Le lacrime di una dea, Quest Mission x Luce Dany

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LR-Fir
view post Posted on 30/7/2012, 17:12




CITAZIONE
Nome pg: Luce Dany
Livello: 33.7
Quest richiesta: QuestMission
Link scheda pg: QUI
Link personal book: QUI
Eventuale oggetto desiderato come premio: Modifica delle armi possedute da Luce

Armi
1) Modifica dello Spadone a due mani

2) Perdita del pugnale Darkness e acquisizione di Questo pugnale (non so ancora che nome dargli)

3) Acquisizione di una coppia di Guanti artigli

ti ho ridotto il premio come hai richiesto


STORIA
Una serata al Cat's Eye, una serata come tante.
Il bar è, come al solito, frequentato ma non pieno. I tavoli accolgono tre o quattro cacciatori ognuno, chi occupato in qualche discorso serio altri invece che fanno semplicemente una chiacchierata ridendo di una battuta occasionale.

Il barista, Michael Truth, con la sua stazza potrebbe essere scambiato per un pilastro che tiene su il solaio se non fosse che si muove interagisce e tiene il bancone in ordine dopo che gli avventori hanno consumato l'ordinazione.
Luce si trova al solito posto, per motivi totalmente suoi, che sia semplicemente la ricerca di compagnia oppure la voglia di evasione non è dato sapere agli altri cacciatori.

Trascorre tutto tranquillamente, le persone vanno e vengono, alcuni hanno una missione da compiere, altri tornano da una appena conclusa, normale routine.
Ad un tavolo però qualcosa attira l'attenzione di Michael che subito scuote il capo dopo aver identificato l'argomento.
Alcuni cacciatori ascoltano un collega che con fare concitato descrive un uomo attribuendogli caratteristiche che rasentano l'inverosimile.

Ma sì! Vi dico la verità! Un vecchietto alto così! E aveva un bastone bianco con un teschio sopra!Me l'ha raccontato un mio amico, ha detto che lo chiamavano “diavolo barbuto” perché era crudele come un diavolo...e poi beh aveva la barba. alla fine di questa frase gli altri scoppiano a ridere dicendogli che è solo una storia e lui è più credulone di un bambino.
Dai ragazzi, lo sapete che non racconto frottole. È diventato un armaiolo e vive da solo in una capanna nelle Hawaii! altre risate coprono le successive frasi del cacciatore che sembra irritato dalla mancanza di fiducia dei propri amici. Beh, certo, un vecchio barbuto che fa l'eremita alle Hawaii non è che sia quello che ci si aspetta dal racconto di un Cacciatore di professione.


Finalmente! XD beh si inizia. Muoviti come preferisci, l'importante è che arrivi al Cat's Eye. Ti ho dato lo stretto necessario per muovere l'ibrido montagna-barista.
Se fai domande riguardo il tipo di cui parlano i cacciatori alla fine, Michael sa solo questo:
si tratta di un vecchio cacciatore che si è ritirato e appunto aveva quel soprannome perché, le poche volte che qualcuno rimaneva vivo dopo aver combattuto con lui, solea torturare la sua vittima fino all'ultimo. Essendo troppo forte per perderlo, la Vampire Hunter non interferiva ma poi si è ritirato da solo.

ovviamente puoi descriverlo meglio ^_^

Ah! buona quest!!!
 
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LuCe-90
view post Posted on 31/7/2012, 22:29




Il Cat’s Eye, più che un bar di periferia, aperto ai cacciatori, era per Luce un luogo in cui passare le ore, che fossero, poi: gettate nel silenzio d’uno sguardo perso nel vuoto, lì a scrutare oltre i vetri appena opachi del locale, un mondo che a volte le sembrava poter capire, ma che molte altre volte le volava via dall’anima, come una bolla di sapone che si rincorre freneticamente, osservando appena la sua forma delineata da quelle sfumature brillanti, color arcobaleno, cercando di afferrarla, ma quando la mano si apre e le dita protendono come i raggi del sole, ecco che basta lo svolazzare d’una farfalla per farla volteggiare su se stessa e sfuggire alla presa e allora...si continua a correre, pieni di quella voglia immensa di desiderare di prenderla, giusto per un momento, quella frazione di secondo che ci fa sentire la sua essenza sulla nostra pelle, un secondo, prima che il tocco umano, non abituato a giocar con gli angeli, la faccia esplodere in una lacerazione che brucia, all’aria esterna, l’esile bordo che la fa esistere; che fossero annegate in quel cocktail che amava ordinare, il Blue Lagoon, fondendo il cuore rosso che risiedeva nelle corolle dei suoi occhi, sempre aperto, a raggiera, per osservare il mondo, con quel blu intenso che strascinava con se odor di tropicale e la faceva viaggiare con la mente verso quelle mete che aveva sempre sognato...con i sogni di qualcun altro; che fossero, poi, mescolate al sapore dolce d’una torta, sempre identica, sempre diversa nella sua perfezione assoluta, una torta dove la mano del suo maestro, che ormai considerava come un padre, aveva lavorato con cura e, pensando alla sua unica allieva, avrà sorriso, nello sperare che quel giorno o in quelle ore in cui il sole decide di incamminarsi più velocemente verso l’apparente riposo che mai ha, una voce soffice chiedesse ancora di voler saggiare il solito piatto, il solito dolce, che doveva ripulire il palato dell’amaro che aveva lasciato il sapore del sangue d’un vampiro o il sapore, duro, rude, come il carbone, d’un amore impossibile, aveva tormentato la bocca e la gola con singhiozzi di pianti che venivano oscurati al mondo...
Il Cat’s Eye, cos’era? Dietro quelle luci che si affusolavano con l’avvento della notte e segnavano, a volte, di rughe di tristezza i volti dei cacciatori che scaricavano nell’alcol la loro angoscia di vivere, perché non v’era cacciatore che arrivasse ad amare il suo lavoro realmente.
Il Cat’s Eye; parole di confessione, di segreti e di trame di vita che s’intrecciavano nel mormorio che proteggeva tutti da tutti, poiché senza quel mormorio nulla sarebbe potuto accadere, anche per Luce era lo stesso, la trama di voci che intarsiava e custodiva il tutto, faceva sì che lei potesse riversare, sul lucido bancone, costantemente pulito da una pezza bianca appena umidificata, ciò che un peccatore rivela al suo Dio in un confessionale di rude legno, eppure, dietro quella grata non v’è luce divina, ma il respiro affaticato d’un uomo che accetta gli altri e socchiudendo gli occhi con fare stanco, pronuncia le fatidiche parole di perdono, di assoluzione...e lì c’era il suo uomo, c’era un uomo che vegliava sui problemi di tutti e miscelando frutta con alcolici o premendo la leva della birra, riempiva di dorata birra i boccali spumeggianti dei cacciatori; eppure non era un Dio, eppure non portava la parola di nessuno, ma sapeva socchiudere gli occhi e allungare il suo viso sagomato in quel sorriso caldo che ogni persona in crisi ha bisogno d’avere nella sua vita, non psicofarmaci, non un freddo e distaccato dottore che analizzi i tuoi sogni su di un lettino o una poltrona, ma qualcuno pronto a reggere sulle proprie spalle il male degli altri...è questa la cura dell’uomo e la bontà dell’uomo ed è per questo che Luce ammirava Michael Truth, certo, era folgorata, dalla sua forza e le sue impresse varcavano la leggenda, quante volte nei mormorii striscianti dei colleghi più giovani, aveva sentito narrare di imprese di Michael che mai aveva compiuto, oppure d’imprese compiute ma enfatizzate fino al limite della verità, ma più di tutto ciò, la bontà d’animo che contraddistingueva quell’omone nero, era infinita...quante volte, mai confessate a nessuno, lo vide come più d’un semplice maestro, quante volte sognò, nella sua piccola mente, un futuro in rosa accanto a lui...ma erano dei sogni di prima adolescenza, che risalivano all’epoca in cui non aveva mai messo piede nell’Istituto Cross...un epoca in cui c’era una Luce gelida, distaccata, che rifiutava ogni forma di sentimentalismo, perché aveva ben visto che non serviva quello per uccidere i vampiri e diventare brava, brava come il suo maestro che voleva rendere glorioso. Un giorno avrebbe preso posto al capo della Vampire Hunter ed avrebbe sciolto quell’organizzazione di sola violenza...già...un sogno così ambizioso che le sembrava assurdo dirlo anche con la voce del pensiero.
E il pensiero volava mentre restava con il mento poggiato sulla mano destra ed il viso intento a sbirciare fuori da quei vetri; quella sera non aveva voglia di parlare con nessuno, ma il suono lontano d’una melodia su pianoforte di Esteban Ramirez, che portava il titolo di “Wings of an Angel” le ritornava in mente ed il violino che appena si accennava al suono più deciso dei tasti bianchi era qualcosa di divino...la rapiva e la trascinava via, lontano, come se avesse sulle spalle due enormi ali bianche, le quali in un solito battito erano capaci di farla volare sulla Luna; splendidamente nel cielo percepiva la brina della nebbia notturna, scivolarle sul viso, rinfrescarle la pelle con tocco d’angelo e farla arrivare in quel mondo dove tutto è pace, dove tutto è desiderio.
Ma la melodia è interrotta da un gruppo di cacciatori che ciarlano troppo forte, fino a rompere quell’intarsio di mormorii che inglobavano ogni voce del locale.
«ha detto che lo chiamavano “diavolo barbuto” perché era crudele come un diavolo...e poi beh aveva la barba.»
Luce inarcò un sopracciglio per poi scoppiare a ridere, anche se la risata contenuta non sorpassò d’udito il suo piccolo tavolo circolare. “Diavolo barbuto, perché era crudele e aveva la barba”? Era troppo comica come cosa, ma poi...di cosa stavano parlando?
Ascoltò meglio, interessandosi alle parole di quello strano cacciatore che veniva preso per scemo dai suoi stessi compagni.
«È diventato un armaiolo e vive da solo in una capanna nelle Hawaii!»
Si spostò indietro sulla sedia, restando in bilico sui due piedi posteriori ridacchiando ancora un po’ fra se e se, per rimuginare su quelle strane parole.
Un armaiolo, barbuto, probabilmente scontroso per via della vecchiaia, residente alle Hawaii...beh era una notizia molto particolare e seppur lì, a pochi passi da lei, aveva uno dei migliori armaioli mai visti al mondo...da lui aveva già ricevuto le armi migliori che potesse avere, dunque non sarebbe stato male saggiare la tempra di quest’altro fabbro.
Con fare sicuro allora si alzò dal tavolo per andare a chiedere a Michael Truth, che stava sistemando in vetrina alcune torte appena fatte e scaricando in un cestino una ventina di muffin, se sapeva qualcosa di quel “Diavolo barbuto”.
«Si tratta di un vecchio cacciatore che si è ritirato e appunto aveva quel soprannome perché, le poche volte che qualcuno rimaneva vivo dopo aver combattuto con lui, solea torturare la sua vittima fino all'ultimo. Essendo troppo forte per perderlo, la Vampire Hunter non interferiva ma poi si è ritirato da solo.»
Incredibile. Non aveva mai sentito di un cacciatore così violento con le proprie vittime...perché allora avrebbe dovuto andare lì? Solo perché era molto forte? Ma davanti a se aveva un uomo che poteva attaccare un LivelloA a mani nude! Cosa voleva ancora?
Eppure, forse la voglia di rifugiarsi altrove, forse la voglia di fuggire per altri luoghi e cambiare aria, giusto per dimenticare, per qualche giorno l’assenza di Asuka e tutto ciò che le gravava sulle spalle, decise di andare alle Hawaii e cercarlo!
Chissà se il cacciatore che aveva causato tutto quel baccano poteva rispondere a qualche sua domanda. Per Luce non era poi troppo strano parlare con qualche altro cacciatore d’affari di “lavoro”.
Gli si avvicinò sul fianco sinistro poggiando una mano sul tavolo.
«Scusami, ho inevitabilmente sentito la tua discussione e...vorrei andare a trovare questo “Diavolo barbuto”, quindi...se sapresti darmi qualche altra indicazione ne sarei felice.»
Appena il giovane avrebbe vuotato il sacco o respinto la sua richiesta, in ogni caso, avrebbe ringraziato (con più o con meno trasporto), dipendeva dalla risposta, il cacciatore e sarebbe andata a prendere il necessario per il viaggio!
Una “vacanza” non poteva mica nuocerle.
 
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LR-Fir
view post Posted on 1/8/2012, 14:35




STORIA
I discorsi si interrompono improvvisamente quando Luce si inserisce. Il cacciatore, schernito dai compagni, la guarda e risponde semplicemente:
Eh? ah...beh insomma non è che sappia proprio esattamente dove si trova. So solo che si trova alle Hawaii...sull'isola di Hawaii. alza le spalle accompagnato da un'altra risata degli altri uomini.
Dai ragazzi basta. Posso trovare altri che confermeranno la storia. Forse non ha fatto proprio tutto quello che mi hanno raccontato ma già il fatto che valga la pena di montarci una storia su vale un tentativo di trovarlo, no?

E secondo te ti lascio andare a sbattere la testa contro un muro da solo? Non ci sono mai stato alle Hawaii! Quindi verrò con te... sembrava una minaccia da parte del cacciatore, amico del narratore di prima. Questo porta degli orecchini a forma di artiglio nero che gli danno un aspetto selvaggio. La camicia smanicata rivela delle braccia grosse e muscolose. Forse è abituato al combattimento ravvicinato.

Voi due insieme in viaggio?? poco ma sicuro rischierete l'osso del collo almeno una decina di volte! Se non venissi poi vi avrei sulla coscienza. il terzo che parla, invece, è magro e alto, sottile è un termine molto adatto alla sua corporatura. Gli occhi verdi sono giocosi ma taglienti allo stesso tempo.

Hey Michael! Sembra che si andrà alle Hawaii! Vieni anche tu? dice il primo al barista che declina gentilmente l'invito per ovvi motivi di gestione del locale.
Oh, non sai cosa ti perdi... Scherza Comunque, scusami, non ci siamo presentati. Io mi chiamo Rudy, lui è Koichi detto “il selvaggio” e lui Lou. Sembrano poco seri ma sono bravi cacciatori. alla parola “selvaggio”, Rudy, sembra soffrire alquanto improvvisamente. Forse uno dei suoi amiconi gli ha dato un calcio sugli stinchi. Stessa cosa accade quando dice “poco seri” ma stavolta il calcio arriva da un'altra direzione.
Violenti... borbotta con voce sofferente.
Se gradisci compagnia andiamo tutti. Che ne dici? sembra veramente deciso a partire, così come gli altri due. Luce avrebbe accettato la proposta oppure no? Il viaggio solitario oppure quello in compagnia? La decisione sta a lei.



Libertà. Decidi come preferisci e a seconda della scelta descrivi per bene da qui all'arrivo alle Hawaii. Andiamo dritti al sodo ;)

Ah ovviamente se decidi di andare con loro in gruppo dovrai muovere i png.ti metto i codici del colore:
CODICE
Rudy [COLOR=#00C382][/COLOR]
Koichi [COLOR=#DD0093][/COLOR]
Lou [COLOR=#B3FF1C][/COLOR]
 
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LuCe-90
view post Posted on 20/8/2012, 23:20




Luce ascoltò i discorsi dei tre con grande attenzione, sfiorando l’apatia, anzi, lo sguardo era pressoché deluso sul tipo di persone in cui era inciampata per sapere, semplicemente sapere qualche notizia su un così “buffo” personaggio strano, strano com’erano strani quei tre: Rudy, l’inventore di quella storia, il più normale dei tre...e questa affermazione non era confortevole; Koichi con quel suo abbigliamento e quegli orecchini, era decisamente la persona che risaltava di più, ma non affascinava la tranquilla e “normale” Luce; personaggio più (che parola esasperata) interessante era quel sottile Lou, sottile come il suo stesso nome.
Luce fece fare un giro di centottanta gradi ai suoi occhi, finendo per guardare il soffitto, sbuffando, sempre verso su, spostandosi, in quel gesto, uno dei ciuffi di capelli che le scendevano sulla fronte.
L’unica domanda che ravvivò la sua attenzione fu quella rivolta a Michael, il quale infranse tutte quelle immagini strabilianti che si erano annidate nell’immaginazione di Luce nel frangente di mezzo secondo: lei e Michael in un’avventura esterna al mondo di Utsunomiya e della Cross! Cosa poteva esserci di più bello?
Probabilmente, solo una notte d’intimità con Asuka.
A quel pensiero si ammonì, poiché non voleva pensare molto a lei, seppur l’ombra di quella vampira restava perenne nei pensieri della cacciatrice dagli occhi rossi; quest’ultima venne invitata a compiere quel viaggio insieme ai tre cacciatori...
Strano.
Strano, era molto, molto strano.
Non aveva mai avuto nessun rapporto con i cacciatori della Vampire Hunter, eccetto Michael e tutt’ad un tratto eccone tre che la invitavano in modo pure giocoso e allegro ad un viaggio alle Hawaii!
Lì scrutò con un certo dubbio, ma poi si rassicurò nel fatto che, infondo, era una cacciatrice, si sarebbe difesa benissimo in situazioni “spiacevoli”.
Così, presa una bella boccata d’ossigeno, rispose...
«E va bene! Andiamo alle Hawaii, spero di trovare questo fabbro di cui parli!»
Disse rivolgendosi a Rudy.
«A proposito, io sono Luce Dany.»

