivibile; seguendo le descrizioni dei grandi autori poteva essere associata a beatitudine.
Sembrava stesse avendo una visione e tutti i muscoli facciali erano rilassati e inverosimilmente lisci, gli occhi sorridevano, sorridevano perché avevano davanti a sé il Sole e riuscivano a guardarlo senza rimanerne accecati.
La prima volta che ci incontrammo -cominciò con tono vellutato- dicesti che tutti siamo troppo impegnati a ricercare la felicità e ci lasciamo sfuggire i frammenti di essa che ci cadono davanti… avevi ragione. Ma finalmente ho deciso di fermare la mia corsa e guardare sotto i piedi.
Sorrise genuinamente, lasciando intendere ciò che le parole tentavano di celare e nascondere: il frammento più importante lo stava raccogliendo proprio adesso.
Portò delicatamente una mano ai capelli, e come se si trattasse di un rebuild, sganciò un fiore colorato intarsiato tra i capelli.
Lo riconosci, vero? Chiese poggiandolo sulle sue gambe sopra il libricino, restando a fissarlo teneramente.
Dissi che ti somigliava e non erravo. Dissi che sarebbe stato capace di farti tornare da me e ci è riuscito. Risucchiò come un aspirapolvere una goccia salata che tentava di evadere, Quindi si alzò improvvisamente e saltò addosso alla ragazza cingendola al collo, impugnando ancora nel palmo l’anemone e sprofondando nella chioma della compagna. Il libro scivolò anch’esso delicatamente al suolo, come se non volesse stonare coi sentimenti che la sua lettrice provava in quel momento.
Come potrei odiarti, sciocca! Sussurrò quindi, soffocando qualche singhiozzo.
Quando poi riacquistò il contatto visivo, riprese il libricino tanto amato e passandoselo tra le mani lo guardò con affetto.
Questo libro… iniziò, credendo di essere capace di concludere la frase, ma cadde in inganno.
Quante cose avrebbe potuto dire su quel libro? Infinite. Ma quella più importante era che proprio quel libro ora le rendeva due gocce gemelle.
Guardò poi quello quasi identico di Miku e sorrise …è davvero bellissimo! Aggiunse, non riuscendo a nascondere che non era affatto ciò che avrebbe voluto dire.
Guardando l’aspirante hunter si rese conto però ormai che non poteva più rispecchiare l’immagine di un anemone, indifeso e gracile, adesso Miku aveva preso in mano la sua vita e aveva deciso di cambiarla radicalmente, del resto non era forse questo il vero motivo che l’aveva condotta sin lì?
Forse Lamia era stata troppo sdolcinata e forse non poteva più pretendere di riacquisire il rapporto ideale che aveva costruito nella sua mente con l’umana in quanto l’aveva profondamente delusa –e spaventata- non riuscendo a controllare Saki.
Tornò a dar ragione a Miku sulle fattezze della felicità, …metà tra bugia e speranza…
Forse Lamia adesso sarebbe stato solo uno strumento per Miku, da sfruttare per diventare ciò che desiderava diventare, senza nulla che poteva conciliarsi con la speranza e il desiderio di legame di Lamia. Ma davvero Miku aveva seguito il suo consiglio alla lettera dimenticandola e dimenticando tutto ciò che c’era stato tra di loro? Davvero era tutto sprofondato nell’oblio?
Se fosse stato così non avrebbe potuto darle torto e in ogni caso avrebbe mantenuto la promessa fatta a se stessa, ovvero avrebbe assecondato la richiesta della donna, rendendola sua pari, qualunque fosse stato –o diventato- il rapporto che le teneva unite.
In fondo da tutto ciò dipendeva la verità sul destino della goccia: era condannata alla solitudine eterna o due gocce potevano fondersi per formarne una più grande?

