Lo sapeva.
Ne era certa ormai. Come lo era che un anemone, fiore del vento, ad una folata di esso gli veniva negata la dolce esistenza.
Anemone… pensò la cacciatrice, rimembrando l’immagine vivida del giro panoramico sulla ruota, al termine del quale aveva donato proprio un anemone all’amica.
Chissà se l’aveva conservato, se era ancora vivo o se fosse seccato da un pezzo, se Miku l’avesse gettato via o se ne fosse presa cura come un gioiello prezioso.
In quell’occasione in quel fiore policromo Lamia impersonava l’amica, con le sue mille delicate sfaccettature e colori di cui era impossibile conoscere tutti i nomi e riuscire a riconoscerli uno per uno.
In quell’occasione Lamia le aveva detto che sarebbe stato il pegno per cui nonostante i loro cammini erano separati, sarebbero rimaste insieme, la promessa in cui Miku sarebbe rimasta il suo Sole e le avrebbe mostrato la via, illuminandola perennemente.
Già in quell’occasione Lamia si sentiva come luna contaminatrice, sporca di sangue e degli orrori della notte, già in quell’occasione, inconsciamente temeva che prima o poi il Sole, tramontando avrebbe avuto uno scontro diretto con la Luna.
Ma era stata Miku stessa a dire che forse, entrambi gli astri si davano vicendevolmente il cambio in nome di un’amicizia eterna, perciò la donna floreale si era aggrappata a queste sue parole e ormai forte che l’altra avesse ragione si era convinta che anche loro due sarebbero potute coesistere.
Sapeva perciò che inevitabilmente, anche l’altra per un motivo e per un altro avrebbe sentito il soffocante bisogno di recarsi alle cascate e quindi di incontrarla.
Ignorò quasi le parole dell’altra, o meglio le ascoltò ma non diede loro troppo peso, il suo sguardo ormai era già immerso nel viso angelico di Nasten’ka e neppure un cataclisma sarebbe stato capace di distogliere la sua attenzione.
L’espressione che assunse la cacciatrice fu quasi indescrivibile; seguendo le descrizioni dei grandi autori poteva essere associata a beatitudine.
Sembrava stesse avendo una visione e tutti i muscoli facciali erano rilassati e inverosimilmente lisci, gli occhi sorridevano, sorridevano perché avevano davanti a sé il Sole e riuscivano a guardarlo senza rimanerne accecati.
La prima volta che ci incontrammo -cominciò con tono vellutato-
dicesti che tutti siamo troppo impegnati a ricercare la felicità e ci lasciamo sfuggire i frammenti di essa che ci cadono davanti… avevi ragione. Ma finalmente ho deciso di fermare la mia corsa e guardare sotto i piedi. Sorrise genuinamente, lasciando intendere ciò che le parole tentavano di celare e nascondere: il frammento più importante lo stava raccogliendo proprio adesso.
Portò delicatamente una mano ai capelli, e come se si trattasse di un rebuild, sganciò un fiore colorato intarsiato tra i capelli.
Lo riconosci, vero? Chiese poggiandolo sulle sue gambe sopra il libricino, restando a fissarlo teneramente.
Dissi che ti somigliava e non erravo. Dissi che sarebbe stato capace di farti tornare da me e ci è riuscito. Risucchiò come un aspirapolvere una goccia salata che tentava di evadere, Quindi si alzò improvvisamente e saltò addosso alla ragazza cingendola al collo, impugnando ancora nel palmo l’anemone e sprofondando nella chioma della compagna. Il libro scivolò anch’esso delicatamente al suolo, come se non volesse stonare coi sentimenti che la sua lettrice provava in quel momento.
Come potrei odiarti, sciocca! Sussurrò quindi, soffocando qualche singhiozzo.
Quando poi riacquistò il contatto visivo, riprese il libricino tanto amato e passandoselo tra le mani lo guardò con affetto.
Questo libro… iniziò, credendo di essere capace di concludere la frase, ma cadde in inganno.
Quante cose avrebbe potuto dire su quel libro? Infinite. Ma quella più importante era che proprio quel libro ora le rendeva due gocce gemelle.
Guardò poi quello quasi identico di Miku e sorrise
…è davvero bellissimo! Aggiunse, non riuscendo a nascondere che non era affatto ciò che avrebbe voluto dire.
Guardando l’aspirante hunter si rese conto però ormai che non poteva più rispecchiare l’immagine di un anemone, indifeso e gracile, adesso Miku aveva preso in mano la sua vita e aveva deciso di cambiarla radicalmente, del resto non era forse questo il vero motivo che l’aveva condotta sin lì?
Forse Lamia era stata troppo sdolcinata e forse non poteva più pretendere di riacquisire il rapporto ideale che aveva costruito nella sua mente con l’umana in quanto l’aveva profondamente delusa –e spaventata- non riuscendo a controllare Saki.
Tornò a dar ragione a Miku sulle fattezze della felicità,
…metà tra bugia e speranza…Forse Lamia adesso sarebbe stato solo uno strumento per Miku, da sfruttare per diventare ciò che desiderava diventare, senza nulla che poteva conciliarsi con la speranza e il desiderio di legame di Lamia. Ma davvero Miku aveva seguito il suo consiglio alla lettera dimenticandola e dimenticando tutto ciò che c’era stato tra di loro? Davvero era tutto sprofondato nell’oblio?
Se fosse stato così non avrebbe potuto darle torto e in ogni caso avrebbe mantenuto la promessa fatta a se stessa, ovvero avrebbe assecondato la richiesta della donna, rendendola sua pari, qualunque fosse stato –o diventato- il rapporto che le teneva unite.
In fondo da tutto ciò dipendeva la verità sul destino della goccia: era condannata alla solitudine eterna o due gocce potevano fondersi per formarne una più grande?
Non sapevo davvero che cosa scrivere prima, a quale ricordo fare riferimento e come far comportare Lamia, ma alla fine ho elaborato questo...
In fondo è segno che abbiamo parecchio da raccontare!