Partirono!
Tutti e tre si erano dati appuntamento all’aeroporto per le 8 del mattino; Luce, impeccabile nell’orario era davanti l’entrata principale dell’aeroporto in anticipo di dieci minuti, il volo sarebbe partito per le otto e mezza.
Stava ritta sulla schiena, addosso aveva una gonna azzurra che finiva poco sotto le ginocchia ed infilata in quest’ultima una camicia a maniche corte bianca; ai piedi delle scarpette nere infilate sopra calze dello stesso colore, mentre sulla schiena teneva, ben avvolta in un lunghissimo lenzuolo, lo spadone a due mani e nella valigia, quelle vecchio stile, rettangolari e prive di alcuna rotella, qualche vestito mischiato alle restanti armi, meno che la pistola, accuratamente legata alla coscia destra e nascosta sotto la gonna. I capelli erano nascosti da un grande cappello estivo molto largo, anch’esso bianco come la camicia.
Ovviamente avrebbero preso un volo riservato ai cacciatori, altrimenti con tutte quelle armi avrebbero passato dei grossi guai al chek-in!
Ma il tempo passava e quei tre non arrivavano.
Luce osservò l’orologio, le quali lancette segnavano le otto e cinque minuti; non era molto l’attesa che la infastidiva (beh anche quello), ma il vedere così tante persone entrare e uscire dall’aeroporto le dava fastidio! Come poteva riconoscere un pericolo in mezzo a tutta quella gente? Se ci fosse stato un vampiro, se ci fosse stato un pericolo per la gente come l’avrebbe individuato?
Odiava la folla.
Non era abituata alla folla.
La folla la guardava.
Qualcuno la indicava.
Qualcuno le urtava contro, nell’andare.
«Non dovevo fidarmi di quei tre.»
Pensa nervosamente, mentre poggia una mano sulla gonna, lì dov’è posizionata la pistola...ancora un po’ e avrebbe iniziato a sparare a qualcuno o sarebbe corsa via.

...

Le otto e venti.
Le otto e venticinque.
Le otto e ventisette.
«Eccola è laggiù!»
I tre giovani cacciatori stavano correndo in modo del tutto scoordinato, trascinando zaini, trolley e sacche da viaggio, ma appena videro meglio lo sguardo della cacciatrice si impietrirono, un po’ meno, il tipo tosto di nome Koichi che osò spezzare quell’aria di gelida che era scesa sui restanti membri.
«Avanti, che l’aereo parte!»
Lou e Rudy ripresero a camminare a passo svelto, solo dopo aver superato Luce, davanti la quale passarono in punta di piedi, mentre il sottile Lou sussurrava all’amico.
«Ho paura Rudy…»
E l’altro gli rispose, sempre a bassa voce.
«Non fare gesti inconsulti e andrà tutto bene...e non fissarla così!»
«Non…riesco...a non...guardarla!»
Luce, scorgendo il timore dei due, fece un piccolo scatto in avanti facendoli correre velocissimi fino al Chek-in, alla fine lei rimase indietro con uno più scanzonato Koichi.
«Sicuro che siano cacciatori?»
«Lo so, è difficile da comprendere, ma capiscili...abbiamo letto il tuo fascicolo alla Vampire Hunter.»
Detto ciò Luce bloccò il passo concedendo qualche secondo di vantaggio a Koichi, per poi scuotere la testa e riprendere a camminare a passo svelto.

Fortunatamente riuscirono a prendere l’aereo, un volo riservato solo ai cacciatori e, infatti, ogni passeggero là dentro era della Vampire Hunter.
Luce finì seduta accanto a Rudy, il quale, però, non si girò mai a guardarla, forse ancora intimorito o forse perché era preso da stupide e futili discussioni con i suoi amici, seduti proprio dietro di loro...mentre la cacciatrice dagli occhi rossi restava a leggere uno strano libro sulla cui copertina non c’era nessun titolo, nessuna lettera o nome; ma, mentre i suoi occhi scorrevano quelle misteriose parole, per tutto il viaggio pensò solo a quell’ultima battuta di Koichi il duro: cosa avevano letto nel suo fascicolo alla Vampire Hunter? Ormai non facendone più parte non poteva tenere sotto controllo certe cose ma, certamente, c’era scritto che ormai faceva parte della Cross a tutti gli effetti.
Era, dunque, possibile che i tre tentassero di fare un colpaccio a suo discapito?
Portare Luce Dany ai capi della Vampire Hunter doveva essere qualcosa di buono: la discepola di Michael, grandissimo, fedelissimo cacciatore, diventata una nemica, una disertrice...dopo anni d’inganni e di azioni non proprio meritevoli verso l’organizzazione dei cacciatori.
Con la coda dell’occhio lì guardò.
«Non è questa la compagnia che dovrei avere. Ormai, loro, sono i miei nemici...eppure non mi sento a disagio.»
Rudy si accorse che lei li stava osservando e troncando la frase che stava pronunciando le sorrise, di quel sorriso fu ripagato.

Arrivarono alle Hawaii, dopo esser usciti dall’aeroporto ed aver preso un battello per l’isola predestinata alla ricerca.
«Stiamo arrivando, vecchio demonio!»
Disse alzando il pugno in aria, seguito subito da quello degli altri tre, che festosi urlarono un “Sì” verso quel cielo dipinto di blu.
 
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LR-Fir
view post Posted on 27/8/2012, 12:13




STORIA
Sì...uhm..dunque quello è il Mauna Loa... il dito di Rudy punta sull'alta montagia fumante che sovrasta tutto. Sebbene non appaia altissima è la più alta in vista.Dovremmo andare in un paesino, o una cittadina. Qui vicino c'è Milolii... mostra al gruppetto sulla cartina la strada. Un'occhiata furtiva a Luce. Povero Rudy...
Mmm...ok. Se ci fai perdere... suona come una minaccia, e non una di quelle che si dicono per scherzo, non totalmente almeno. Koichi, fedele al proprio soprannome, si separa un attimo per andare su alcune rocce lisce per scrutare il mare tutto attorno. Un profondissimo sospiro e quindi torna dal gruppetto. Il tutto senza un rumore che si potesse apprezzare, come ad esempio il suono degli scarponi sulla pietra lavica o cose simili. Quell'uomo si muove come un gatto. Mi piace questo posto. sentenzia per poi tacere. Lou non spiccica parola a differenza degli altri, a parte lo slancio di entusiasmo di poco prima. Ascolta e basta.
Se non ti fidi vai da solo! la risposta di Rudy tradisce un certo timore, ma anche una buona dose di coraggio.

Terminato il breve battibecco il gruppo prosegue verso la strada che cinge l'isola. È in buone condizioni nonostante non sia frequentatissima. Un tragitto di meno di un chilometro li separa dal paese, affacciato sul mare, lì avrebbero potuto cercare informazioni. Una passeggiata silenziosa, con Rudy in testa e gli altri due che non si avvicinano mai troppo a Luce, per timore reverenziale o semplicemente un po' di paura vera e propria, certo non viene espresso a parole ma da sguardi o, al contrario, non-sguardi.

E finalmente ecco Milolii!

Le ricerche iniziano subito con i tre cacciatori che si fingono turisti e domandano le solite cose: posti per dormire, per mangiare e via dicendo e solo alla fine citando l'eremita. Nessuna notizia degna di nota.
Luce invece pare essere la più fortunata del gruppo. Parlando con una minuta vecchietta scopre che un tale, un vecchio scorbutico, si è costruito una casa sulle pendici della montagna, lontano sud est. Scopre anche che nessuno va abitualmente in quel luogo e spesso quelli che vanno non tornano. Forse proseguono il cammino fino agli altri paesini sulla costa, la vecchia non sa nulla di più.


Il vulcano è inattivo dall'84 tuttavia il paesaggio è brullo e con poca vegetazione. Muoviti come preferisci e muovi i png come credi. La nonna ti da indicazioni sommarie anche se ti indirizzza in una direzione precisa.

Buon divertimento!!!
 
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LuCe-90
view post Posted on 31/12/2012, 16:33




L’isola si presentava accogliente e docile sotto lo sguardo ancora un po’ crucciato di Luce, accompagnata da quel gruppo di cacciatori con caratteristiche estranee ai prototipi della loro “razza”, anche se lei non si era mai definita una cacciatrice, né un umana, lei: Luce Dany, era qualcosa a parte in quel mondo, un essere unico e, forse, irripetibile, mischiato con altri gruppi che le appartenevano solo a metà.

Guardare la spensieratezza di quei ragazzi e facendone il confronto con i membri dei Secret Warriors, capì come era la Cross ad attirare quel genere di cacciatore: schivo e asociale, proprio perché tormentato dall’idea che ciò che sta facendo potrebbe essere sbagliato. Eppure, nonostante ciò, Luce non avrebbe cambiato nessun membro del suo gruppo con altre persone…anche se un giorno l’avrebbe dovuto fare, o per mancanza di qualcuno o per il naturale scorrere degli eventi.

Intanto il sole alto picchiettava sulle scogliere di pietre levigate dal mare, sulle stradine campagnole del paesino che sullo sfondo rivelava il vulcano, inattivo da tanti anni, ma pur sempre una figura minacciosa che si scagliava la sua ombra sul resto dell’isola. Era lì che stava il vecchio demonio che cercavano?
Luce aveva con se le armi, ma incurante del loro peso iniziò a camminare ignorando il battibecco fra i tre; fu solo preceduta da Rudy, l’unico che sembrava conoscere la strada, mentre i due restanti marciavano alle spalle della cacciatrice, chissà se per rispetto, paura o per semplice comodità.

Entrati nel cuore del villaggio, i tre iniziano a disseminarsi, fermando i pochi passanti e/o bussando alle porte delle case, sperando di ricevere buone informazioni per il loro obbiettivo; le domande partivano immediatamente con frasi di cortesia, specificando di essere viaggiatori in cerca delle solite cose: un posto per dormire, per mangiare, per trascorrere le serate e solo alla fine, come fosse un pensiero balzato d’improvviso, un dubbio vacuo privo di alcuna importanza per la gita, spuntava il vecchio demonio. L’unica che andò diretta al punto fu la cacciatrice dagli occhi rossi che inizialmente mise paura ad un paio di persone, per i suoi occhi così strani (era un effetto che aveva spesso sugli umani), ma infine, bussando con gentilezza sulla spalla di una signora anziana, riuscì ad ottenere ciò che voleva.
«Scusi, signora…»
«Sì?»
La signora vestita abbastanza pesante, per il caldo che faceva in quell giorno, si girò verso Luce accettando di buon grado l’aspetto strano della giovane.
«Sa nulla di un anziano, abbastanza scorbutico che dovrebbe…fare il fabbro?»
«A parte mio marito? C’è un tipo, un uomo abbastanza vecchio, solitario e scorbutico; ma non le conviene andare da lui…molte persone che si sono avviate non sono tornate.»
Luce si crucciò in viso a quelle parole troppo simili a tante altre che aveva sentito in passato, parole solitamente attribuite alle dimore dei vampiri.
«Nessuno dice?»
La vecchia si limitò ad annuire con la testa, poi afferrò la mano di luce fra le sue dita più tozze e la sua pelle più ruvida, avvicinandola al suo viso, più in basso rispetto a quello di Luce, non tanto per l’altezza, ma per quella piccola gobba che la vecchiaia le aveva messo sulle spalle.
«Ma al momento…nessuno abita la sua dimora!»
Quelle parole sussurrate con tanta foga e tensione fecero rabbrividire la cacciatrice, che tentò di liberarsi da quella stretta senza far male alla signora, ma quest’ultima la tirò ancor di più verso di se.
«La casa sta lì, sulle pendici del vulcano; ma evitala se puoi.»
Dopo averla guardata dritta negli occhi per pochi interminabili secondi, la liberò dalla presa e ridacchiando riprese il suo cammino, poggiandosi alla terza gamba di legno, che l’età le aveva imposto.

Mentre Luce chiacchierava con la donna, sul sottofondo si sentiva il continuo brusio degli altri tre viaggiatori che chiedevano e ciarlavano di tante altre cose tranne che di ciò che avevano bisogno, dato che, giunti a quell’argomento, molti rispondevano in modo vago e mal definito. Lei, invece, aveva ben chiara la prossima meta: la casa del vecchio! Fosse stata anche disabitata, se era il personaggio che tutti sostenevano che fosse, era interessante studiarlo e conoscerlo.
Ruotò sulle punte e richiamò i tre a gran voce.
«Ehi voi! So dove abita quel “demonio”.»
Fiera della sua scoperta si avvicinò a Rudy prendendogli la mappa dalle mani, quasi fosse il trofeo che la rendeva capo della “compagnia”. I suoi occhi la studiarono per bene e con il dito indice tracciò lentamente la via da percorrere per giungere lì, dove il medesimo dito della signora si era scagliato, mentre le parlava della casa disabitata.
Batté, infine, ma mano sulla mappa ed invitò gli altri a seguirla!
 
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LR-Fir
view post Posted on 17/2/2013, 11:18




STORIA
Spiazzati i tre si guardano in volto, quella ragazzina con gli occhi rossi, chi si crede di essere? Koichi scrolla le spalle come se non gli importasse quel comportamento, anzi sembra quasi che apprezzi quel decisionismo poco avvezzo alle discussioni.
Rudy semplicemente scuote il capo non capendo perché quella situazione sia mutata, prima era lui a guidare il gruppo, e avendo lanciato lui l'idea del viaggio sarebbe dovuto rimanere lui indipendentemente da chi avesse trovato le informazioni. Invece solo il fatto di conoscere la strada l'ha messo in secondo piano...beh se è il prezzo per conoscere questo vecchio, allora va bene.
Lou non si spende neppure a reagire, sembra quasi spento, va dietro a Luce e basta. Quel suo comportamento forse tradisce una mente molto calcolatrice a differenza degli altri due compagni, ma si sa: se vuoi fare parte di un gruppo bisogna avere differenze per completare le mancanze degli altri.

La strada è abbastanza facile da trovare, almeno finché si resta nel centro abitato, ma appena fuori le cose sono diverse. La vegetazione dapprima è fitta ma dopo una mezzora di cammino gli alberi si abbassano e lasciano spazio ad arbusti sparsi. Ma non è comunque semplice scalare...se prima ci si impigliava nei rami ora il terreno sconnesso e l'assenza di un sentiero vero e proprio rallentano parecchio la strada dei cacciatori. Grossi massi e fenditure dalle quali salgono vapori sulfurei sono la normalità. Di più: sembra che il paesaggio davanti a loro non cambi mai, la montagna è sempre lassù e il paesino sembra allontanarsi di pochissimo nonostante il tempo impiegato a camminare e arrampicarsi.
I tre compagni di Luce non si lamentano molto, forse solo Rudy sembra a disagio riguardo a Luce mentre gli altri commentano poche volte e sottovoce di non si sente bene cosa. Quel che è certo è che i tre non si trovano a loro agio in presenza della cacciatrice ragazzina.

È ormai sera, gli ultimi sprazzi di luce rossastra tingono l'orizzonte rendendo l'ultimo tratto complicato da percorrere, quando una casupola abbarbicata sul pendio compare tra qualche albero basso, e fuori luogo data la scarsezza di vegetazione attorno. Un edificio semplicissimo, di pietre ruvide e scure intagliate quel che basta perché non ci fossero spifferi. Un fabbricato con una grossa canna fumaria si trova a qualche metro dall'abitazione e in un recinto scorrazza qualche pollo e qualche oca. Il tetto è in legno e lastre d'ardesia. Nonostante l'aspetto rude pare tutto estremamente solido.
Nonostante gli animali il luogo sembra deserto riguardo a presenza umana. La vecchia aveva ragione allora? Sembra di si. Forse sono venuti fin lì per niente, il luogo ha un'atmosfera quasi spettrale in quella luce radente.


Descrivi il tragitto ovviamente e muovi bene i png. Puoi esplorare la casa se vuoi. La troverai in ordine con provviste fresche e conservate e in generale tutto quello che potresti trovare in una casa senza nessuna comodità moderna (niente elettrodomestici o allacciamenti alle reti idriche per dire). Non c'è nessuno a parte gli animali.
 
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LuCe-90
view post Posted on 19/4/2013, 15:14




Un’avventura estiva in stile classico era ciò che stava accompagnando i quattro cacciatori: la partenza verso isole remote, sole, paesaggi rustici ed un mistero da risolvere, tutto ciò attorniava la giornata dei quattro membri della Vampire Hunter, gruppo improvvisato, maldestro e serio, verso la scoperta di questo Demonio barbuto, eremita.
Il Mauna Loa fumava sul loro cielo, inasprendo il suo azzurro, mentre Luce con fare deciso strappava di mano la cartina a Rudy, l’allora capogruppo della missione, e con fare audace batté la mano sulla carta, facendola schioppare nell’aria calda dell’estate e...
«Senza altri indugi! Avanzeremo conquistando l’obbiettivo e una volta legatolo ben stretto, in modo che non possa fuggire...»
Strinse il pugno.
«...gli faremo confessare i suoi segreti! Vero squadra!?»
Un sogno lontano quello di avere qualche seguace nella sua stramba vita fatta di deviazioni drastiche, alti e bassi, nonché sterminate pianure in cui si perdeva anche lei; dunque anche lì, in quella situazione si era lasciata coinvolgere dall’energia positiva della giornata e richiamava i suoi compagni all’unità sotto il suo nome: Luce Dany!
Però a quel grido non rispose un coro molto entusiasta: Rudy era ancora abbastanza sorpreso e contrariato da come Luce gli avesse strappato la mappa di mano senza chiedergli il permesso e senza di questo si era messa al vertice della squadra, detronizzandolo con un colpo di stato fulmineo, Lou ancora confuso e, probabilmente, intimorito da Luce ed in particolar modo da quel cambio repentino di atteggiamento, alzò il magro braccio intonando un: «Yahoo!» non troppo convinto, come se si fosse appena risvegliato da un certo torpore in cui, immediatamente, ricade; mentre Koichi, con le braccia conserte, la osservava annuendo impercettibilmente.
Luce osserva tutti e tre ed anche in lei, per un momento, si spegne l’entusiasmo che l’ha pervasa, rendendosi conto di come, in certe situazioni si rendesse abbastanza ridicola e poco marziale, come normalmente era in vita; ritornò a quel giorno ormai lontano, in cui, al fianco di Edvige, andò a vedere l’ultimo Toy Story e senza volerlo, ma sempre a causa del suo improvviso entusiasmo, aveva scatenato una vera rivolta giovanile!
Il comportamento di luce era come quelle terre del nord estremo dell’Europa, calme, placide, combattive e dissestate in superficie, ma scosse da improvvisi getti d’aria calda che, bucando la superficie, infrangevano la silente pace del nord. Questi non erano altro che rimasugli della vera se stessa? Colei che aveva abbandonato in epoca remota, in una cantina avvolta dalle fiamme?
D’altronde il processo di scrostamento che aveva subito Luce era stato incisivo nel corso degli anni, trasportandola dai suoi discorsi ermetici a questi attimi di felicità; il problema è che molto spesso non era colta e condivisa e così immediatamente si rendeva conto di come fosse fuori luogo quel suo essere gioviale e di come stridesse con tutto il resto.
Allora abbassò il pugno che aveva alzato sul suo incitamento, tornò seria in viso e sbattendo la mappa sullo stomaco di Rudy iniziò a incamminarsi.
«Non ho capito, adesso sarei di nuovo io il capo?»
Lei non rispose e Rudy guardò Lou, il quale, avvicinandosi al suo orecchio gli suggerì di non indagare oltre e tenersi ben stretta la mappa.
«Non capite eh? L’essere capo vuol dire anche essere magnanimi.»
Disse Koichi, passando, con passo spedito, davanti i due amici, tenendo le mani in tasca e assumendo un tono da sapiente, come se lui capisse ciò che era passato in testa a Luce, ma quest’ultima, udendo quelle parole si fermò di colpo, facendolo sbattere alla sua schiena.
«Non sono magnanima.»
«Allora mi hai riceduto il comando?»
Chiese Rudy con un’espressione speranzosa, mentre Lou immediatamente gli diede una gomitata sul fianco per riportarlo alla realtà.
Luce, d’altro canto, fu fredda e schietta nel rispondere.
«Ho imparato a memoria il percorso e mi scocciava tenere la mappa.»
Senza altri indugi, girò sulle punta dei piedi e riprese a camminare sulla testa del gruppo, trascinando dietro di se le armi che aveva portato direttamente dalla sua cameretta della Day Class. Fino ad allora non erano mai uscite da lì tutte insieme, solitamente era lei a curarle, dargli piccole modifiche, ma ormai sentiva di aver bisogno di qualche esperto del settore, un fabbro capace di far aumentare tutte le doti del suo arsenale e fornirgli, magari, qualche new entry.