Non sapevo davvero che cosa scrivere prima, a quale ricordo fare riferimento e come far comportare Lamia, ma alla fine ho elaborato questo...
In fondo è segno che abbiamo parecchio da raccontare! :D
 
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Peaches
view post Posted on 25/7/2013, 11:16




No, non guardarmi in quel modo...non me li merito quegli occhi...
Perchè? Perchè continuava a guardarla con quell'espressione? Perchè le sorrideva come se davanti a lei ci fosse la stessa ragazza del Luna Park? Quella ragazza non c'era più, quella ragazza così sicura dei propri principi era da qualche altra parte, lontano.
Dovette stringere forte le labbra per non farle tremare di pianto, per ascoltare ciò di cui Lamia sembrava essere inspiegabilmente convinta.
Fino a un minuto prima, Miku aveva temuto di trovare in lei una reazione completamente opposta, aveva pensato che la magia di cui sembrava essere intessuto il loro rapporto si fosse ormai rotta per sempre, ma ora... Ora che gli occhi dell'amica la fissavano adoranti, avrebbe preferito di gran lunga che la sgridasse, che le dicesse davvero di odiarla, che le mostrasse apertamente il suo disprezzo, invece di regalarle un paio d'occhi che non vacillavano e un sorriso colmo di fiducia.
Come avrebbe fatto, da quel momento in poi, a rendersi degna di quei sentimenti?
Il groppo che continuava a crescere in gola le impediva di dar voce a tali pensieri, non concedendole altra scelta che ascoltare in silenzio tutto ciò che l'altra aveva da dire, almeno fino a quando non si ritrovò inaspettatamente fra le sue braccia. Solo allora, solo quando ebbe affondato il suo viso tra i morbidi capelli della cacciatrice ogni tentativo di controllarsi fallì miseramente, e la tensione di quei giorni si sciolse in un pianto liberatorio all'udire quella voce amica che, nonostante tutto, la perdonava.
Si strinse forte a lei, e pianse silenziosamente tutte le sue lacrime.
In terra c'era adesso anche il suo libro, che cadendo si era aperto nel punto in cui aveva piazzato un segnalibro di cartone. Tra le due pagine piene di sottolineature, un fiore messo a seccare per durare negli anni faceva mostra di sé coi suoi petali sottili come carta velina, ormai divenuti marroni.
-Ho paura, Lamia, io... - sussurrò, sprofondando ancora di più per la vergogna tra le braccia dell'amica - ... quello che ti dissi... non lo so più. Non so più nulla adesso. Ho paura di quello che potrei diventare, ma per quanto mi sforzi non riesco più a tornare come prima...
Frammenti di felicità? Era stata davvero lei a dirlo, lo ricordava come una cosa lontana anche se con un po' di sforzo poteva riuscire a riconoscere quel concetto come suo, peccato solo che adesso non riusciva a credere alle sue stesse parole.
Sciolto l'abbraccio, ignorò la frase della cacciatrice riguardo al libro. Non era quello ciò che le premeva in quel momento.
Ero convinta di ciò che dicevo, allora - sussurrò invece, continuando a voce ciò che piano piano si andava delineando nella sua mente - ma adesso temo che non mi appartenga più... Ho paura di questo, ho paura di non poter più tornare indietro. Ho paura di esser diventata una persona cattiva, no, anzi, di esserlo stata sempre! Ho paura di ciò che ho provato in quella cattedrale...ho paura perfino della fiducia che riponi in me! -
Concluse, a voce alta, tra i singhiozzi, coprendosi il viso con le mani e cadendo in ginocchio. Troppo forte e improvviso era stato il realizzare di essere peggiore di ciò che aveva creduto. Per tanti anni si era sforzata di esser degna della vita che per miracolo non aveva perso, ma adesso poteva davvero dire di esserci riuscita? Le sembrava piuttosto di aver mentito tutto il tempo, a se stessa, agli altri, mancando di rispetto perfino al ricordo dei suoi amati genitori.
Due gocce... - singhiozzò - ...non possono viaggiare insieme. L'hai detto tu, e forse avevi ragione.
Alzò appena il viso, che pure manteneva una certa naturale dignità nonostante fosse ormai rigato di lacrime, e la guardò negli occhi. Era giunto il momento di essere veramente sinceri, anche a costo di farsi male.
Credo sia stato un vampiro a finire i miei genitori, quella notte. Non so perchè abbia risparmiato me, ma intendo scoprirlo. Da tempo ormai faccio dei sogni strani... li ho sempre ignorati, ma adesso so che erano più reali di tutto il resto. Quella notte bruciavo di vendetta, Lamia. Nonostante abbia cercato di dissuaderti dalla tua. Quello che temevo si sta piano piano realizzando: è un sentimento sporco quello che si sta impadronendo di me, e prima o poi si prenderà tutto, compresa te, che sei... che sei...
Così importante. Così importante che non sopporto l'idea di perderti.
Anche se so tutto questo, non riesco a fermarlo. Non ci riesco...
Aiutami.
 
