| Un sonno tormentato. Ecco cosa aspettava Kaoru in quel primo mattino, in cui voltandosi e rivoltandosi nel letto si sveglio' improvvisamente col fiatone piu' volte..e nell'ultima, dopo mezzogiorno, decise di alzarsi ed uscire furtivo dal proprio dormitorio, ancora in pieno giorno. Presi i primi vestiti, usci' di tutta fretta dalla stanza, e dopo una breve sistematina in bagno, comincio' ad allungare i propri passi lungo l'edificio vuoto ed ancora deserto. Tutti gli altri sembravano ancora immersi nel mondo dei sogni...
Sospiro'.
Indossava dei jeans blu scuro stretti, scarpe nere e bianche alte fin le caviglie, che chiudevano l'estremita' dei pantaloni...ed un'ennesima felpa col cappuccio, il quale nascondeva mezzo volto del ragazzo, compresi i suoi capelli blu che si sarebbero illuminati con i riflessi argentei..sotto a quel sole caldo che brillava senza alcuna nube in cielo.
Quando usci' dal Dormitorio Luna era appena passata l'una del pomeriggio. Le lezioni della Day Class erano finite, ed ora sarebbero cominciati gli eventuali corsi pomeridiani, comprensivi di club e lezioni speciali. Oltrepasso' i cancelli come se nulla fosse, cammino' perennemente col capo abbassato, di modo da non incontrare sguardi indiscreti ma soprattutto quei raggi solari fin troppo fastidiosi per i suoi occhi sensibili. Quella luce gli era insopportabile, e si auguro' vivamente di arrivare a destinazione il prima possibile.
E' da giorni che non vedo Christina...chissa' dov'e' finita.... All'improvviso scosse il capo. Perche' si era cosi' ossessionato a lei? Non faceva che pensare a quella ragazza dai capelli e dalla pelle cosi' candida...al loro primo incontro...a quella volta al Salone...e quando per caso si sono ritrovati faccia a faccia, in spiaggia.. C'era assolutamente qualcosa che lo attirava a quella ragazza. Ma non capiva cosa, con esattezza.
Stava di fatto che...forse...stava cominciando a piacergli.
Mah... Penso' scettico. Non deve affezionarsi a nessuno. Se l'era giurato. D'altronde sarebbe stato meglio cosi'. Lui era un dannato, e per dannati come lui non esistevano sentimenti cosi'.....da deboli.
Sbuffo', alzando per un attimo gli occhi alla scuola, verso cui si stava dirigendo.
E perche' allora stava per andare proprio li'? In quel posto dove qualcosa dentro di se' sembra esser cambiato? In quel Salone, pieno di strumenti musicali...in cui ogni anno si svolge quel ballo di scuola..l'unica occasione per la quale entrambe le Classi stanno insieme. Per una notte speciale...
Nel primo posto...in cui Christina l'ha portato. Ad ammirare i dipinti sul soffitto...le statue di marmo bianco e quelle rifiniture barocche dell'arredamento interno.
Allungo' la mano destra verso il grande portone di legno. Un cigolio lo accompagno' all'interno, seguito da un rumoroso tonfo. Senza esitare si diresse con passi lenti e misurati verso gli strumenti, e con esattezza verso il pianoforte coperto da un telo rosso. Rosso come il sangue. Rosso come il sangue che aveva bevuto e versato durante tutti quegli anni. Ogni passo echeggio' lungo la stanza, unico rumore del luogo, accompagnato dal canto allegro di uccelli all'esterno, appollaiati sulle grondaie o fra i rami degli alberi.
Con lentezza si tolse il cappuccio, e senza fermarsi alzo' gli occhi, ammirando ancora una volta quel dipinto immenso che copriva l'intero soffitto. Sorrise appena.
Sali' quei pochi scalini di legno lucido che finalmente lo condussero agli strumenti. Si sedette sul sedile di fronte al pianoforte. Gli giro' la testa, e per un attimo socchiuse gli occhi abbassando il capo. Forse era per la troppa luce, forse era per la fame..forse era per entrambi, o per qualcos'altro. Tolse il telo con malavoglia, lasciandolo cadere silenziosamente a terra.
Ed ecco che le mani affondarono di peso sulla tastiera, producendo una melodia tanto breve quanto confusa. Il busto si piego' in avanti, ed il ragazzo si chino'' verso il piano, quasi a cercare conforto a contatto con lo strumento. Poggio' la guancia sinistra sugli avambracci incrociati, mentre lunghi ciuffi blu gli nascosero il volto.
Un grosso e lungo sospiro gli gonfio' il petto, e piano chiuse gli occhi.
Che ci faccio qui... mugugno', tornando a far regnare il silenzio.
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