Camminano, ma le posizioni non restano quelle di partenza, a seconda di chi è più o meno affaticato qualcuno sta più avanti, qualcun altro sta più indietro, l’unico membro del gruppo che pare sostenere il viaggio è Luce, anche se, appena usciti dal villaggio, la strada iniziò ad essere colma di ostacoli e sempre più difficilmente riusciva a tenere la testa del gruppo, insieme ai suoi bagagli non proprio leggeri.
«Eeehi! Eeehi voi!»
Gridva Rudy a Koichi e Luce, i più testardi a non voler ammettere la propria stanchezza.
«Uomo a terra! Uomo a terra!»
«Cos’è successo?»
Poi guardando Lou tramortito continuò.
«E’ stato aggredito! Tenetevi pronti per uno scontro! Non siamo soli evidentemente.»
«Veramente…»
«Non discutere Rudy e impugna la tua arma. Non è il momento di lamentarsi questo.»
Koichi si sporse sull’amico a terra e turbato disse.
«E’ strano. Non ho percepito alcuna presenza di vampiri. Deve aver colpito rapidamente, tanto da tramortirlo, ma non tanto da ucciderlo.»
«Forse lo vuole vivo, probabilmente dev’essere un LivelloE che deve nutrire i suoi piccoli.»
«O un LivelloD.»
La cacciatrice annuì, poi al suolo di foglie spostate indirizzò la pistola verso quel punto preciso e stette in attesa, mentre Rudy...
«Non è il caso di allarmarsi, non è così grave...»
Luce lo squadrò adirata, poi, riflettendoci su, si allontanò di mezzo passo e gli puntò la pistola contro.
«Koichi, vedi se ha segni di morsi sul collo! Potrebbe essere stato contaminato.»
«Cosa? No! Sto solo dicendo di non puntare le pistole contro...»
«Contro i vampiri? Certo! E’ proprio quello che direbbe un miscredente.»
Rudy la guardò scocciato.
«Ma se fino a prova contraria sei tu quella che appartiene alla Cross.»
«Zitto! Koichi, controlla!»
Quest’ultimo si avventò su Rudy ispezionandogli accuratamente il collo, ma data la contrarietà dell’ispezionato, fece molta fatica; infine lo dichiarò: pulito, e Luce poté togliersi quell’atroce dubbio che le gravava sul petto.
Eppure Lou restava a terra ed il mistero del suo essere tramortito s’infittiva: non c’era odore di vampiro nell’aria, ne grossi segni di lotta sul cacciatore, eccetto una striscia rossa che gli attraversava il viso in obliquo, fin sulla fronte.
Koichi guardò seriamente Luce e con tono preoccupato le rivelò i suoi dubbi.
«E se fosse opera del vecchio demonio? Se sa che noi stiamo andando da lui e vuole impedirci di arrivare a destinazione e questo sia solo un invito gentile?»
Luce, tenendo ben salda la pistola, con entrambe le mani, si guardò ancora attorno. Non sapeva se dar credito alle parole di Koichi, ma se veramente quel tipo aveva un potere così forte, doveva valutare la situazione, forse, avrebbe continuato il suo viaggio da sola.
Poi Lou iniziò a mugolare dal dolore e farfugliare qualcosa fra i denti.
«Era troppo...troppo veloce...»
Rudy, che era quello che gli stava più vicino lo sollevò fra le braccia.
«Cosa Lou!? Parla! Chi ti ha ridotto in questo stato.»
Ancora confuso per il trauma allungò il braccio tremando e poi indicò qualcosa che stava in alto.
«E’ fra gli alberi!»
Luce alzò la pistola mirando fra le fronde, ma non c’era niente, se non qualche uccello del posto.
Koichi incrociò le braccia e si rialzò, dato che poco prima si era piegato sulle ginocchia per guardare da vicino il livido che aveva Lou sul viso.
«Inutile, non sapremo mai tutto.»
«Perché?»
«Mai visto un film? Il ferito a morte esala il suo ultimo respiro proprio sulle parole cruciali!»
Luce sgranò gli occhi mettendosi una mano sulla bocca, mentre Koichi chiudeva le palpebre rassegnato e quasi commosso.
«Allora...ci sarà impossibile...»
L’altro annui deciso, diede le spalle al gruppo e dopo un passo continuò rattristato.
«Oppure, quando un gruppo deve raggiungere il boss finale, nel cammino muoiono tutti i più deboli e Lou...»
Luce sconvolta abbandonò le braccia sui fianchi, lasciando che la pistola dondolasse per inerzia sul suo dito indice.
«...Lou era il più debole.»
«Andiamo, lasciamolo qui al suo destino.»
«Cosa!? Io non abbandono un amico!»
Koichi tornò immediatamente indietro e con rapidità diede un sonoro schiaffo a Rudy, per ciò che aveva detto.
«Sii uomo per una volta. Abbiamo uno scopo da perseguire e lo seguiremo! Intanto seppelliremo Lou sotto un manto di foglie, così che nessuno possa vederlo, poi torneremo a prenderlo...se mai torneremo.»

Era mai possibile che una così bella e allegra giornata si fosse tramutata in un cammino verso la morte? Il Mauna Loa sembrava ancora più minaccioso ed il suo fumo più nero, persino il calore di quel sole estivo dava fastidio irrompendo tra il fogliame ed i visi dei tre cacciatori, turbati e scossi dalle parole di Koichi che si scontravano con la volontà di Rudy; era proprio in quel momento che Luce doveva imporsi come capogruppo e terminare la faida fra i due, ma proprio mentre stava per parlare, Lou prese coraggio, sentendo quelle parole che lo volevano abbandonato in mezzo alla vegetazione, e continuò il suo racconto con un filo di imbarazzo.
«Non sto morendo, ragazzi, non sto morendo! Solo che...»

Andò così:
i quattro stavano camminando ormai da un po’ di tempo ed i pesanti fagotti, e la vegetazione selvaggia, rendevano il cammino pesante; nonché la presenza di insetti volanti e soprattutto fili di ragnatele che, invisibili, si aggrovigliavano ai loro visi. Una di queste era particolarmente grande e ben elaborata, tanto che Luce si soffermò a guardarla ammirandole la grande manifattura e voltandosi verso Koichi raccontò una storia sugli aracnidi e sul perché venissero chiamati così.
«Perché vengono chiamati così?»
«E’ una storia che risale ai tempi di Ovidio, facente parte del suo libro “Le Metamorfosi”. Aracne era un’abile tessitrice, i suoi lavori erano ammirati da tutti e osannati come i migliori, perfino migliori di quelli di Atena che, fra le tante, doti aveva anche quella della tessitura. Allora la dea senza madre scese in terra a sfidare Aracne, pensando di poter sminuire la sua fama e riportare luce alle proprie creazioni; ma la mortale fu più abile e Atena la insultò per la sua insolenza fino a trasformarla in un ragno, condannandola in eterno a tessere con ciò che secerneva dalla bocca.»
Dopo ciò Luce si voltò verso gli altri due che camminavano qualche metro più indietro e lì avvertì di stare attenti a quella ragnatela e di non reciderla, purtroppo Rudy, ancora un po’ scocciato per la discussione sulla mappa, non fece caso alle parole di lei imitando un onomatopeico blablabla.
A causa di ciò non prestò veramente attenzione all’avvertimento e quando si ritrovò davanti la ragnatela, su cui scivolava un grosso e peloso ragno, si spaventò, la schivò velocemente e, portandosi di lato, scostò un ramo di un albero che gli impediva il cammino. Ciò che non aveva calcolato è che dietro di lui c’era Lou, il quale allo stesso modo non aveva prestato attenzione alle parole di Luce (più per la stanchezza che per stizza nei suoi confronti) e vedendo la ragnatela s’impaurì scostandosi nello stesso punto in cui si era appena spostato Rudy e lì avvenne il fattaccio: Lou venne atterrato dalla flessibilità di quel ramo robusto che gli frustò il viso e lo fece cadere all’indietro facendogli battere la nuca, con la conseguente perdita temporanea dei sensi.

«...e quindi ho perso i sensi.»
Il silenzio che ne seguì fu tombale e minaccioso, più letale di qualsiasi altra parola e lasciava presagire una vendetta. Le ombre dei tre si allungarono sul corpo di Lou ancora a terra e tremante, ma questa volta non per un risveglio traumatico, ma per gli sguardi adirati degli altri.
Luce addirittura puntò la pistola sul cacciatore e nell’aria risuonò il suono metallico della sicura che andava via, ma dopo poco la ripose al sicuro nella sua fodera.
«Andiamo, il cammino è lungo.»
Li lascia alle spalle, chiedendosi se davvero fosse valsa la pena andare lì con loro, un gruppo eccezionalmente particolare di cacciatori, ma fin troppo atipici per quel che poteva sopportare.
Li lasciò dietro, non importava quanto pesassero i suoi bagagli e quanta fatica facesse sulle gambe, ma per un po’ non li voleva neanche vedere! Inscenare una cosa così grande solo per un ramo era fin troppo da indisciplinati e non era più nella fase di ridere e sopportare le loro angherie.
Li lasciò farfugliare alle sue spalle, poco importava, perché il paesaggio nuovamente stava mutando: da alberi alti e fitti, da una vegetazione grassa e umida si passò a piante più basse, l’ombra svanì e tornò a splendere il sole sulle loro teste, cosa non molto gradita per la stanchezza che affliggeva tutti, ma almeno era un segno che stavano andando avanti, che qualcosa cambiava sotto i loro piedi, anche se quel vulcano sembrava restare fisso su di un orizzonte finto come quelli di Willy il Coyote, non che fosse stata da meno, la gag di Lou e compagnia rispetto a quelle del personaggio dei Looney Tunes e non che fosse poco surreale il motivo per cui erano partiti pieni di speranza i quattro cacciatori.
Luce si girò qualche volta e non le sembrò che fosse cambiato poi molto, il paese stava sempre lì, alla medesima distanza, ed il loro vagare pareva essere divenuto un pellegrinaggio senza fine. Le armi le iniziavano a gravare sulle spalle ed anche il sole sembrava soffrire nel suo tramonto insanguinato, e gli ultimi raggi suoi penetravano nelle esalazioni sulfuree che i quattro incontravano nel cammino, gettando strani colori sul paesaggio brullo e roccioso, facendo brillare le gocce di sudore sui loro visi.

La cacciatrice si fermò un momento, ancora davanti a tutti, come sempre in quel viaggio, avrebbe voluto consultare la mappa ma non lo fece per non rompere il silenzio fra lei ed i tre cacciatori con una tematica così delicata che avrebbe messo in ridicolo la sua affermazione precedente. D’altra parte le servirebbe solo per supporto morale, sapeva bene che era quello il cammino, ma avere la conferma tattile e visiva che stava facendo tutto alla perfezione, le avrebbe dato più sollievo.
Alzò un braccio per asciugarsi il sudore sulla fronte. I capelli azzurri brillano nel loro essere umidi e qualche ciuffo le si attacca, come l’edera sui muri delle case, alle guance di pelle chiara.
Consapevole di non potersi arrendere riprende il cammino e proprio dopo quei pochi passi inizia a intravedere, fra alcuni alberi di piccola taglia, una casupola arroccata sulle rocce del pendio, una casetta semplice composta da pietre nere e ruvide, al cui fianco stava un fabbricato con una grossa canna fumaria e nell’aria si perpetuava solo il verso buffo di qualche gallina ed il loro razzolare.
Nonostante sembri tutto solido e ben mantenuto, il luogo appare deserto, non si percepisce alcuna presenza umana; il tutto sembra abbandonato ma in funzione, come quei vecchi velieri fantasma di qualche racconto favolistico, che continuano a solcare i mari, nonostante che il timone non è impugnato da alcuna mano.

La cacciatrice restò a guardare quel posto per un bel po’ di tempo, lasciando che i tre la raggiungessero e si guastassero l’irrealtà del posto.
Rudy aprì la mappa tracciando i luoghi che avevano attraversato lungo tutto il cammino, fino a fermare l’indice sul posto in cui si erano fermati e sembrava combaciasse alla perfezione.
In cuor suo ammirò Luce, ma le uniche parole che riuscì a dire furono...
«Eccoci qua.»
Una frase che come tono non rincuorò gli altri, anzi, Luce, impaziente per scoprire se quel viaggio fosse stato inutile o meno, riprese a camminare, lasciando dietro se, un Lou che si era già accomodato su di una roccia.
Bussò alla porta, ma nessuno diede risposta.
Allora bussò ancora e ancora e ogni volta bussava più forte, mentre in lei cresceva il pensiero sconfortante che quel viaggio fosse stato pienamente inutile! E tanto che bussava forte che la porta cedette e si aprì scricchiolando appena.
L’interno era piccolo: un pavimento bianco, in contrasto con le mura nere, accoglievano i soliti mobili che possono trovarsi in qualsiasi abitazione, non c’era niente di eccezionale, nessun segno che potesse far intendere ai viaggiatori che quella casa fosse abitata da un “demonio”, un gallo, che passeggiava impettito per l’abitazione, come fosse il padrone di casa, attirò l’attenzione di Luce portandola in una stanza dove c’erano tante provviste.
Koichi si avvicinò a queste e annusandole dichiarò la loro freschezza e che, di logica conseguenza, qualcuno abitava lì, non era un posto abbandonato.
Rudy intanto girovagava e curiosava per la casa, mentre Lou aveva deciso di non alzarsi più da quel masso.
«Non metto in dubbio questo, ma vorrei sapere se Rudy aveva ragione o meno. Non sono venuta per conoscere un contadino eremita, ma un fabbro capace di fornirmi alcuni oggetti particolari, un fabbro capace di modificare il mio spadone. Ma qui vedo solo provviste e un gallo...»

«Ragazzi...»
I due cacciatore si girarono insieme verso Rudy che comparve sulla soglia d’entrata della camera per le provviste.
«Lou si è addormentato.»
 
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LR-Fir
view post Posted on 27/4/2013, 15:10




STORIA
Pian piano l'ultimo raggio di sole si nasconde dietro l'orizzonte del mare e un alone tra i caldi toni del rosso e i più freddi del viola confonde la linea di separazione tra cielo ed oceano. Sopra le loro teste le prime stelle fanno capolino, qualche volta oscurate dalle coltri di fumo provenienti dalla cima del monte.
Una casa deserta ma piena di segni di vita, non solo gli animali, come hanno già notato i cacciatori ma anche tutto ciò che serve ad una abitazione modesta.
La depandance non ha alcuna porta ma nessuno del gruppo ha controllato la dentro, si tratta infatti di una fucina, simile a quelle medievali e, in rapporto alla casa, è piuttosto grande. Il fumo si alza dal comignolo di pietra e stando vicino all'edificio di percepisce chiaramente l'odore metallico dei materiali e della legna bruciata. Se si dovesse fare un confronto sarebbe assimilabile ad una di quelle fucine medievali dei film. Sul lato nascosto del fabbricato ci sono grandi aperture sorrette da travi di legno, probabilmente per sfruttare meglio le correnti d'aria che avrebbero portato via polveri e fumi nocivi.

Rudy, avvicinatosi a Lou, tenta di svegliarlo ma invano. Non è prudente, infatti, rimanere all'aperto in un luogo sconosciuto se si può chiedere ospitalità...
Ehm...ragazzi? Lou non sta dormendo. È svenuto! In allarme il cacciatore si guarda attorno alla ricerca del pericolo, della minaccia qualunque essa sia. Stavolta non è uno scherzo come può notare Luce guardando in volto il compagno.
Ha...ha un livido sul collo...cioè non è ancora un livido ma qualcosa lo ha colpito! guardingo cerca di avvicinarsi a Luce ma proprio in quel momento si sente un tonfo.
I piedi di Koichi spuntano da dietro l'angolo della fucina lasciando coperto il resto del corpo.
È indubbio che qui sta accadendo qualcosa di strano...sono sotto attacco ma nessuno di loro ha percepito nulla, nemmeno gli animali di sono spaventati o hanno tradito la minaccia incombente.