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Lamia Saki
view post Posted on 8/8/2013, 22:00




Lamia non si era mai mostrata così sicura e decisa nel parlare con l'amica; Miku probabilmente rimembrando ogni dialogo con la cacciatrice, non riusciva altro a ricordare che una ragazza impacciata e totalmente inesperta riguardo i rapporti umani, una ragazza ignorante del significato di un contatto fisico con un'altra persona, o di un contatto di sentimenti. Una ragazza sola, incapace di tessere alcun legame se non con taciturni esseri viventi come i fiori, dalla cui compagnia non si separava mai.
Se solo Miku avesse tentato di ricercare nel passato un briciolo di sicurezza che ora la donna mostrava, non poteva venirle in mente altro che il cupo evento in cattedrale, solo allora Lamia faceva sfoggio di tanta sicurezza e fiducia in se stessa.
Ma questa volta non c'era nessun cuore da fermare, nessun'anima da strappare, nessun corpo da polverizzare.
Adesso c'erano lei e Miku, due persone in carne ed ossa, nessuna preda e nessun cacciatore, nessun nemico, nessun bersaglio da eliminare.
C'erano lei, Miku e i loro cuori, che pulsavano forsennatamente, scandendo ogni singolo secondo, come se tentassero di tenere il passo con gli innumerevoli schizzi che in ogni frangente si disperdevano al termine della chiassosa cascata.
Questa volta quella sicurezza non avrebbe ucciso nessuno, questa volta quella stessa sicurezza era votata verso qualcosa di buono, verso la vita.
Lamia aveva deciso finalmente di vivere, e non avrebbe potuto farlo senza la ragazza che adesso stringeva tra le braccia.
Ascoltò il canto delle lacrime che si riversavano trai capelli e sulle spalline del vestito floreale, erano un'orchestra fuori tempo, senza un minimo di coordinazione tra i vari strumenti, eppure così espressive da creare una sinfonia che echeggiava nei timpani di Lamia.
Profumavano di sfogo, libertà, frustrazione, paura ed erano così dolci da sentire.
Non le chiese di smettere, perchè fu travolta anche lei dall'emozione nell'ascoltare un pezzo così raro, un pezzo di cui ci si può beare una sola volta nella vita.
Ascoltò il flebile coro che d'un tratto coronò l'esecuzione, in risposta la cacciatrice accarezzò la testa dell'altra sussurrandole dolcemente:
Vai.. continua, tira fuori tutto quello che hai dentro...
Poggiò le sue mani sulla schiena di lei, trattenendola fra le sue braccia, in modo che sentisse il calore del suo corpo, il suo battito che rincorreva quello di lei e tentava di sincronizzarsi con esso.
Ascoltò senza fiatare, temeva che se l'avesse interrotta la corrente del fiume che l'aveva condotta a sfogarsi in quel modo, si sarebbe di colpo arrestata e si sarebbe creato un riflusso avverso che avrebbe ricondotto tutta l'acqua scorsa in cima alla sorgente e l'avrebbe sigillata per sempre sulla montagna.
Ma quando l'altra cadde in ginocchio, col volto coperto, Lamia non riuscì a trattenersi, la raggiunse immediatamente, piegandosi sulle ginocchia, senza toccare il suolo e le avvolse il capo con le braccia, posando il delicato mento sulla folta peluria dell'altra.
Ti sbagli. Due gocce possono unirsi e formarne una più grande, capace di sfondare terreni più duri e infiltrarsi in fessure più anguste. la corresse, con tono calmo ed estremamente dolce, che aveva l'obiettivo di raggiungere direttamente la pompa vitale dell'altra, senza passare per nessun filtro neuronico.
Finalmente l'ho capito anch'io, ed è per questo che sono convinta che noi due potremo farcela.
E' il caso di due gocce gemelle!
concluse, con l'intonazione di chi stesse recitando una poesia e ne fosse rimasta profondamente colpita e persuasa.
Quando l'altra alzò il capo, Lamia la liberò dalla morsa benevola e la guardò compiaciuta in viso, le asciugò coi delicati polpastrelli le lacrime che continuavano a rigarle il volto e le sorrise piano.
Mi dicesti che anche un sentimento così sporco come la vendetta, poteva non essere così sporco se a provarlo ero io, dicesti che avevi fiducia in me e in quello che facevo, anche se era dettato da un simile sentimento. Io ho fiducia in te, più di quanta tu ne possa riporre in me. disse cercando di farle capire che Lamia credeva davvero che sarebbe stata capace di combattere, di cacciare le unghia e strappare a morsi le tenebre dentro se stessa, fino a farsi male, pur di raggiungere uno spiraglio di luce.
Inoltre, ci sarò io a controllarti e a tirarti indietro, anche con la forza, prima che cada nel baratro. disse tornando a godere dell'espressione felice che solo quella ragazza sapeva dipingerle.
Proprio come hai saputo fare tu, sottraendomi dalle grinfie di Saki. le carezzò il viso, assaporando con le cellule recettive del palmo la delicatezza della pelle bianca di Miku.
Tu rimarrai sempre Miku, su questo puoi starne certa ed io sono amica di Miku. aggiunse, tornando ad esprimersi un pò ingenuamente come faceva prima che acquistasse quella scoperta sicurezza.
Per un attimo sembrò essere tornata la Lamia del Luna Park, incapace di esprimersi e comunicare la sua interiorità, formulando frasi un pò enigmatiche, di una puerilità commovente.
Due gocce posso unirsi e formarne una più grande... Miku, vuoi unirti a me?
 
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Peaches
view post Posted on 25/9/2013, 01:33




Io? E cosa ho fatto io? Sapessi quanto mi vergogno per ciò che ti ho detto... Sono stata convincente vero? E tu mi hai creduto, hai provato a "guardarti sotto i piedi", ad aprirti...ma allora non sapevo ancora di covare certi sentimenti. Come farai a credermi d'ora in avanti?
Scosse tristemente la testa, completamente sfiduciata.
Non ho fatto nulla Lamia, non ti ho sottratto a nulla. Sei stata tu a reagire. Sei tu che sei speciale. È facile dare consigli altisonanti quando nella propria vita va tutto bene, ed è solo questo che ho fatto.

Di nuovo i suoi occhi cercarono quelli della ragazza che le stava di fronte che adesso, alla luce di quella considerazione, le pareva sempre meno ragazzina e sempre più donna. Una donna forte e decisa a dare una svolta nella propria vita, e l'ammirò davvero, perchè nei giorni precedenti i suoi obbiettivi (o quelli che aveva sempre ritenuto tali) le erano parsi sempre più sfocati. Anche lo stesso desiderio di incontrare quel vampiro sconosciuto era un progetto troppo vago, troppo inconsistente, più un impulso che una vera e propria decisione.
Tuttavia, nonostante fosse profondamente scossa dagli ultimi avvenimenti, la sua grande razionalità le fece fare un passo indietro, portandola a pensare che in fondo nella vita di ciascuno, prima o poi, capitano momenti di crisi, e che in realtà anche la sua esistenza fino a quel momento non era stata tutta rose e fiori.
Aveva visto tanto, sopportato tanto, ma in qualche modo ne era uscita ogni volta, in gran parte proprio grazie alla lucidità con cui si era sforzata di guardare alle cose.
Nella solitudine dei giorni precedenti era stato proprio questo continuo altalenarsi di considerazioni a scombussolarla di più, stancandola inutilmente. Passava incessantemente da pensieri come quello che aveva appena avuto alla disperazione più nera, alla paura e poi alla certezza che stavolta la sua logica avrebbe fallito. E dopotutto, chi avrebbe potuto darle torto? Risvegliarsi improvvisamente e scoprire che era ad un vampiro, un immortale, che aveva giurato vendetta bastava da solo a mandare in frantumi qualsiasi buonsenso. E lei, in un simile caos, era persa.
Perchè? - riuscì a dire solamente, mentre guardava spaesata in volto l'amica, sinceramente sorpresa da quella sua dichiarazione di intenti. - Perchè lo fai? Nonostante ciò che ti ho appena detto...perchè hai cambiato idea?
La sua voce era così sottile, incerta. Se non fossero state così vicine sarebbe stato impossibile sentirla nel rumore prodotto dall'acqua in movimento, ma vicine erano, abbastanza perché la mano di Lamia potesse senza sforzo sfiorarle il viso appena sollevato, pelle fredda e umida di lacrime, come in attesa di quel contatto che era un po' un perdono, e un po' una promessa.
Per un attimo le sembrò che in quella notte tutto sarebbe potuto succedere, e che se anche tutto fosse successo loro due sarebbero rimaste protette all'interno di quel momento che era tutto loro, e di nessun altro.
Ma era davvero così? Non riusciva a non chiederselo, doveva chiederselo.
Doveva saperlo, capire se potersi affidare completamente a qualcuno pur con tutti i suoi limiti, come non aveva mai fatto prima, senza vergognarsi di mostrarsi per intero, pur con tutta quella confusione che la rendeva impotente e inutile.
La verità era che desiderava farlo più di ogni altra cosa. Appoggiarsi a qualcuno che potesse prestarle la forza necessaria per superare quel penoso empasse, sorreggendola per un po' prima di tornare a camminare con le proprie gambe. Qualcuno che potesse aiutarla a compiere la scelta giusta e credere, credere davvero che quelle mani l'avrebbero trattenuta il giorno in cui ce ne fosse stato bisogno.
Socchiuse gli occhi abbandonandosi a quel tocco delicato, e poggiò la sua mano su quella di Lamia per impedirle di ritirarla.
Conforto. Calore.
Tu rimarrai sempre Miku, su questo puoi starne certa ed io sono amica di Miku.
Sorrise, stringendo un po' le labbra per non piangere ancora. Anche se non sapeva più chi era in realtà "Miku", si concesse di crederci, e pensò sul serio che Lamia le sarebbe rimasta amica, qualunque cosa questo volesse dire.
Riaprì lentamente le palpebre, e allungò a sua volta la mano opposta per accarezzare la guancia di quella persona che in così poco tempo le aveva stravolto la vita.
La mia goccia gemella. E io la tua.
Suonava come una promessa.
Non lo dimenticherò.



E dopo un ritardo abissale quand'è che mi viene l'impulso di scrivere? Alle 2 di notte. Ma a parte questo, scusami davvero, sono stata vergognosa.
 
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Lamia Saki
view post Posted on 28/9/2013, 23:00