Pur setacciando la fucina, però, non vi è traccia di alcuno se non il cacciatore stramazzato. Rudy prende allora l'iniziativa trasportando di peso il corpo di Koichi, aiutato da Luce, verso il punto dove c'è anche Lou, in modo che siano in vista entrambi.

Colpo di scena! Quando si girano verso la casa...Eccolo, un vecchietto alto si e no un metro e cinquanta con la schiena curva, occhi penetranti e una caratteristica barba dei toni di grigio più diversi. Si appoggia ad un bastone nero come l'ebano ma in quella luce non si può dire se sia di legno o metallo,
Incredibile che nessuno di loro se ne fosse accorto prima, eppure adesso eccolo...Il Diavolo Barbuto della storia.
Non è educato disturbare qualcuno quando sta per andare a dormire. esordisce con la sua voce roca e profonda, come quella di un fumatore. Immobile osserva i giovani con un'espressione interrogativa che accentua le rughe profonde sul suo volto. La luce è veramente poca adesso.
Cosa volete? un vecchietto scontroso il signor “Diavolo Barbuto”.
Non parla più ma scolta. Non si discosta dall'uscio della casa, come una guardia davanti al portone del castello, finché i ragazzini non hanno terminato di spiegarsi.
I due cacciatori svenuti non accennano ancora a tornare vigili.
 
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LuCe-90
view post Posted on 27/5/2013, 11:04




Ed eccolo svanire, l’ultimo raggio di sole gettato con violenza sulle città di quella parte di mondo, sulle persone e sugli animali, sulle piante e sugli oggetti umani, scagliato così: con violenza e prepotenza, a quella lancia di Longino, che si macchio di sangue sacro, può essere paragonato quel dardo infuocato, che trafigge gli occhi, le schiene, i muri, i camini, il ruminare stanco delle pecore fino alle ali di una mosca che ha compiuto il suo ciclo vitale infastidendo una mucca e posandosi sul letame. Il termine del giorno, di quella parte di giornata che pare non voler morire mai e, aggrappandosi con le unghie al cielo e al mondo lo tinge di rosso sangue, prima di scivolare nelle tenebre profonde dello spazio.
Era così, quando Rudy entrò nella stanza, tutto era tinto di rosso: quella flebile e stanca luce attraversava i vetri ricalcandone gli aloni di sporcizia, fendeva lateralmente la polvere disseminata un po’ ovunque, dentro quella casa apparentemente normale, con quadri, sedie, tavolo, divano, polvere che fino ad allora non si vedeva ora, grazie al tramonto, risaltava agli occhi di tutti, una bassa metafora per indicare cosa si cela dietro quell’ultimo raggio solare, generalmente i cacciatori lo sapevano bene: Vampiri.
Gli occhi rossi di Luce, che si voltarono, assieme al viso, verso il cacciatore, si confusero con il rossore di quel chiarore rossastro e brillavano come quelli di un vero vampiro; ma anche questo era un mero dettaglio della scena, di quella scena cruciale che stava per cambiare la loro giornata, già mutevole per sua natura.
«Addormentato?»
La cacciatrice aggrottò la fronte e con passo deciso lascio il fianco di Koichi, superò Rudy, aprì la porta d’ingresso e ne superò la soglia, mentre sull’orizzonte gli splendidi colori delle acque si univano in osmosi con quelli caldi del sole, generando una striscia violacea ed il vento, appena luce fu fuori la soglia, con la mano ancora stretta al pomello dell’uscio, scompiglio i suoi vestiti ed i capelli con una folata ululante che trasportava con sé alcune foglie morte o in agonia.
Altro dettaglio superfluo per i giovani cacciatori.
Luce non ebbe l’impulso di andare oltre e semplicemente ordinò a Rudy di svegliarlo perché...
«La notte non è mai sicura.»
Poi girandosi verso Koichi, gli suggerì di rimanere di guardia sull’entrata, mentre lei continuava a esplorare la casa; nessuno infatti ha provato ancora a visitare quella strana costruzione in pietra, con il comignolo alto e questo era ciò che Luce si apprestava a fare, finché...
«Ha...ha un livido sul collo...cioè non è ancora un livido ma qualcosa lo ha colpito!»
Quando Rudy stava pronunciando queste parole, Luce era di un passo dentro casa, ma le sentì chiaramente ed il pensiero fulmineo, andò ad avvolgere con le dita la pistola.
C’era qualcuno dunque, qualcuno di così veloce da stendere Lou! A pensarci un po’ non era molto difficile, vista la sua lotta con il ramo, ma c’era qualcuno ed era qualcuno che sapeva bene come stendere in un colpo solo il suo avversario, un conoscitore dei punti deboli del corpo dunque!
«Koichi traccia il perimetro di questo edificio in pietra, io lo controllerò dall’interno; Rudy tu fa da guardia a Lou e resta ben attento, chiunque sia è rapido.»
Un brivido lungo la schiena.
Un senso di piacere che prova ogni qual volta sta entrando in azione ed il farlo con un gruppo le fa schizzare l’adrenalina ancora più forte.
A passo deciso e con la mano tesa sul manico della pistola entra in quello strano edificio in pietra e vi scopre una fucina. Il profumo del metallo fuso, il fuoco incandescente, i numerosi attrezzi da lavoro apposti sulle pareti ed i due principali: il martello e la pinza, stanno comodamente distesi su di un tavolo da lavoro.
Ognuno di quegli oggetti potrebbe diventare un’arma e valutando gli oggetti che ha con se, non ne trova uno più adatto: lo spadone è troppo largo e pesante per un combattimento in spazi ristretti, il pugnale potrebbe essere una buona soluzione, ma contro un martello o qualche altro oggetto pesante esposto sulle mura, non farebbe una buona fine e per ultima la pistola...lei dovrebbe essere abbastanza utile in quella situazione eppure le sembra che non basti, forse per il fumo che leggermente ingrigisce l’aria, o per la presenza di tutte quelle potenziali armi che appaiono così nere e prepotenti che, in confronto, una semplice pistola sembra niente; eppure deve affidarsi a lei, non ha altra possibilità, la pistola e il pugnale, ma in primis la pistola.
Luce si mosse, allora, in modo cauto per tutto l’interno della fucina, ma, come nella casa, non vi trovò assolutamente nulla ed anche i suoni sembrano cadenzati e prevedibili...finché un piccolo suono di lamento ed un tonfo attira la sua attenzione.
La cacciatrice si sporge da una delle piccole finestrelle e, agilmente, esce all’esterno, proprio da dove proveniva quel piccolissimo “Auch!”.
Mantenendo il respiro basso iniziò a strisciare lungo le grigie mura, finché non lo vede: Koichi, il più tosto dei tre accompagnatori, è tramortito a terra esattamente come Lou.
Basta uno sguardo d’intesa fra Luce e Rudy che i due si muovono e insieme, trascinano il corpo del cacciatore accanto al compagno svenuto.
«Non mi piace questa situazione. Non c’è nessuno, non sento alcun particolare fetore di vampiro, non si sentono passi...nulla.»
Entrambi sospirarono guardando i corpi dei due amici, mentre davano le spalle alla casa.
«I prossimi siamo noi, Rudy. Copriamoci le spalle a vicenda.»
Sul finire della frase lo guardò e lui fece altrettanto sorridendole in modo tenero; paradossalmente quella situazione poteva essere alquanto romantica per due cacciatori di sesso opposto.
«Ti proteggerò, Luce.»
Così anche la cacciatrice ricambiò il sorriso e subito si voltò verso la casa e...
«Oh...»
«Cosa…che hai...?»
Neanche il tempo di finire la domanda che Rudy notò il vecchietto sull’uscio della sua dimora ed entrambi rimasero in un silenzio imbarazzante di fronte a quell’immagine: un vecchietto alto sul metro e mezzo, a causa anche della schiena ingobbita, poggiava la sua mano destra su di un bastone color ebano, il quale materiale non era ben definibile, data la scarsa luminosità del momento, ma i divertenti toni di grigio che segnavano la sua lunga barba erano in evidenza, dopo quello sguardo penetrante e magnetico che sembrava bloccare ogni movimento dei due cacciatori.
«Non è educato disturbare qualcuno quando sta per andare a dormire.»
Luce e Rudy mantengono gli occhi sgranati per l’incredulità, e la prima, soprattutto per non capire come un vecchietto del genere, acciaccato e debole, almeno a prima vista, avesse potuto mettere K.O. due cacciatori di vampiri! E quasi le veniva da ridere per essersi allarmata in quel modo, come se fosse finita nelle mani del peggiore del LivelloA, come l’antico capo-dormitorio della NightClass.
Le venivano i brividi al solo ricordarsi di lui...anche se a volte, durante le giornate, ci pensava un po’ su, fantasticando sul come sarebbero andate certe cose se lui fosse rimasto: ai nemici che avevano si sarebbero aggiunti anche i suoi? O avrebbero aspettato il loro turno? Beh, non era il momento per pensarci su, il Diavolo Barbuto esisteva ed era lì, davanti a loro.

Luce prese un bel respiro e gettò via tutta l’aria, rilassandosi, non accorgendosi che ormai il sole era calato e l’oscurità della notte stava inghiottendo ogni cosa, le ombre divoravano altre ombre, così da creare il buio.
«Cosa volete?.»
Luce e Rudy si scambiarono un’occhiata veloce e poi fu la cacciatrice a parlare, avanzando di qualche passo verso il vecchietto.
«Porgo le scuse a nome mio e dei miei compagni di viaggio ma, veniamo dal Giappone e abbiamo fatto molta strada per venire qui da lei; abbiamo saputo che è un fabbro eccezionale ed ho portato alcune armi che vorrei migliorare o sostituire. Le sarei grata se accettasse il lavoro, ho portato, ovviamente, dei soldi con me, la ripagherò bene se le leggende su di lei sono fondate.»
Frugò nella tasca e porse una lista al vecchio, per fargli vedere quali erano le sue richieste:
- modifica allo spadone a due mani, con alleggerimento del peso e fortificazione della lama;
- dare il suo pugnale, per averne uno in stile orientale;
- la fabbricazione su guanti-artigli su misura.
 
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LR-Fir
view post Posted on 23/6/2013, 11:25




STORIA
Squadra dalla testa ai piedi i due giovani come a pesare ogni particolare per capire meglio con chi ha a che fare. Gli sembrano due sbarbatelli, come gli altri due. Come può un vero cacciatore andare a tappeto per un colpo in testa e basta? E tu? prende malamente il foglio dalle mani di Luce. Crede di venire a fare la spesa? Ben tre richieste e almeno una di queste richiede il suo tocco da esperto.
I...io? Io beh...lo stesso. Vorrei un'arma forgiata da lei...un coltello da usare nel combattimento ravvicinato. Valutando meglio la situazione, Luce non ha la più pallida idea di come combattano i tre cacciatori che ha portato con se. Forse a seconda delle richieste che faranno gli altri potrà capire maggiormente con chi ha a che fare.
Tieni la schiena dritta quando parli, smidollato! la voce del vecchio raschia, come una lima sul metallo, quando rimprovera Rudy. Questi non si era accordo di aver incurvato le spalle e la schiena come per difendersi dalla presenza del Diavolo Barbuto. Preso in fallo, il cacciatore si rimette subito dritto, forse un po' troppo rigido, per non scontentare il vecchio.

Gli altri avranno idee simili in testa. socchiude le palpebre assumendo un'espressione meditabonda per qualche secondo. Dormirete fuori. Domattina vi assegnerò un compito e voi dovrete portarlo a termine, altrimenti le vostre richieste faranno la fine della legna che uso per la stufa. Detto ciò non saluta nessuno ed entra nella capanna. La porta si chiude con uno scatto del chiavistello e le finestre allo stesso modo non lasciano più scorgere l'interno. Nel giro di un minuto non proviene nessun suono dalla casa e i guerrieri vengono lasciati al loro destino.

[…]

All'alba il vecchio si palesa ai giacigli dei cacciatori svegliandoli con malagrazia con un colpo del bastone nero, che ora si vede chiaramente è di un materiale simile al ferro battuto con un pomo a forma di teschio che stringe tra i denti una gemma rossa, alle costole. I suoi occhi ardono di un fuoco inquietante, per quale ragione è un mistero.
Andrete al vulcano. Proseguendo a nord est troverete una roccia alta con la forma di una testa d'ariete. A cinquanta passi da questa c'è una dolina. Proseguite dentro di essa e portatemi almeno una pietra rosso sangue. Questo è il vostro compito. Ora sparite. sbrigativo ma discretamente preciso...anche considerando il fatto che non ha detto quanto avrebbero proseguito prima di incontrare la fantomatica roccia e nemmeno cosa dovevano aspettarsi dopo l'ingresso nella dolina.


Note del Narratore
I cacciatori al mattino sono abbastanza intimiditi anche se sembrano avere più padronanza di se rispetto a Rudy, che comunque si sforza.
La lunghezza del tragitto definiscila tu, ma dovrebbe essere una luogo segreto, la tua destinazione, quindi non accessibilissimo. Le doline sono formazioni carsiche quindi dentro sarà pericoloso. Troverai due pietre ma per un "imprevisto" ne recuperete una sola. Scegli tu l'imprevisto. Buona fortuna!
 
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LuCe-90
view post Posted on 28/7/2013, 19:46




Il vecchio non sembrò gradire il modo di porsi di Luce, nonostante avesse tentato di rispondere nella maniera più idonea, forse avrebbe dovuto semplicemente divagare prima di arrivare al vero motivo della sua presenza? Non era da lei, decisamente.
Il sole ormai lontano aveva lasciato tutto in mano alla luna e alle stelle e fioche luci provenivano anche dal villaggio in basso, che a guardarlo da quell’altezza, avvolto da quello strano alone dorato e rosso, sembrava proprio un grande fuoco acceso.
Il vecchio non si rivolse a Luce, bensì a Rudy, il quale rivelò di volere un coltello forgiato dalle sue mani; certo, se ciò che si diceva su quell’uomo era vero, allora anche un coltello poteva essere il migliore, ma fare tutta quella strada per un oggetto così piccolo, parve alla cacciatrice un vero spreco! Oppure l’aveva detto giusto per non far vedere che era andato lì per sfizio più che per uno scopo preciso; chissà.
Quando rimprovera Rudy, per poco non salta anche lei sull’attenti, aveva una capacità carismatica non da poco quel vecchiaccio barbuto e scorbutico.
Dopo un momento di riflessione rispose così: «Domattina vi assegnerò un compito e voi dovrete portarlo a termine, altrimenti le vostre richieste faranno la fine della legna che uso per la stufa.»; e senza neanche salutare si voltò verso la sua capanna e sbatté la porta in faccia ai cacciatori.
Luce allargò le braccia e fece un profondo respiro, Rudy fece qualcosa di analogo, entrambi dovevano scaricare la tensione che avevano accumulato fino ad allora e solo dopo essersi girati a guardare i due compagni tramortiti, si misero a ridere insieme.
«E’ stato mitico! Ma hai visto che tipo? A quell’età poi...riuscire ad abbattere Koichi e Lou ed avere quel carisma.»
La cacciatrice si stese sull’erbetta che iniziava a umidificarsi con la notte e, incrociando le braccia dietro la testa, si perse a fantasticare; sentì che gli altri compagni si riprendevano poco a poco chiedendo cos’era accaduto e sentì qualche verso di sconforto, poi di negazione: non potevano credere che solo Rudy e Luce l’avessero visto, poi risate, pacche sulle spalle e piccoli lamenti post trauma e poi...poi dagli zaini cacciarono le provviste che avevano portato e fu lì che chiamarono Luce, invitandola a mangiare.
«Non ho fame grazie.»
«Oh, avanti! Domani ci darà una missione hai sentito? Come pretendi di affrontare un eventuale pericolo a stomaco vuoto?»
Si girò sul fianco guardando i tre cacciatori e, doveva ammetterlo, si era affezionata a quei tre scapestrati...nonostante non fossero d’accordo con gli ideali che aveva abbracciato, nonostante non stessero combattendo per un fine altissimo, la invitavano a mangiare accanto a loro e da come la stavano guardando in quel momento poteva dedurre solo due cose: o uno dei tre sperava di poter instaurare un rapporto più intimo con lei, oppure era semplice, ma bellissimo, affetto.
Allora le venne in mente la prima missione con i Secret Warriors, di come ogni cacciatore fosse freddo, distaccato, pronto ad andarsene ma restava per chissà quale motivo; che gruppo strano che era quello...pur avendo scelto i migliori non aveva avuto i migliori risultati, in termine di gruppo...
«Forse»
Pensò
«Dovevo alternare con qualche cacciatore nella media»
Ma poi corresse il suo pensiero: era lei che non era riuscita a coinvolgerli, perché era diventata debole, come in quel momento... debole davanti i sorrisi dei tre hunter, pronta a dirgli che si sarebbe unita a loro, mentre qualche anno fa non l’avrebbe fatto. Era la sua vita, la sua vita era sbagliata e per questo ogni cosa andava storta: aveva avuto il miglior maestro possibile, eppure non era diventata così brava (seppur per molti lo era), aveva avuto il miglior primo amore, e senza un motivo plausibile era svanito; aveva avuto una vera storia d’amore con una fra le più eccezionali vampire della scuola ed era fallita, anche se qualcuno le aveva rivelato che Asuka aveva difeso la Cross, mentre lei era a combattere il Ciclope; aveva avuto la migliore amica che poteva trovare e negli anni la vedeva sempre meno....fino a giungere ai Secret Warriors, una bella idea, tanti bei elementi, ma poca squadra.
Luce sorrise agli hunter e la notte volò.
Si sentì bene.
Semplice.