No, Miku, ad essere speciale non è chi fa la rivoluzione, ma chi riesce a dare una motivazione a colui che la fa. Ad essere speciale qui, tra me e te, sei tu, e non riesci ad accorgertene. Se solo potessi assaggiare anche solo per un istante il sapore dei miei sentimenti, proprio come un vampiro fa col sangue della sua sposa, allora tutto ti sarebbe chiaro.
Pensò con un groppo in gola perchè era estremamente difficile non poter parlare pur avendone il dono e le capacità per farlo, e non avere improvvisamente però un fil di voce per dar vita alle parole che, ordinatamente come tante formiche laboriose avevano affollato la sua mente.
Miku, io ho sempre pensato e creduto di essere una goccia destinata a piovere da sola, senza mai scambiare un solo contatto con il resto del mondo e ciò ha fatto si che germogliasse in me la Saki che hai conosciuto. Poi sei arrivata tu, che hai stravolto ogni mia convinzione, hai spazzato via con un leggero soffio ogni mia certezza, hai cambiato i miei obiettivi... hai cambiato me stessa.
In quel momento non le venne nulla in mente di meglio da fare che prendere la mano dolce e delicata della ragazza, che pareva una fogliolina affusolata ai primi contatti col mondo esterno e la portò all'altezza del cuore, dove la premette un pò, in modo che il suo battito cardiaco divenne percepibile.
Chiuse gli occhi e sussurrò con tono leggiadro
Lo senti che batte così forte?
Avvolse ancor meglio poi le piccole dita di lei che avevano una temperatura decisamente inferiore rispetto all'esperto palmo della cacciatrice floreale, forse troppo abituato a stringere armi e gelidi metalli
Senti come sono calde le mie mani?
Le chiese quasi in un'affermazione silenziosa
Prima a farmi battere il cuore era l'adrenalina di una caccia notturna, ad arroventare le mie mani era il desiderio di staccare il collo proprio con esse all'uomo che instillò in me tutto l'odio che ho in corpo... adesso invece, il mio cuore batte sotto i colpi di un sorriso e le mie mani diventano accomodanti e generose nel momento in cui sanno di dover entrare in contatto con la tua pelle. spiegò, cercando di motivare quell'estrema e ferrea convinzione da dove le era venuta, era comprensibile se l'altra fosse rimasta perplessa dai discorsi di Lamia, in quanto non erano affatto da lei, non su questo genere di cose.
Anche se in lei aleggiava ancora lo sporco pensiero che forse Miku si fosse rivolta a lei solo per scopi pratici, per raggiungere i suoi scopi personali, per spremerle quanta più forza e tenacia possibile, per sfruttarla e ridurla ad una pezza prova di vita, non poteva tenere a freno l'impeto che l'aveva colta. Si era detta di dover moderare le parole e non lasciarsi trasportare per non far trapelare nulla dei suoi veri sentimenti verso la ragazza e per non "corromperla" in nessun modo, negativo o positivo che sia.