Alle prime luci del mattino Koichi e Rudy erano già svegli; cosa assai strana per Luce, la quale credeva di essersi svegliata per prima, così da poter dare dimostrazione della sua grande attività da cacciatrice, ma, dopo aver tirato i muscoli delle braccia e della schiena, vide, con la coda dell’occhio, i due cacciatori che si legavano le ultime fibbie di quella che doveva essere la divisa da caccia. Sotto quegli indumenti sembravano decisamente diversi, gli stessi sguardi erano più profondi, concentrati, assorti (seppur in maniera diversa già nella missione, poiché Rudy sembrava più scosso) e così si chiese se lei mai avesse avuto quel portamento, quell’alone di maestosità e presenza e si sentì piccola.
«Luce, buongiorno!»
La calzamaglia di entrambi era nera e semplice, nei punti vitali oppure sugli avambracci, stinchi e spalle, avevano apposto delle protezioni ingabbiate con delle fibbie elastiche a strappo; ai piedi postavano degli stivali e le mani erano protette da alcuni guanti a mezzo dito apparentemente semplici: di pelle, ma probabilmente erano imbottiti con qualcosa. Ciò che variava da Koichi a Rudy erano i colori delle protezioni: il primo le aveva grigio metallizzato ed il secondo rosso scuro.
«Non pensavo foste così mattinieri.»
«Ho cercato di dare un po’ di disciplina a questo gruppo.»
Si vantò Koichi abbassando il capo e reggendosi la fronte con le dita della mano, come se stesse in posa per uno scultore che avrebbe dovuto imprigionare nel marmo la sua grandezza ed il suo mistero; ma appena la cacciatrice guardò di sbieco Lou, ancora steso a terra, con la bocca aperta, tramortito dalla stanchezza, Koichi arrossì e nascose il viso chiamando in aiuto il più “normale” della compagnia: Rudy.
Quest’ultimo si fiondò sul terzo cacciatore scuotendolo dal colletto, poi gli diede un paio di schiaffi e solo quando gettò dell’acqua fredda sul suo viso, questo si riprese di colpo sciogliendo la presa del compagno con una rotazione delle braccia aiutate dalle spalle, per poi saltare in una capriola all’indietro. Una manovra fantastica, considerata la sua condizione psico-fisica attuale, se non fosse che sull’atterraggio, in un primo momento solido, perse l’equilibrio sull’unico piede che lo sosteneva eretto e cadde a terra.
Luce non sapeva se applaudire o infierire su Koichi, ma la seconda opzione le trovò più gradevole.
«Certo, sei un grande maestro.»
Dettò ciò balzò in piedi mantenendo le braccia aperte all’altezza delle spalle, diede dei colpi alla gonna della divisa scolastica, per pulirla dall’eventuale terra o erba, e si avviò verso la sua borsa, dove aveva le vecchie armi eccetto la Pure Dark.
«Quindi...lavorate insieme, solitamente?»
«Già. Nel corso dell’addestramento abbiamo constatato di essere forti e di avere una certa sincronia fra noi...anche se non può sembrare.»
«E’ strano trovare cacciatori non individualisti.»
«In verità Koichi lo era.»
Il verso di stizza del nominato ed il suo incrociare le braccia al petto, dando le spalle ai due, fece sorridere i ragazzi e Rudy appoggiò le parole di Lou.
«Sì. Lui era il vendicatore solitario.»
Esclamò ridacchiando e quando Lou iniziò ad accennare a come Koichi facesse la parte dell’oscuro cacciatore maledetto, il loro “maestro” sgridò il compagno dicendogli di prepararsi invece di perder tempo a rivangare storie inutili e banali; ma a Luce venne in mente l’accademia nella Vampire Hunter...anni lontani, anni in cui non conosceva nessuno perché molti facevano così: proprio come lei, si allenavano meccanicamente, con gli occhi serrati nell’accogliere l’altro ma decisi nei movimenti: macchine di distruzione, ecco ciò che erano e lei era una piccola vite di quell’enorme ingranaggio.
Si sistemò i calzini, legò la pistola e il pugnale alle gambe, sotto la gonna, sapeva di non poter utilizzare lo spadone in ambiti troppo stretti ed un leggero pensiero volò alla Pure Dark, una spada che le aveva dato molte soddisfazioni in passato, ma sentiva che in lei c’era qualcosa, qualcosa che non poteva risvegliare e ciò la frustrava.

Si misero in marcia quando Lou finì di vestirsi, anche lui aveva lo stesso completo degli altri, ciò che variava, oltre al colore verde militare delle parti metalliche, erano i grandi occhialoni da moto che portava in testa ed uno strano tubicino che scivolava sotto i suoi polsi. Rudy aveva una borsetta legata in cinta, un pugnale ed una sorta di gladio attaccati a questa, ben chiusi nella fodera nera. Koichi invece mostrava delle pistole antivampiro, anch’esse rigorosamente nere, appese ai loro foderi, sulle bretelle nere che passavano sul petto per poi incrociarsi sulla schiena.
Proseguirono a nord, verso il vulcano. L’aria che respiravano e la terra vulcanica che pestavano, metteva a dura prova il loro fiato e la loro resistenza al calore. In testa alla compagnia camminava Koichi, fermo, deciso, passi cadenzati da militare, ancora era indispettito da ciò che Lou rievocò nella sua mente e ciò lo si deduceva dal suo andare veloce per distaccarsi leggermente dal gruppo. Lo seguivano Rudy e quasi contemporaneamente Luce, con passo più morbido ma comunque sicuro nello scegliere il terreno e poi stava Lou ansimante per il caldo, aveva indossato i suoi occhiali che si erano immediatamente scuriti al sole e se il sole dell’alba era così caloroso, il ritorno sarebbe stato molto peggio.
«Chissà a cosa gli servono queste pietre.»
Esordì Luce spezzando il suono cadenzato dei passi e Rudy le rispose.
«Forse per fabbricare qualcosa, chissà...»
«Comunque non mi pare una missione difficile, se non fosse per il caldo...! Dobbiamo farci delle tute anche per queste temperature.»
«Sciocchezze!»
Tuonò Koichi girandosi di scatto. Il braccio steso e il dito puntato alla fronte di Lou. Anche se era qualcosa di banale per un normale umano, Luce calcolò che era stato precisissimo nell’indovinare il centro della fronte dell’altro...doveva essere un abile pistolero.
«Tempesta o deserto,
al chiuso o all’aperto...»

«...sempre indosserò fiero...»
Continuò Rudy e concluse Lou.
«...la tuta del trio nero!»
Anche se il tono di quest’ultimi era più quello di un bambino delle medie che ripete una poesia con malavoglia.
«Trio nero?»
Chiese Luce più per sottolineare il nome che per confermare ciò che aveva udito.
«Ci stiamo lavorando sopra, niente di definito.»
Koichi li squadrò e poi, ignorando quella discussione si rimise in marcia.
«No, è un bel nome...solo che sembrate così diversi con queste tute.»
Continuò Luce, parlando con colui che gli stava più vicino: Rudy.
«Quando lavoriamo siamo seri e professionali, la Vampire Hunter non permetterebbe mai errori o sbandamenti di testa. Anche se all’inizio io e Lou avevamo difficoltà e poi... Koichi...»
La voce quasi gli si ruppe dall’emozione e Luce decise di spostare l’attenzione sul membro più magro e meno forzuto: Lou.
«Cosa è successo dopo?»
«Tante cose.»
«Ovvero?»
«Siamo diventati un gruppo.»
Irruppe Rudy che si era ripreso dal magone che l’aveva costretto a sospendere la discussione.
Koichi, avanti a tutti, sicuramente aveva udito quelle parole, ma per il suo essere schivo non disse nulla, semplicemente diminuì la falcata del passo per ridurre la distanza fra se ed il resto della compagnia, un piccolo gesto che valeva più di mille parole.
Luce li guardò piena di meraviglia. Era ciò che aveva sempre desiderato, esse in un gruppo, essere apprezzata, stimata, ammirata, essere parte di qualcosa...dal momento che non era parte di nulla, a stento riconosceva se stessa sotto quelle vesti quasi vampiresche che le diedero l’appellativo de: la cacciatrice dagli occhi rossi.
E ancora tornò a pensare ai suoi Secret Warriors, un nome più bello, ma un gruppo che non era gruppo...forse troppo grande? Forse troppo ignaro degli altri membri? Infondo i tre si erano conosciuti nelle dure selezioni della Vampire Hunter e lì avevano sopportato chissà che cosa per essere lì, in quel momento, sulle pendici di un vulcano, collaborando e muovendosi come una vera squadra... Luce li invidiava, non poco, ma allo stesso tempo li ammirava e quasi si dispiacque di essere uscita da quell’organizzazione, forse, forse lì sarebbe stata accettata infine, senza mutare il suo modo di pensare e agire, chi poteva dirlo che quella era la vera se stessa?

Passo dopo passo avanzarono, finché gli occhi scarlatti di Luce non intravidero la pietra che stavano cercando dalla mattina: un masso a forma di testa di ariete. Ovviamente non era ben definibile, era un masso che vi assomigliava se si aguzzava la fantasia umana, come quelle bestie leggendarie che dimorano i cieli, frutto di collegamenti di stelle e ideazione, attorno ad esse, di simboli ancestrali tratti da disegni stilizzati al massimo; lì erano davanti una pietra che pareva avere il muso allungato e sui lati la pietra si allungava e formava alcuni cerchi che davano l’idea delle corna.
«Siamo vicini!»
«Ottimo!»
Esclamò Rudy contento di proseguire nella missione, mentre Lou scettico e sulla difensiva frenò l’entusiasmo.
«Credo che il vecchio diavolo non ci abbia dato una missione così semplice. Le doline sono molto pericolose già naturalmente, sono come delle fratture nel terreno, delle grotte altamente instabili.»
«E chissà quali insidie nasconde! Lo vedo un luogo perfetto per...»
Koichi alzò il pugno arrestando contemporaneamente il passo e tutti e tre si resero conto del perché dopo poco. Privo ormai di sangue stava il cadavere di una donna, più una ragazza che donna, con il collo aperto da un profondo solco, i vestiti strappati, la pelle ormai di porcellana, tumefatta da macchie che, come fiori viola, sbocciavano qua e la sul corpo ancora bello da ammirare, nonostante le torture a cui era stata sottoposta. La schiena seguiva la curva aguzza della roccia che la sosteneva e le gambe erano ancora divaricate, come le braccia, mentre gli occhi d’un intenso nero erano volti al cielo e la bocca appena socchiusa, nell’articolazione di chissà quali parole di misericordia.
Lou si alzò gli occhialoni sulla testa, Rudy dapprima abbassò gli occhi, poi volse il capo e infine torse il busto, come a volersene andare da lì, Koichi restava impassibile a guardarla.
Luce si avvicinò al corpo della donna e slegò la forza dei muscoli sulle ginocchia toccando con essa il manto duro e brullo del terreno vulcanico; la guardò a lungo prima di alzare lo sguardo verso il cielo azzurro dove trionfava il sole estivo, pregandolo di incupirsi almeno un po’, per non far marcire subito quella bellezza dalle labbra carnose e rosse, dai lunghi capelli che scendevano a cascata per poi adagiarsi al suolo, o che un filo di vento le accarezzasse il viso per dar tregua a quelle piccole mosche che già iniziavano a ronzarle attorno suonandole un requiem con il loro ronzare.
La cacciatrice alzò la mano destra tremante, le dita a stento riuscivano a stendersi, poiché volevano serrarsi in un pugno di guerra che in quel momento era inadeguato, e tremante ma sicura, come un bambino che si è appena sbucciato il ginocchio e chiede conforto alla madre tendendogli le mani, poggiò le dita, appena coperte dal sudore, sulla fronte di lei, scendendo sulle gote, sul mento e sfiorando il sangue che le aveva bagnato le spalline del vestito. Chissà perché vide in quella figura di martire qualcosa che l’apparteneva e gli occhi si arrossarono, oltre l’iride, di rosso per un pianto imminente, arginato dal suo orgoglio.
Koichi si avvicinò e chiuse le palpebre di lei, poi tentò di scostare Luce dal cadavere e lei gli si avventò contro urlando di non toccarla; alzò le braccia per opporsi, per cercare qualcuno su cui sfogare la sua rabbia e Koichi la seppe contrastare fermandole i polsi, stringendoglieli forte, fino a farle quasi male, finché il tremore dei muscoli la tradirono e lui fu sicuro di poterla lasciare andare nelle mani più confortevoli di Rudy che l’accolse in un abbraccio.
Lou allora avanzò sfilando da una tasca un fazzoletto che legò dal mento alla cima della testa della ragazza, per chiuderle la bocca; Koichi le chiuse le gambe e con l’aiuto del suo compagno, la spostarono da lì, adagiandola sul terreno.
«Torneremo a seppellirla quando avremo le pietre.»
Luce tentò di sfuggire da Rudy per avventarsi sul cacciatore che sembrava non avere a cuore la morte della ragazza, ma colui che l’aveva tenuta fino ad allora seppe agguantarla per un fianco e ciò che uscirono furono solo parole dipserate.
«Dopo? Come puoi dire una cosa del genere! Ecco come sono fatti gli Hunter! Impassibili dinanzi a ciò, fedeli alle proprie missioni e incapaci di commuoversi davanti una tale tragedia.»
Koichi parve non darle ascolto e iniziò a camminare, allorché con una gomitata ben assestata, Luce sfuggì a Rudy, ma prima di riuscire a scagliare un pugno sul suo obbiettivo Lou tentò di falciarle le gambe per fermarla; Luce saltò abilmente l’ostacolo e Koichi iniziò a correre veloce, Rudy da dietro controllava la situazione, mentre Lou rimaneva sempre a pochi passi da lei, sembrava come se volessero tenerla in un triangolo e così involontariamente anche Luce si allontanò dal luogo del delitto, fino a quando, dopo aver attraversato un gruppo di alberi, notò che Koichi era come svanito nel nulla, solo allora si fermò ansimante e con il corpo imperlato dal sudore. Lou, dietro, piegò il busto in avanti mantenendosi con le mani sulle ginocchia, mentre Rudy fermò pian piano la corsa affannato.
«Dov’è finito?»
«Luce, noi cacciatori siamo così. Tu eri una di noi, eri una delle migliori, o almeno la più strana. Hai fatto cose ben più peggiori di questa e scusaci, ma siamo un gruppo e agiamo insieme.»
Rudy le era alle spalle e si avvicinava a lei, parlando, con calma.
Sul finire di quelle parole la cacciatrice si voltò con un dubbio sulle labbra, ma Rudy la anticipò spingendola in avanti, facendola incrociare con la gamba di Lou tesa per farle perdere l’equilibro e farla cadere in una strettoia, buco, caverna, una falda del terreno sconnessa con un leggero.
«Scusami.»
La cacciatrice cacciò subito il pugnale per arpionarlo al muro, ma prima che potesse farlo delle braccia nere dal basso la accolsero, attenuando la caduta. Era Koichi.
«Ti prometto che avrà degna sepoltura, ma è morta, non ha più fretta, non è più schiava del tempo. Noi sì.»
Appena le punta dei piedi della cacciatrice toccarono terra e né il suo viso né la sua bocca mostrarono dissensi nei confronti dell’hunter che aveva di fronte, si prese il gusto tutto suo di stringere le dita della mano destra, le stesse con cui aveva accarezzato il viso della giovane, per dare un sonoro pugno in faccia a Koichi, così forte da farlo barcollare e quasi cadere, se non avesse avuto il sostegno della parete.
«Tutto bene laggiù?»
Il malmenato, massaggiandosi la guancia guardò gli occhi della cacciatrice, essi brillavano nelle tenebre come quelli di un vampiro e allo stesso modo erano ammalianti.
«Tutto bene. Possiamo cominciare la ricerca.»
Disse dopo aver sputato del sangue a terra.
Gli ultimi due scesero agilmente nella rientranza del terreno e mostrarono di avere alcune piccole torce sulle loro tute che, emanando luce bianca, illuminavano a fasci parti della grotta sotterranea.

«Una pietra rosso sangue...non vorrei dover scavare a lungo.»
Iniziò Lou, subito ribattuto da Luce.
«Dobbiamo stare in guardia. Il cadavere non era così vecchio, probabilmente è stata uccisa questa notte e di giorno i vampiri amano rifugiarsi come i pipistrelli, nelle grotte.»
Koichi, ancora dolorante, seppur non lo dava a vedere, aveva lasciato la testa del gruppo ponendosi di fianco a Luce, mentre Lou stava al centro e Rudy copriva la retroguardia, proprio come in quella tattica utilizzata pochi minuti prima.
L’aria era claustrofobica, le pareti strette, anche se, di tanto in tanto, sbucavano da sotto di esse alcune rientranze, ottimi loculi in cui i vampiri E potevano rifugiarsi.
Luce aveva posto sulla pistola una torcia e camminava con essa ben tesa a difenderla da ogni attacco e presto il silenzio riempi gli spazi di tempo, mentre i piedi strisciavano sul terreno compiendo piccolissimi passi, poiché dovevano osservare e guardare bene ogni punto per cogliere la presenza di questa pietra dal colore rosso sangue.
Non si fece cenno a ciò che era accaduto prima, seppur tutti avrebbero voluto parlare o chiedere qualcosa, anche la stessa Luce aveva voglia di scusarsi e porre alcune domande, ma c’era troppo orgoglio nell’aria per poter dar sfogo a quei desideri interni.