Notò gli occhi della ragazza guizzare verso i suoi, sembravano gli occhi di un cucciolo che cerca quelli della madre per ricevere sicurezza e protezione, sembravano supplicarla di fare attenzione a quello che stava dicendo e allo stesso tempo di non ascoltarla, sembravano gli occhi curiosi di un bambino che per la prima volta guarda da un cannocchiale e riesce a vedere lontano, forse l'infinità del cielo.
Miku, è nei momenti bui che si riesce a distinguere la luce. Del resto se non ci fosse la notte, come potremmo vedere le stelle?
Sorrise genuinamente ala domanda dell'altra, perchè lo faceva?
Se da un lato aveva fornito una miriade di spiegazioni a vantaggio del suo cambiamento e delle sue dichiarazioni, e in cuor suo maturava sempre di più la consapevolezza del sentimento di fondo che originava simili pensieri e parole, in realtà poteva dirsi non aver fornito affatto una spiegazione valida.
Devi sapere che al mondo solo i morti e gli idioti non cambiano mai.
Cos'altro poteva dirle? In quel momento poi, qualsiasi cosa sarebbe stata più che sufficiente, e qualsiasi, al contempo, inutile.
Le lacrime erano troppo salate per lasciarsi addolcire da questa o quell'altra risposta, sarebbero continuate a scendere così dense e si sarebbero poi arrestate d'improvviso come il letto di un fiume sbarrato da una diga.
Quando l'altra però tese la sinistra verso di lei, la sorprese e la riempì di gioia.
La toccò appena, quasi non sentì del tutto la sua pelle aderire alla sua, ma le bastò quella lieve sensazione, quasi onirica del contatto per scatenarle un brivido che la percosse per tutta la spina dorsale; schiuse le labbra in segnale di piacere, come se un vomito di parole le fosse improvvisamente giunto in bocca, ma si trattenne.
La mia goccia gemella. E io la tua.
Finalmente aveva le idee più chiare grazie a quelle parole che come un arcobaleno sancirono la fine della tempesta e deliberarono il risorgere del sole.
Le sfiorò un'ultima volta la morbida criniera poi scivolò col palmo sulla spalla dove la lasciò a riposo per qualche secondo.
Miku, cominciò in un sussurro, portandosi la mano al petto sono pronta ad accettare la tua richiesta. Farò di te una donna forte, capace di raggiungere da sola i propri obiettivi. Ti renderò capace di impugnare un'arma, di uccidere un succhia-sangue, ma mi prodigherò affinchè ritorni in te il pensiero lucido, la consapevolezza di essere e sentirsi Miku. Sarò per te maestro, confidente e amica, sarò il tuo scudo quando ti sentirai vulnerabile, la tua spada quando andrai all'attacco, sarò per te quello che vorrai. Sarò con te e per te Lamia. Disse senza mai interrompere il flusso di voce, senza mai lasciar scappare una lacrima, un sorriso o un'espressione particolare.
E questo è un giuramento. epilogò decisa e concisa, senza mai deviare le pupille dalle iridi di Miku.
 
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