«Eccola!»
Luce si avventò sulla pietra: era grande, sconnessa nella sua forma e molto calda, tanto che spinse la cacciatrice a lasciarla cadere a terra.
«Attenta a quel che fai! Potrebbe rompersi!»
Lou afferrò la pietra, ma il calore lo fece sussultare e istintivamente lanciò la pietra in aria che finì nella mani di Rudy, il quale la fece sobbalzare da un palmo all’altro fino a scagliarla via verso Koichi; quest’ultimo la prese con fare deciso e la strinse fra le dita, mentre il calore iniziava a danneggiare il guanto che copriva la sua mano e la sua espressione mutava lentamente da impavida a chi sta sopportando un dolore troppo grande, così, semplicemente allungo il braccio e la lasciò cadere nel buio che circondava i suoi piedi; ma non fu così fortunato, la pietra cadde in una pozza d’acqua, riconosciuta per il rumore caratteristico che si generò con l’impatto della pietra.
Dopo un secondo di silenzio attonito, si generò il caos!
«Come hai potuto lasciarla andare!»
Incalzò Rudy seguito da Lou.
«Ne dobbiamo prendere una, ma non sappiamo quanto siano rare!»
Koichi profondamente dispiaciuto si piegò illuminando la pozza ai suoi piedi con il faretto che aveva all’altezza del petto, sul giubbino.
«Non può essere così profonda, vi pare?»
Vi avvicinò il braccio ma al solo smuovere la parte alta della superficie, dovette ritrarre la mano, constatando che quell’acqua era bollente.
«Perfetto. E’ così che lavorano gli Hunter... in modo incapace e avventato.»
«Invece la Cross? Se non era per noi eravate già morti stecchiti.»
«Avanti! Rivanghi ancora quel pomeriggio? Avete fatto ciò che gli americani fecero nella Guerra Mondiale! Arrivate alla fine, quanto il nemico è già mezzo sconfitto e vi prendete il merito.»
Da lì scoppiò una discussione a quattro e le voci alte rimbombarono per tutta la dolina. Si accavallavano verbi, nomi, preposizioni e le congiunzioni spesso univano più frasi, finché la pozza si smosse allo scoppio di alcune bolle d’ossigeno e tutti e quattro la guardarono con circospezione.
«Temo che ci sia qualcosa là dentro.»
Disse Rudy mentre Luce osservava preoccupata e Lou ribatteva.
«Potrebbe essere anche un pesce»
«Un grosso pesce.»
Aggiunse la cacciatrice chinandosi verso l’acqua in cui tentò di immergervi la mano. All’inizio era bollente, sembrava quasi sull’orlo dell’ebollizione, ma man mano la parte del corpo immersa si abituò e l’acqua le sembrò sì, calda, ma non troppo da ustionarsi; quando riemerse la mano l’aria esterna parve ghiacciata e quel po’ di venticello caldo che s’insinuava nella dolina era gelido.
Koichi la precedette nelle parole.
«Non dirmi che vuoi immergerti laggiù.»
Non ebbe risposta, ma Luce iniziò a togliersi le scarpe e i calzini mostrando i suoi delicati e affusolati piedi che andarono a infilarsi nella placida acqua nera come una siringa che s’insinua nella pelle; strinse gli occhi e tese i muscoli per il dolore, ma non esternò alcun verso, poi immerse l’altra, sempre cautamente, per poi guardare Lou.
«I tuoi occhiali.»
«Cosa?»
Ribatté il magrolino del gruppo.
«Dammi i tuoi occhiali.»
Precisò la cacciatrice scandendo bene le parole e dopo aver scambiato uno sguardo d’intesa con gli altri del gruppo, seppur a malincuore, glieli porse.
«Quei tubi a cosa servono?»
Disse Luce osservando quegli strani tubicini che sbucavano da sotto i polsi della tuta di Lou.
«Beh vedi..»
Le rispose imbarazzato.
«...non sono un cecchino provetto, né molto abile con le spade e così...»
«E’ un piccolo lanciafiamme.»
Esordì rapido Koichi, aumentando l’imbarazzo dell’amico, ma non lo fece per fargli un torto, più che altro, comprendeva che Luce non poteva stare in quell’acqua per molto ed infatti essa lo ringraziò, tenendosi da parte ogni commento ironico.
«Non l’hai utilizzato oggi, quindi i tubi dovrebbero essere puliti.»
«Certamente.»
Rispose Lou e continuò.
«Ma non sono molto lunghi se ciò che credo che tu stai pensando sia vero.»
Lei non rispose direttamente ma continuò sul piano che aveva in testa.
«Immergili nell’acqua, più profondamente che puoi, e voi altri fate luce da sopra con le vostre tre torce, così che possa riconoscere il punto e vedere i tubicini.»
«Scusa se m’intrometto ma... a cosa ti servono?»
Irruppe Rudy.
«Nel caso finissi l’aria, così non dovrò risalire completamente.»
«Ma sei cosciente che si riempiranno d’acqua?»
Incalzò, poco fiducioso di quel piano, ma Luce rispose pronta e risoluta.
«Appena vedete la mia torcia lampeggiare, soffiateci dentro, appena vedrò le bolle uscire capirò che il tubo è libero e respirerò. Ed ora...»
«Scusa se ti interrompo.»
«Cosa c’è Koichi?»
«Ma perché devi andare tu?»
Luce lo squadrò da capo a piedi e rispose orgogliosa.
«Perché faccio parte della Cross Army! Ed ora...»
Fece uscire le proprie gambe dall’acqua che avevano leggermente turbato la pelle rendendola più rossa.
«Per favore, giratevi.»
I tre capirono al volo e si girarono immediatamente, mentre luce iniziava a sfilarsi la giacca scolastica e sbottonava la camicetta sottostante. Il primo a voltarsi con aria da molestatore fu Lou, ispirato già da una spalla che delicata spuntava fuori dal nero della divisa, una curva delicata come quella d’un tratto di pennello; ma Rudy, afferrandogli la testa con una mano lo fece voltare. In quel frangente anch’egli scorse parte della schiena di Luce e con occhi sgranati guardò il giubbino e la camicia scivolare a terra, ora quel corpo era cintolo solo da un delicato reggiseno bianco. La cacciatrice allora andò per abbassarsi la gonna già non troppo lunga e sullo spuntare delle sue curve accompagnate da un intimo semplice color perla, Koichi diede un colpo in testa a Rudy imponendogli di non guardare, ma quest’ultimo, sfilando un pugnale dalla sua tasca, sfruttò un po’ del riflesso che aveva, di quel corpicino nudo illuminato a fasci di penombra, ora privo d’indumenti, ridacchiando. L’oggetto del loro desiderio si accorse del trucco per un leggero bagliore che le colpì la coda dell’occhio e rapidamente si voltò e con un calcio all’indietro spinse sulla schiena di Rudy facendolo sbattere alla parete di fronte.
«Io vado.»
Disse indossando gli occhialoni.
«Mi raccomando i tubicini!»
Vide appena il loro annuire e iniziò il suo lento, lentissimo immergersi nella pozza dal piccolissimo diametro e dalle profondità ignote, finché i capelli non rimasero a galleggiare per un po’ sott’acqua, per far abituare anche il viso, poi riemerse prese un gran respiro e a testa in giù, con in mano la torcia e legata alla gamba il pugnale, iniziò la sua ricerca. Alle spalle sentì appena delle voci otturate dall’acqua che le auguravano buona fortuna, ma non sentì i successivi commenti su di lei.
La luce della torcia illuminava pochissimo, ma Luce tentò di stare sempre più attaccata alla roccia immersa, per avere vari punti di riferimento e, fortunatamente, quegli occhialoni reggevano abbastanza bene, solo quando si era immersa era entrato un rivolo d’acqua, per il forte impatto, ma poi l’intrusione si era arrestata e, comunque, constatò, era acqua brulla e calda, molto calda, non poteva stare molto laggiù.

Non passò molto tempo prima di trovare la pietra smarrita, ma nell’istante in cui la sua mano si poggiò su di essa, un’altra più squamosa, munita d’artigli e con vari pezzi di pelle che le galleggiavano attorno si poggiò su quella della cacciatrice, la quale si mise in guardia estraendo il pugnale e dirigendo la torcia sull’intruso.
Quest’ultimo venne abbagliato dalla Luce e fuggì via ma con se portò anche la pietra scura, inoltrandosi per le acque.
La cacciatrice dagli occhi rossi non sapeva se doveva proseguire o tornare a prendere fiato, ma seguendo la sua caparbietà si lanciò all’inseguimento ed il suo nuotare veloce fece riaprire la perdita nei grandi occhialoni di Lou; non era questo il problema, il problema era star dietro a quella creatura che continuava a svoltare fra le varie rocce con troppa destrezza e lei lo perse di vista quando l’allarme ossigenò le attanagliò il corpo.
Si guardò attorno: troppo lontano dal tornare indietro, troppo dispersa per quella specie di lago sotterraneo, l’unica salvezza era puntare in alto, sperando che l’acqua non riempisse tutta la conca ma lasciasse che almeno un esile fiato di vento potesse esistere. Così, con le ultime forze, prima di perdere i sensi per l’assenza di ossigeno e con il petto schiacciato dai polmoni strizzati come delle sacche sottovuoto, diede energia alle gambe e gli occhialoni si colmarono d’acqua calda e dovette chiudere gli occhi e pregò perché non finisse lì, in modo così banale.
La fronte sbatté e sbatte alla piccola volta della grotta e ancor prima di guardare ciò che era attorno la bocca di luce si aprì risucchiando tutto ciò che le serviva per vivere e restò così, con il viso a pelo d’acqua, con le labbra che quasi potevano sfiorare il muschio sovrastante, galleggiando, per riacquisire le energie perse. Solo dopo svuotò gli occhialoni e fece giovare anche gli occhi dell’aria esterna che, pur essendo umida e calda, le sembrò fresca...ma il corpo non poteva godere di quella sensazione e non aveva più molto tempo, sentiva il suo corpo cuocersi lentamente.
Si fece coraggio e gonfiando il petto d’aria tornò negli abissi, nuotò per un po’ e poi, poi vide che il livello dell’acqua lentamente scemava e la costa si avvicinava!
Entusiasta di ciò fece le ultime bracciate ed emerse all’esterno gettando il proprio corpo sulla pietra umida circostante, stremata ma felice di esser fuori da quel calderone. Aveva visto che la corrente aumentava verso un cunicolo ancora più stretto, ma era impossibile percorrerlo...forse era una sorgente o qualcosa del genere... non le importava.
Un sasso le cadde accanto, un sasso che riconobbe con felicità: la pietra rossa!
Ma, purtroppo per lei, non era stata lanciata verso di lei come dono, bensì come esca, poiché il mostro visto precedentemente, prima attaccato sul soffitto tenebroso della grotta, saltò vicino Luce ammortizzando la caduta sulle ginocchia e ghignò.
«Non vedevo un umana entrare qui da parecchio tempo...!»
Luce balzò in piedi come un gatto, stringendo nella mano destra il pugnale, riconoscendo subito chi aveva di fronte.
«Un vampiro...LivelloB.»
«E’ così che ci chiamano, sì.»
Era completamente nudo e la pelle era raggrinzita per il continuo contatto con il caldo dell’acqua, sui lati del collo aveva tre aperture, simili a branchie, il naso era molto piccolo e qua e là il corpo ricoperto di squame.
«Solitamente, sono io a cercarle. Ho scoperto il piacere umano da poco e devo dire che, unito a quello di noi vampiri, fa raggiungere livelli di eccitazione grandiosi. Le nostre razze, si vede, sono fatte per unirsi.»
Già l’ira montava nei pensieri di Luce, ma si trattenne.
«Non abbraccio più l’ideale degli Hunter e sono convinta che le due razze possano unirsi e generare qualcosa di più. Ma se tu intendi fare ciò che hai fatto a quella povera ragazza poco distante dalla grotta... non mi trovi d’accordo.»
I suoi occhi grandi avevano una cornea strana, sembrava più spessa e lucida, come quella d’un pesce, ma le labbra ed il mento restavano umane, mentre in testa non aveva più capelli che scendessero sulle forti spalle.
«Anuhea era il nome di quella fanciulla ed una lunga e cupa storia accompagna la sua morte.»
«Ne sei sicuro?»
Incalzò Luce stringendo più forte il pugnale e puntandolo verso la sua gola.
«Quello a me è apparso come il classico delitto di un vampiro.»
«Puoi non credermi, giovane umana, ma io l’ho amata come non ho amato nient’altro a questo mondo!»
«Non dire stupidaggini!»
Luce non resistette più e incalzò battaglia con uno scatto ferino verso lo strano LivelloB, il quale non seppe schivare bene il colpo, sorpreso dalla grande agilità della cacciatrice, la quale gli procurò un pungo taglio sull’addome. Lui balzò indietro e sollevò l’acqua bollente scagliandogliela addosso: era molto più calda e parti del corpo già provate dal calore normale, ne rimasero ustionate.
«La crudeltà umana non ha limiti! La vostra crudeltà!»
La cacciatrice gemette dal dolore, ma sfondò quel muro d’acqua per scagliarsi sul nemico e fingendo di volergli assestare un pugno in faccia lo costrinse ad abbassarsi, dato che era spalle al muro, e con la sinistra riuscì a trapassargli l’occhio destro con la lama.
Il vampiro urlò dal dolore ed il pugnale rimase intriso di una specie di gelatina viscida.
Lui le fece uno sgambetto, ma era troppo lento e prevedibile, Luce lo evito con un lieve salto in alto e ricadette su di lui infilzandolo alla spalla sinistra, avendo ripassato il pugnale nella mano destra.
Per il vampiro non ci fu altra via d’uscita che l’acqua e in essa si gettò, macchiandola di rosso, riempiendo la piccola caverna d’un urlo stridulo e lacero.
«La vendicherò, giuro che la vendicherò!»
Si stava per gettare ma come un fulmine il pensiero della pietra rossa la attirò, era quella la sua missione...la sua missione...
«La mia missione.»
Il corpo, con i muscoli tesi, era teso verso l’acqua che turbinava veloce verso l’imbocco sotterraneo, ma la testa e gli occhi erano attratti da quella pietra.
«Non posso abbandonare la missione... io devo seguirla, devo compierla... devo...»
Ma allora cosa c’era di diverso fra lei e quei cacciatori? Niente.
Sfiorò la pietra con le dita, ne sentì il calore ed in corpo percepì ancora il dolore provato nel vedere quella bellissima ragazza morta, mentre una voce interna le chiedeva insistentemente.
«In cosa sei diversa? Cosa ti differenzia dagli hunter? Hai mai smesso di essere una cacciatrice... cacciatrice dagli occhi rossi!?!?»
Sobbalzò indietro e ritrasse la mano dall’oggetto della sua missione, era evidente che non poteva seguire entrambe le missioni, entrambi gli scopi.

«Non arriva.»
Koichi parlava e Rudy si accodò.
«Cosa possiamo fare? Seguirla?»
«No. Credo sia morta e la nostra missione incombe.»
Rudy guardò meravigliato Lou che parlava con parole troppo aspre mentre ritirava i tubicini dall’acqua.
«Sei troppo duro...»
Koichi fermò Rudy irrompendo nelle sue parole.
«No, è giusto. Siamo cacciatori, siamo membri della Vampire Hunter, queste cose non ci competono. Non sappiamo se è una pietra rara quindi dobbiamo cercarla al più presto.»
«Koichi...»
Rudy seguì con lo sguardo il compagno alzarsi da terra e allontanarsi dalla pozza d’acqua.
«...Lou...»
Seguì anche lo spostarsi dell’altro compagno di squadra, che, con l’aiuto di Koichi, si risistemava i tubicini per il lanciafiamme e le parole di quest’ultimo gli echeggiarono in mente sempre più tonanti.
«Siamo cacciatori, siamo membri della Vampire Hunter. Siamo cacciatori, siamo membri della Vampire Hunter. Siamo cacciatori, siamo membri della Vampire Hunter. Siamo cacciatori, siamo membri della Vampire Hunter...»
«Ma...»
Disse, infine, alzandosi da terra.
«Siamo anche una squadra.»
I due rimasero inetti ascoltando quelle parole e Rudy incalzò.
«Ricordate come ci siamo formati? Ricordate perché ci siamo uniti!? Ricordate qualcosa di voi stessi!?!»
Koichi, intento nell’aggiustare il lanciafiamme di Lou si pietrificò.
«Ci siamo formati, ci siamo uniti...perché eravamo persone prima che automi! Luce me lo ha ricordato prima, fuori da questa maledetta dolina! E avete visto il suo sguardo quando ha capito che eravamo un gruppo? La sua ammirazione! Non era rivolta alla nostra abilità ma perché ogni individuo di questo trio può dire di non essere solo, di far parte di qualcosa! Non l’avete capito!? Lei si sente sola... sola... e crede, probabilmente, che il mondo non le voglia tendere le mani, ebbene io non voglio dar credito a questa verità perché non sono come gli altri! Voi non siete come gli altri! Io non voglio farla sentire sola. Avremo anche ideali diversi ma siamo uomini e gli uomini per sopravvivere non possono rinchiudersi nei propri luridi loculi vitali! L’uomo ha bisogno della mano dell’altro per sopravvivere, ha bisogno di sapere che al di la dell’oscurità ci sia una mano pronta a farlo riemergere dalle tenebre.»
Li osservò, i loro sguardi erano colmi di tristezza e commozione, persino Koichi stava cedendo.
«Io voglio tendere una mano alla sofferenza di chi, come noi, ha provato la dura macchina da guerra della Vampire Hunter e se è rimasta in voi un po’ di quell’umanità che conobbi nei giorni duri dell’addestramento, sono certo, la tenderete anche voi.»
Detto ciò non volle vedere altro e si girò sedendosi in ginocchio sull’orlo della pozza scura, immergendovi nell’acqua il braccio, con la mano tesa ad afferrare lei: Luce Dany, la cacciatrice dagli occhi rossi; e presto altre due braccia squarciarono le acque e tutti e tre tornarono ad illuminare la superficie con le luci dei loro giubbini, finché ognuno trovò qualcosa da tirare su.
Rudy avvolse la mano della cacciatrice, le parve bollente; le altre due mani le strinsero le spalle e l’aiutarono ad emergere dall’acqua, furono così felici di rivederla che non si accorsero nemmeno che la biancheria si era sfilata dal suo corpo a causa dell’acqua troppo calda.

Luce tossiva l’acqua che aveva ingerito, il ventre si comprimeva sempre più forte esausto e le sue gambe esauste non le consentirono di alzarsi, ma fu felice di vedere il volto dei tre cacciatori, rimasti lì ad aspettarla, nonostante il suo lungo ritardo che aveva portato nelle ore del meriggio d’oro.
Non le chiesero subito informazioni, ma con gentilezza l’aiutarono a rivestirsi e nonostante avessero tutto sotto gli occhi, non fecero alcuna battuta né tentarono di allungare le mani sul corpo bollente di Luce, privatissimo per quello sforzo.
«Non ce l’ho fatta.»
Furono le prime e uniche parole, poi si addormentò ed i tre rimasero di guardia prolungando ancora la loro missione. Chiacchierarono poco, anche per non disturbare il sonno ristoratore di Luce.

Questo non durò molto, circa un’oretta e con fare ancora confusionale aprì a più riprese le palpebre riacquisendo, con fatica il ricordo di tutti gli eventi, fu Rudy, come sempre, a parlare per prima.
«Ti sei ripresa in fretta. Allora è vero quel che si dice di te, che sei... immortale.»
Lei sorrise stanca ma felice nell’udire quelle parole e quasi autonomamente rispose.
«Io vivrò finché non avrò compiuto la mia vendetta...»
«Ma davvero?»
Aggiunse Rudy scherzoso, poi, insieme a Koichi la aiutò a sollevarsi e per i primi secondo il terreno le sembrò lontanissimo.
«Cosa ti è accaduto, mentre eri laggiù, in quegli abissi profondi?»
Azzardò a domandare Koichi e Luce guardando un punto non definito in alto, nel buio, iniziò a ricordare e la prima parola che le cadde sulle labbra ancora un po’ umide e arrossate fu: «Anuhea...»
«Chi?»
La voce squillante di Lou quasi trafisse l’udito di Luce, ancora provato dall’acqua e dopo avergli fatto cenno di parlare con un tono più basso delucidò subito ogni dubbio.
«La ragazza che abbiamo trovato là fuori si chiama Anuhea...è una ragazza del posto. Un vampiro molto timido di questa zona, chiamato Uomo-pesce dai locali, l’aveva osservata sin da quando, alla tenera età di dodici anni, venne sul pendio giocando con la mamma e da allora lui iniziò a scrutarla di nascosto covando un irrefrenabile desiderio di morderla, poiché il suo giovane e puro sangue profumava come i migliori fiori delle Hawaii, mischiati alla brezza marina; ma non voleva morderla perché sapeva che non si sarebbe saputo fermare e l’avrebbe uccisa, così per lunghi anni si accontentò di vederla giocare per il villaggio e si fece bastare il suo tenue profumo sparso nel vento. Lui l’amava e la desiderava ogni giorno sempre di più, nonostante la differenza enorme di età, cosa che per noi umani sarebbe definita come “pedofilia” e condannata, per un vampiro questo non conta, per un vampiro il tempo non esiste e benché lui avesse sessant’anni e lei appena dodici (al tempo in cui la vide per la prima volta) lui l’amò.
Anuhea crebbe ed il suo corpo divenne ogni giorno più bello, ogni giorno più formoso, il suo sorriso splendeva sotto il sole ed i suoi capelli lasciavano nell’aria quel profumo che lui amava e a cui ormai non seppe più resistere.
Lei giunse quindi all’età dei ventisette anni quando il vampiro credette di potersi fare avanti, la vedeva bella e gentile, la credeva una persona capace di vedere oltre le apparenze, oltre l’aspetto fisico e credendo ciò sperava che il suo aspetto orripilante che lo faceva rassomigliare più ad un pesce che ad un uomo, passasse in secondo piano e vedesse l’ardente amore che covava per lei.
Ma la vita reale non è una favola e lei si spaventò, urlò terrorizzata fuggendo via; ma lui non demorse e continuò a provare un approccio con lei, sperando che capisse le sue buone intenzioni...finché non chiamò aiuto e lui fu quasi ferito a morte da colui che era il suo amico d’infanzia, così si ritirò nella dolina, nella sua grotta, nel suo stagno sotterraneo e non morì, fortunatamente o sfortunatamente la ferita non aveva colto il cuore e rinvigorito da nuove speranze tornò in superficie tormentato dal desiderio di averla; ma la luce del giorno, a volte, è più crudele delle tenebre e fu sotto i raggi solari che la vide baciarsi con colui che l’aveva ferito, un bacio non sciocco, un bacio passionale ed una promessa sussurrata all’orecchio di Anuhea volò allo sviluppato udito del vampiro: “Domani sarà la nostra notte, sarà tutto perfetto. Incontriamoci a cento passi dalla pietra a forma di caprone.”. La bacio per un’ultima volta e andò via, lasciandola sola alla luce lunare, dove il vampiro poté contemplarla ancora per ore, perché lei era troppo emozionata per andarsene, per comandare alle gambe di reggerla e quando andò via lui tornò nella sua tana passando ore a pensare a come la desiderava, a come voleva possederla a come solo lui, lui e nessun’altro doveva amarla perché lui l’amava realmente e solo per quel suo aspetto così tragico, dovuto ad un passato che non fu rivelato, non poteva godere degli stessi piaceri di quel bel giovane che le promise una notte d’amore, la prima notte d’amore.
Intrappolato nel vortice incandescente della passione impazzì e pianificò il suo delitto.
La luna era assente quella notte e molte nuvole otturavano lo splendore delle stelle, il ragazzo stava dirigendosi al luogo prima dell’orario stabilito, per spargere a terra fiori e accedere candele profumate, ma gli fu teso un agguato terribile. Il vampiro lo dissanguò, ma, nonostante la sete, non volle bere il suo sangue, preferì che la terra si nutrisse di questo, poi lo scuoiò e da folle si vestì con parti della sua pelle, anche quella che ricopriva il cranio venne utilizzata per rendere folta la testa lucida e calva che aveva.
Spense le candele e quando Anuhea arrivò vide solo un profilo umano ed i lunghi capelli dell’amato, era troppo scuro per poter riconoscere la pelle squamosa del vampiro o i tratti del viso. Ella avanzò, seppur a tre, quattro metri, un dubbio la colse e chiese l’identità della persona.
Il vampiro non rispose, sapeva che la voce sua era molto diversa... ed ella avanzò ancora, finché lui con un balzo da predatore le si avventò. Tentò di ribellarsi e urlò di terrore e sconcerto quando vide che la pelle che copriva la fronte di quell’essere squamoso era solo vecchia pelle riutilizzata. Lui la sbatté sulla roccia su cui la trovammo, così forte da spezzarle la schiena, le divaricò le gambe, e curvatosi su di lei con le stessa flessibilità d’un pesce la possedete in entrambi i modi.»

I tre erano sconcertati dalla storia che Luce stava narrando loro, mentre lei aveva gli occhi gonfi di pianto.
«Come hai saputo tutto ciò?»
Chiese Lou e Luce gli raccontò tutto fino alla cruciale scelta che fece restare i cacciatori con il fiato sospeso, consci di aver avuto anche loro una prova molto simile.
«L’ho inseguito.»
I tre non emisero alcun suono o respiro, poiché non sapevano se era realmente la cosa giusta da fare.
«Non era forte, ma riusciva a manipolare l’acqua ed il suo calore e le correnti d’acqua bollente erano tremende. Mi procurai molte ustioni, molte delle quali potete ben vederle, ma non mollai e lo inseguii fino ad un condotto stretto dove la corrente si faceva più ripida e risucchiava tutto. Lì lo affrontai, lui tentava di imboccare quell’uscita ed io tentavo di tenerlo a distanza. Non fu facile, alcuni graffi che riporto sulle braccia e sul collo ne sono la prova. Lui era nudo e...anch’io lo ero, così provò più volte a riprovare quello stesso piacere che provò con Anuhea, ma fui abile a impedirglielo, anzi, feci in modo che non potesse più far nulla.
Stremato dalla battaglia e ferito gravemente lo ricondussi, con il pochissimo fiato rimastomi, lì dove avevo lasciato la pietra, ma il terreno della caverna era bagnato e la pietra scomparsa... intuii che un’onda aveva assalito quella parte ed aveva trascinato l’oggetto. Scagliai il vampiro sul suolo duro, ripresi fiato e di sua spontanea volontà mi raccontò la storia, poi mi implorò di ucciderlo e così feci.»

Tutti si presero qualche minuto per pensare a tutta quella storia incredibile, poi Koichi, scherzando disse: «Ora dovremo ricominciare a scavare!»; e dando un pugno al muro dietro di loro fece smuovere alcuni sassi che caddero sulle loro teste generando una serie di piccoli insulti e invettive, finché un ultimo sasso, di un colore rosso acceso e caldo, piombò sulla testa di Luce per poi rimbalzarle sulle mani.
«La pietra rosso sangue!»
Dissero tutti e tre all’unisono e, rinvigoriti dall’entusiasmo corsero via dalla dolina, passarono anche accanto al luogo del delitto, ma lì era già giunta la polizia locale e l’ambulanza stava rimuovendo il corpo; forse non era stato un male il lasciarla lì, poiché era giusto che l’amato fosse lì accanto a lei, sulla barella ad accarezzarle la fronte e darle un bacio d’addio.
I cacciatori non si fecero notare e sgattaiolarono via verso la dimora del vecchio demonio, stanchi ma felici, con le mani congiunte l’una sull’altra a formare una coppa, reggevano la pietra adagiata su di una fazzoletto, in attesa che, dopo aver bussato alla porta, il vecchio aprisse per congratularsi con loro.

Speranza alquanto vana, data la sua fama da burbero.
 
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LR-Fir
view post Posted on 19/8/2013, 13:59




STORIA
Una sola Lacrima! la voce del vecchio risuona quando i cacciatori percorrono il sentiero che conduce alla capanna con annessa fucina. Nell'aria è presente l'odore acre del fumo, segno che la fornace è accesa.
Siete in quattro e avete portato solo una Lacrima... se ne sta sulla porta stringendo il suo bastone nero con la pietra rosso sangue tra i denti di quella testa scheletrica scolpita. Ora è più chiara la natura di quella gemma misteriosa dato che i riflessi che manda sono molto simili a quelli della pietra che hanno trovato i cacciatori arrivati dal Giappone.
Signore è stato complicato... Rudy comincia a scusarsi ma viene interrotto con un brusco Silenzio! Non osate parlare...Non è finita per voi. Con quella pietra posso solamente portare un'arma ad essere veramente eccelsa. li guarda uno ad uno studiando i loro sguardi e il loro portamento. Nel mentre si muove verso l'entrata della fucina e sulla soglia favella Mi serve la vita, la scintilla per infondere l'arma. Di una sola persona dovrà essere il sangue...e dovrà essere tutto. Quel sasso è inutile senza qualcosa che vi infonda vita. I tre del trio sgranano gli occhi esterrefatti.
Vorresti dire che dobbiamo dissanguare uno di noi per ottenere un'arma forte? Tu sei pazzo! Koichi, che sembrava il più padrone di se stesso fino a prima, esplode avanzando di un passo come per tenere gli altri due del suo gruppo e Luce al sicuro facendo da scudo.
Ho forse detto che sarebbe stato piacevole per voi? Siete venuti qui per il potere...non lamentatevi come ragazzine. detto ciò scocca un'occhiata a Luce cercando in lei qualcosa tuttavia solo una smorfia delle labbra sottili traspare oltre agli occhi crudeli.

Le parole del Diavolo Barbuto sono troppo serie perché si tratti di uno scherzo e tutti nello spiazzo davanti alla capanna sembrano averlo capito.
Alla scomparsa del vecchio, il silenzio pesa come un macigno sulle teste dei cacciatori. Cosa avrebbe fatto, Luce, ora? La sua sete di potere avrebbe sopraffatto tutto ciò che di umano oppure avrebbe resistito all'impulso, proprio ora che l'avere un arma degna di un cacciatore leggendario è alla sa portata?


E' una prova che come pg non vorrei mai affrontare ma era nei piani una cosa del genere, anche se in modo un po' diverso. Comunque...
Koichi Lv 33
Lou Lv 26
Rudy Lv 28


Non mi resta che augurarti buona fortuna...ne avrai bisogno.


Edited by LR-Fir - 19/8/2013, 15:26
 
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LuCe-90
view post Posted on 19/8/2013, 18:34




Sei stato molto crudele e per questo mi hai costretto a fare questo post.


Erano arrivati davanti la casa del vecchio non più come un trio ed un’abusiva, ma come un quartetto formatosi da un viaggio con alti e bassi ed era quello il modo in cui le persone si legano, col tempo, con le avventure e disavventure, con i litigi, le risate, gli intoppi e i momenti di piacere; Luce non li vedeva più come tre cacciatori e poteva solo immaginare lontanamente cosa avessero passato negli anni che si lasciavano alle spalle.
La mattina splendeva ed in mano avevano la pietra rosso sangue, ma ancor di più, in quelle mani unite c’era un’intesa speciale, forse, addirittura amicizia.

Il vecchio aprì la porta e la sua espressione, quando vide che avevano riportato una sola pietra, era l’opposto della loro.
«Siete in quattro e avete portato solo una Lacrima...»
Gli avventurieri si scambiarono qualche sguardo, come per parlare solo con quello, tanto che c’era intesa. Il dialogo andò pressappoco così.
«Ma non aveva detto di portarne almeno una?»
Disse Lou abbassando gli angoli della bocca e muovendo lievemente il capo da sotto a sopra; e Rudy avvicinando le sopracciglia e scuotendo il capo rispose.
«Non mi ricordo le parole esatte... tu Koichi?»
«Sì, ha detto che ne bastava una. Questo vecchio bastardo cerca di fregarci.»
Luce scosse la testa e poi la ondulò da destra a sinistra.
«Sì... ma, ha detto almeno una.»
Subito Rudy alzò poco la testa mandando gli occhi al cielo, stringendo forte le labbra.
«Porca puttana!»
Lou, invece, l’abbassò sconsolato.
«Abbiamo fallito.»
Ma subito Koichi scambiò uno sguardo a tutti, in modo fiero e deciso.
«Tranquilli ragazzi, ancora non ci ha detto che è stato inutile, aspettiamo il risultato.»
«Pienamente d’accordo con lui.»
Terminò la cacciatrice annuendo, poi tutti voltarono lo sguardo verso il vecchio e solo Rudy seppe intervenire e concretizzare in parole ciò che tutti stavano pensando.
«Signore è stato complicato...»
Ma subito venne zittito dalla ferocia della voce del Diavolo.
«Silenzio! Non osate parlare...Non è finita per voi. Con quella pietra posso solamente portare un'arma ad essere veramente eccelsa. Mi serve la vita, la scintilla per infondere l'arma. Di una sola persona dovrà essere il sangue...e dovrà essere tutto. Quel sasso è inutile senza qualcosa che vi infonda vita.»
Luce ci rimase di sasso e lasciò la presa alla pietra, guardando quell’uomo. Avrebbe potuto ucciderlo almeno in venti modi diversi con quella pietra e minacciarlo di fargli un’arma come si deve, senza cacciare altre scuse.
Non ci credeva alla storia del sangue e, fra l’altro, era una proposta improponibile! Se ne avessero portato due allora due di loro sarebbero morti? E poi lei da sola doveva avere tre armi nuove: i guanti, il pugnale e lo spadone! Era una vera fregatura. Fece per avvicinarsi a quel fabbro ma Koichi si pose innanzi al gruppo, per proteggerlo.
«Vorresti dire che dobbiamo dissanguare uno di noi per ottenere un'arma forte? Tu sei pazzo!»
<i>«Ho forse detto che sarebbe stato piacevole per voi? Siete venuti qui per il potere...non lamentatevi come ragazzine.»

Detto ciò con la sua solita verve, scrutò Luce, la quale lo stava odiando vivamente con i suoi particolari occhi e sperava che ne ricevesse il taglio che voleva dargli, poi sorrise appena ed andò via. Perché quella risata? Il discorso sul potere ricadeva, forse, su di lei?
No... non avrebbe mai ucciso uno di loro.
Il suono della porta che si chiudeva emise lo stesso tonfo che sentirono tutti e quattro, una decisione greve sul loro spirito e sulla loro mente si stava abbattendo come uno tsunami e per lunghi secondi, accompagnati dal richiamo dei gabbiani in volo, lo sguardo rimase basso, assente...
Rudy fu il primo a parlare.
«Beh, poco male. Ci siamo comunque divertiti.»
Lou alzò la testa verso il compagno; aveva un sorriso sincero.
«E’ vero. Poi io non volevo nulla da lui, quindi può anche morire nella sua fornace.»
Koichi lo prega di abbassare la voce e invita il gruppo ad allontanarsi. Una volta lontani dalla casetta, parlò a Luce, ma in presenza di tutti gli altri.
«Sei tu quella che voleva più cose, giusto? Mi dispiace che tutto quello sforzo sia stato vano.»
Lei restò con la bocca semiaperta, lo sguardo triste volto in direzione di quella casetta che non si vedeva più, ma solo il fumo continuava a innalzarsi nel cielo.
Aveva perso ancora. La sua tenacia e la sua fermezza non erano bastati, non quella volta. Se solo fosse stata una patita di armi da fuoco Michael era il migliore... ma a lei piaceva la spada, le dava un senso di concretezza, non per niente la sua vecchia pistola chiamata “Speranza” la utilizzava solo in caso di estrema difficoltà. Le sembrava troppo facile premere il grilletto e uccidere, voleva confrontarsi non solo psicologicamente, ma anche fisicamente con i nemici, dimostrando come poteva essere all’altezza! E quante volte cel’aveva fatta, quanti cuori aveva trafitto, quante teste erano saltate, quante volte nei vicoli bui si era sentita accerchiata da centinaia di occhi rossi desiderosi del suo sangue e quante altre volte i suoi occhi avevano intimorito i nemici: quella condizione fisica di tormento e vantaggio. Eppure... non erano bastate tutte quelle volte per renderla una vincente, perché nella vita non conta solamente il talento, l’intuizione, la caparbietà e lo spirito, ma c’è qualcosa di più grande, di più gigantesco che regola vita e morte dell’Universo intero: la Fortuna!
Quel fumo che si dissolveva nell’aria, se tentava di salire troppo in alto, era una metafora schiacciante della vita della cacciatrice, sempre intenta a superare i limiti e sempre smorzata, tagliata, spazzata via da cose più grandi di lei.
Abbassò il capo scuotendolo e tutti sentirono i suoi pensieri, una nota bassa e oscura; tutti tacquero e iniziarono la lenta discesa.

Ad una delle numerose pause, Rudy parlò sottovoce a Koichi.
«Non ha detto una parola da quando siamo partiti.»
«Non posso biasimare il suo comportamento.»
Disse Koichi mentre si stendeva sotto un albero e Rudy si accovacciò accanto a lui.
«Perché?»
«Noi non abbiamo fatto altro che rimanere seduti, poi con una gomitata sulla parete rocciosa ci è cascata in mano la pietra. Lei, invece, chissà cos’ha passato laggiù. Inoltre, sappiamo bene quanto sia difficile rendere la difficoltà di certi momenti da cacciatore, in parole.»
Rudy non poté che annuire e sedersi con le gambe incrociate, guardando la figura di Luce, seduta su di un tronco disteso a terra, con i capelli che le scendevano il viso inclinato e le mani sulla faccia.
Lou, si era allontanato un momento e per alcune ore non accadde nulla: Koichi si addormentò sotto l’ombra fresca dell’albero, Rudy si era messo a guardare il panorama da sopra quest’ultimo e Luce era distesa su un fianco, con le spalle ai due cacciatori, i quali ignoravano se fosse desta o dormiente.
Dall’alto Rudy vide Lou che si era approssimato ad un fiume e tentava di pescare con una canna da pesca rudimentale, per un momento ebbe l’istinto di portarsi le dita in bocca e fischiare, ma si ricordò dei due compagni che dormivano, così scese lentamente e scappò verso il fiume; non ce la faceva più a stare in quell’aria tesa, doveva svagarsi, proprio come faceva Lou, poiché, se non aveva raggiunto la sua missione, almeno doveva godersi il territorio!
«Ehi Lou! Si pesca bene?
Disse quando gli era alle spalle ed il cacciatore-pescatore, come se avesse intuito l’arrivo del compagno, rispose con serenità.
<b>«Abbastanza! Il fiume è ricco, ma la canna da pesca non è delle migliori.»

Rudy rise guardando quel ramo d’albero su cui era attorcigliato un filo trasparente (parte integrante del loro kit da viaggio).
«Forse dipende dall’esca, cosa hai messo?»
Lou alzò la canna e dall’amo emerse un tramezzino al prosciutto; alla vista di ciò Rudy scoppiò a ridere.
«Sei sempre il solito tonto! Credi che ai pesci interessi quel coso?»
«Invece è buonissimo, l’altra metà l’ho mangiata io! E’ anche farcito con un filo di maionese e foglie di lattuga.»
Il compagno rise ancora di più, tanto che si approssimò al bordo del fiume e cadde nell’acqua, scatenando una forte ilarità anche in Lou.
«Ahahah! Che scemo!»
La corda iniziò a tirare e Lou si fece serio, tentando di portare a galla quell’enorme pesce.
«Ti prenderò bastardo! Oggi voglio una bella grigliata di pesce fresco e tu sarai la mia preda!»
Dovette alzarsi e puntare i piedi a terra, per cercare di non mollare, chi aveva preso doveva essere molto forte, così tanto che le scarpe iniziarono a strisciare sull’erbetta umida della riva e poi... il pesce diede una spinta decisa e forte e Lou capitolò nelle acque gelide del fiume.
Ormai zuppo d’acqua sentì una risata alle sue spalle: Rudy!
«Sei proprio scemo! Qui non possono esserci pesci così grossi!»
«Aaaah! Basta! Ora ti prendo!»
Disse Lou brandendo la sua canna da pesca improvvisata.
«Sì, pescami! Sampei dei poveri!»
Dopo una sonora e vibrante pernacchia iniziò a scappare guadando il fiume a grosse falcate, inseguito da Lou che tentava veramente di acchiapparlo con l’amo da pesca!
Attraversò una curva a gomito, l’inseguito, che era oscurata da un gruppo di alberi folti e quando l’inseguitore la superò si meravigliò di non trovare alcuna traccia dell’amico.
«Sì, bravo, nasconditi! Nasconditi come un topo, perché non sei altro che un topolino pauroso! Come faceva quella canzone... Topolin, Topolin, viva Rudy il Topolin! Solo tu...
Rudy il topo!
Puoi fuggir...
Rudy il topo!
Perché sei codardo e non mi affronti maaaai!
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Un ramo sulla testa di Lou si mosse appena e mentre cantava a squarciagola ballando nell’acqua del fiume, Rudy si gettò sulle sue spalle e gli afferrò i capelli come fossero briglie.
Ah Ah! Ecco il topo che cavalca l’aitante leone del mondo di Oz!»
Lou si dimenava, ma più lo faceva più il dolore aumentava.
Restarono a giocare e scherzare fino all’approssimarsi del tramonto, dopodiché Lou lasciò a Rudy il compito di pescare per avere una degna cena (la decisione era stata presa a morra cinese) e si avviò verso il loro accampamento trotterellando, contento, finalmente, di riposare un po’, dopo essersi sfiancato a “combattere” con Rudy.
Arrivato, non trovò né Luce, né Koichi e con un sorrisetto malizioso si sdraiò di pancia vicino a dove avevano preparato la montagnetta di legni per il fuoco.
«Vecchio lupo d’un Koichi! Beh, d’altronde... è un modo per farle passare il broncio.»
Ridacchiò chiudendo gli occhi, per poi esalare un bel respiro che avrebbe anticipato un bel sonno ristoratore, che sarebbe durato fino all’arrivo dei compagni, ma un lieve, lievissimo odore lo fece destare; gli occhi si voltarono subito nella direzione da cui proveniva e vide una striscia rossa di alcune gocce di sangue.
Andò per gridare aiuto, ma un ombra lo sorprese alle spalle.

Passarono circa cinquanta minuti, quando Rudy tornò con il bottino dei pesci in spalla, già canzonando l’amico che aveva tentato invano.
«Ehi Lou! Guarda quanti ne ho presi! Sei proprio un incapa...»
Smorzò la frase vedendo che non c’era nessuno al campo. Gridò i nomi di tutti, in varie direzioni, ma nessuna risposta gli giunse, allora si strinse nelle spalle e si preoccupò di accendere il fuoco.
«Se non tornano almeno potrò papparmeli tutti.»
Pensò ironicamente, ma dentro qualcosa lo turbava molto, qualcosa che non riusciva a smorzare neanche con il sarcasmo.
Iniziò a cuocere e mentre stava mette un pesce sulla griglia, questo gli scivolò di mano cadendo nell’erba, intanto altri già cuocevano ed il loro buon odore permeava tutta l’aria; quando raccolse il pesce caduto notò qualcosa: una chiazza di sangue raggrumato. Fu allora che il viso si incupì e voltatosi velocemente vide un’ombra vicino al alcuni alberi immobilizzarsi appena i suoi occhi la notarono.
Il bagliore del fuoco illuminò da sotto il corpo della cacciatrice dagli occhi rossi: aveva degli occhi terrificanti, il vestito sporco di sangue e con la sinistra reggeva dai capelli, la testa di Lou.
«Oh cazzo! Chi è stato!? Siete stati aggrediti?»
Luce avanzò gettando la testa ai piedi del cacciatore, il quale trasalì nel vedere l’espressione di stupore e terrore su quel viso ormai da lasciare alla terra e ai vermi.
«Mi dispiace Rudy. Mi dispiace davvero tanto. Siamo stati aggrediti.»
L’hunter sbiancò e corse verso Luce strattonandola. Il suo corpo era pieno di graffi, lividi, segni di uno scontro feroce e all’ultimo sangue.
Tentò di guardarla negli occhi ma lei discostò lo sguardo, poi Rudy, si lasciò andare ad un grido di disperazione e ferocia. Corse verso il suo zaino per prendere le armi, ma la flebile e dolce voce di Luce irruppe nei suoi gesti.
«Non serve. E’ tutto finito.»
«Cos’è finito? Devo vendicare i miei compagni!»
Luce scosse il capo sentendo quelle parole.
«Ho ucciso tutti. Non c'è nessuno da vendicare.»
«Hai ucciso gli aggressori? Saranno stati quei bastardi dei vampiri! Sono sempre loro, sempre, sempre loro!»
Urlò ancora disperato pugnalando il terreno che aveva sotto di se, come se fosse il petto del fabbro.
«R-Rudy... non... non fare così... non devi... »
Si avvicinò ma lui, istintivamente, mosse il pugnale contro di lei e le fece un taglio sull’addome.
Luce si portò lentamente una mano sulla ferita, mentre Rudy alzava gli occhi sconvolti e già profondamente dispiaciuti, verso di lei che percepì il sangue uscire piano da lei.
«Luce, mi dispiace! Non volevo, non volevo!»
Scoppiò in lacrime abbracciandola, ma le braccia di lei rimasero appese alle spalle, prive di forza, ed il suo sguardo era perso verso un mondo interiore, verso qualcosa di micidiale.
Rudy aveva lasciato il pugnale per abbracciarla, lei lo sfilò piano e muovendosi come se volesse contraccambiarlo... piantò il pugnale sul suo cuore.
Lui sgranò gli occhi, incredulo a quel gesto.
Fece qualche passo indietro; dalla sua espressione sembrava che stava guardando un terribile demone e la indicava come un giudice indica il colpevole.
Luce si avvicinò di corsa a Rudy, prima che perdesse le forza, lo strinse forte a se e lo baciò accarezzandogli la testa, lo baciò spingendo il suo corpo sulla corteggia ruvida, ma che, ormai, per lui non lo era più, perché la sensibilità lo stava abbandonando.
«La notte e` così tersa,
qui forse anche morire non fa male»

Sussurrandogli queste parole, accompagnò il suo corpo fino a terra e vi pianse sopra.

Cosa accadde, chi fu il colpevole non è dato saperlo a chi legge questi periodi di altri periodi e di verbi, soggetti e congiunzioni.
Sappiate solo che con fare lesto e anima ferita, Luce corse per i boschi, spedita come un cavallo ed alla porta del Diavolo bussò forte.

La vita non è come sembra, è una coperta tessuta con tante illusioni.
 
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LR-Fir
view post Posted on 16/10/2013, 13:10




STORIA
Ero certo che saresti stata tu. Hai qualcosa negli occhi...oltre a quel colore strano. Il vecchio apre la porta senza neanche controllare che fosse davvero Luce a bussare. La porta è lasciata aperta mentre quel cacciatore leggendario le da le spalle per andare a rimestare una pentola sul fuoco del camino. Dentro vi è una zuppa calda, che considerando il clima tropicale sembra fuori luogo.
Togliti le armi e il resto di dosso, poggiali nell'angolo della stanza. Domani acconsentirò alle tue richieste ma ti avverto: solo un'arma prevarrà sulle altre, per il resto, posso solo cercare di salvare il salvabile. chissà che ha in mente quel vecchio. Sul retro c'è un tino vuoto. Vicino c'è un serbatoio di acqua calda. Datti una ripulita, poi ti medicherò. sebbene brusco sembra tenere alla presenza di Luce come se la considerasse una di famiglia, sentimento che si percepisce anche quando la medica. Il tono però non trasmette affetto anzi è brusco come un colpo di maglio sull'incudine: parole veloci, periodi brevi e categorici.

[…]

Ad attendere Luce c'è una cena spartana: zuppa di verdure calda con qualche pezzo di salsiccia dentro a darle sapore e delle uova sode come secondo. Da bere: acqua e del tè troppo forte perché una persona normale possa bere senza storcere un po' la bocca. C'è un silenzio quasi religioso in quel lasso di tempo, il vecchio non parla mai nemmeno se interpellato. Gli occhi d'acciaio del padrone di casa sono assorti e contemplano alternativamente il piatto e le armi di Luce così come ogni tanto si posano sulla ragazza.

Le candele vengono spente dopo circa un ora, il tempo per sistemare la cucina e qualche altra faccenda di casa e poi più niente.

L'attesa del mattino sembra interminabile.

Quando il sole sorge inizia a muoversi qualcosa nella casa. Luce è stata messa a dormire in una specie di spazio di servizio, poco distante dalla dispensa, con un giaciglio di paglia tenuto insieme da un lenzuolo spesso e grezzo. Chiaramente non ci sono molti ospiti a far visita al Diavolo Barbuto. La colazione rispecchia il luogo e la cena della sera prima, povera ma nutriente. Un liquido giallo chiaro, probabilmente zabaione, servito in una ciotola di metallo e pane abbrustolito sul fuoco.
Le armi della giovane già non ci sono più dato che il fabbro le ha portate nella fucina che è rimasta attiva per tutta la notte. Presto il martellare di metallo su metallo riempie l'aria e tutto sembra tacere per fare spazio a quel suono ritmico e ipnotico.

Quando Luce va a vedere cosa sta facendo il Diavolo lo trova a modellare un grosso blocco di metallo, troppo grande per essere usato con un'arma normale. Ne ricava tre sbarre cospargendo le giunture con una polvere rosso scuro.
Il lavoro è impegnativo ma il martellare del vecchio fabbro non perde mai potenza e quelle braccia, che ad una prima occhiata potevano sembrare sottili, rivelano dei muscoli granitici e ben gonfi. Preso da quell'attività il cacciatore sembra addirittura più giovane.
Poco lontano, su un tavolo, c'è la pietra rossa portata da Luce e quelli del Trio Nero. Le dimensioni sono diminuite rispetto a prima e il piccolo martello e lo scalpello adagiati scompostamente fanno dedurre la lavorazione effettuata, così come il pestello di pietra lasciato nel mortaio.

Passano le ore e delle tre sbarre non c'è più traccia. Esse sono state intrecciate con un lavoro di impeccabile perizia, ripiegate tre volte su se stesse e quindi la massa ottenuta è stata allungata nuovamente. Da questa sono state divise con un cuneo tre piccole parti lasciando la grandissima parte del metallo a raffreddare. Il sudore imperla la faccia sporca di fuliggine del Diavolo ma la stanchezza è oscurata dalla soddisfazione. Ogni pezzo di metallo viene lasciato a riposare sul suo letto di braci in modo che rimanesse sempre caldo.

I due giorni successivi comprendono attività del tutto similari e Luce viene autorizzata ad osservare il lavoro, formalmente, dal vecchio. Che voglia trasmettere qualcosa di se a Luce, non solo la sete di potere ma una conoscenza misteriosa?
A metà del terzo giorno la forma dello spadone è tornata perfettamente riconoscibile e la tempra della lama si svolge niente meno che nel sangue, misto a qualche altro liquido, di Koichi.
Il buio della fucina si illumina di una luce rossa alquanto sinistra emanata dalle sottili venature che la polvere rossa ha generato nel metallo, un meraviglioso arabesco che conferirà il potere all'arma...Le rifiniture procedono spedite con limature, carteggiature a diverse grane e una affilatura che pare interminabile.

Il sole è calato da un paio d'ore quando il vecchio smette di lavorare e la cena è stranamente ancor più silenziosa. LE altre armi sono già pressoché pronte, create nei tempi di attesa per il riscaldamento nella fucina dell'arma colossale richiesta da luce: un pugnale dalla forma classica di un “tanto” e dei guanti artigliati dal sapore demoniaco, dopo tutto sono stati creati dal diavolo.

L'ultimo giorno viene occupato dalle decorazioni. Viene fuso dell'oro da un lingotto e creati tre artigli ricurvi che vanno ad innestarsi nella parte dedicata al pomolo, la lama viene cesellata con una figura di un'aquila, il re del cielo, che regna su tutti gli altri uccelli. Non era stato richiesto ma il vecchio vuole augurare qualcosa a Luce con quel gesto, anche se non glielo va a dire esplicitamente. Dai rimasugli di pietra nasce una lucida gemma a forma di uovo in cui si intravedono chiaramente venature scure e più chiare, come nel bastone nero portato sempre dal Diavolo. Questa viene poi inserita tra gli artigli che con un mazzuolo di legno consumato vengono chiusi strettamente attorno alla gemma. L'impugnatura è l'ultima ad essere finita con una striscia di cuoio marrone scuro incollata ad un supporto di legno e quindi avvolta con strisce di cuoio fino a costituire un disegno a rombi per aumentare la presa sullo spadone colossale.

Quando è ormai sera, Luce viene mandata a letto con la promessa che l'indomani le sarebbero state consegnate le armi.

[…]

Il gallo canta all'alba come suo solito svegliando la cacciatrice dagli occhi rossi che scopre il Diavolo barbuto seduto al tavolo della cucina assorto con quell'espressione cupa che lo ha caratterizzato sempre. Tamburella con le dita sulla testa scheletrica del suo bastone nero.
Preparati. favella non appena la vede uscire dalla dispensa e, alzatosi esce dalla casa. Il senso d'attesa nell'aria è quasi afferrabile con le mani.
Fuori, sull'aia, le varie bestie del cacciatore scorrazzano ma non si avvicinano al tavolo montato su cavalletti che è stato approntato davanti alla fucina, come se evitassero quel punto. Il legno, coperto da un telo grezzo di iuta è tenuto fermo dallo spadone rifinito a puntino con un fodero, munito di tracolle e cinghie per indossarlo, di cuoio dello stesso colore e con impresso il motivo dell'aquila. Il tanto, nel suo saya laccato di nero, e i guanti artigliati sono proprio dietro l'arma più grande.
Questo è quel che hai chiesto. Questo è il potere che hai bramato dacché sei qui e per cui hai fatto dei sacrifici. il suo tono adesso è solenne e non più ruvido come una lima Possiederai lo spirito della caccia e da esso i tuoi nemici saranno annientati. Dentro questa lama c'è tutto quello che ti ha portato qui: scelte, dolore, pietà ed empietà, il sangue versato...Questa arma sei tu, Luce Dany La consegna in se no dura molto ma quei pochi istanti sono di un'importanza decisiva per il futuro di Luce.

Nel caso te lo chiedessi, le tue armi sono state usate per produrre le nuove armi. Solo le armi da taglio, la pistola no. ^^ (ne avevi una no?)
Comunque concludi con l'allontanamento e il ritorno alla scuola. e siamo apposto!!!!
 
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14 replies since 30/7/2012, 17:12   250 views
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